Alessandro Banti (Radio Incontro Pisa) ci racconta il suo Eurofestival
Riceviamo e pubblichiamo un contributo di Alessandro Banti, collaboratore di Radio Incontro Pisa, che era uno dei soli tre giornalisti italiani ad Oslo per l’Eurofestival (gli altri due erano Eddy Anselmi di Radio Città Fujiko e Daniel Casagrande di gay.tv)
Quello di Oslo è stato il mio terzo Eurofestival dal vivo (dopo Istanbul 2004 ed Helsinki 2007), il primo da giornalistaaccreditato, per Radio Incontro Pisa per la quale ho curato dei brevi collegamenti quotidiani. Non è facile rendere inpoche righe una settimana di questo tipo. Per noi, che in primis siamo fan dell’Eurovision Song Contest, una full immersion come questa è come portare un bambino a Disneyland. In particolare per noi italiani, che non sentiamo una nota eurovisiva neanche per sbaglio, vivere una settimana con gli altri fan e gli addetti ai lavori ascoltando Opa o Je ne sais quoi è una vera goduria.
Oslo è una città a misura d’uomo, ci ha accolto con il freddo ma poi ci ha regalato cinque giorni consecutivi da favola con il sole che non tramontava mai. Sarà anche per questo che non avevo mai sonno, che le giornate cominciavano presto al Vigeland Park o sull’isola di Bigdoy e finivano tardissimo all’affollatissimo Euroclub, a due passi dal Municipio, dove ballavamo i successi di quest’anno e quelli degli anni passati e i cantanti venivano e cantavano solo per noi fan! La mia sensazione è che ogni anno il movimento dei fan cresca. Ne ho incontrati a centinaia durante le passeggiate per Oslo e li ho ritrovati tutti nelle tre serate alla Telenor Arena o agli innumerevoli party. C’è un’atmosfera di festa che pervade la città, tifosi di 39 squadre (e oltre visto che c’eravamo anche noi!) che convergono su un’unica partita, disputata in 3 set. Tutti cercano di stupire, più il look è stravagante e più si ha possibilità di essere fotografati o meglio ancora inquadrati. Appena vedono il nostro gruppone (quest’anno eravamo in 18 di Ogae Italy, il fan club italiano dell’Eurofestival!) tutti a dirci “Italy come back!”, “See you next year!” e altre frasi scontate ma che ci riempiono di gioia. È davvero un peccato che nel nostro paese non si conosca una realtà di questo tipo.
Non parlo di musica, a me la musica dell’Eurofestival piace un casino ma mi rendo conto che sia facile e spesso kitsch. Parlo proprio del clima che si respira attorno a questa manifestazione, un clima di gioia, di incontro tra popoli e culture, come a un’Olimpiade o a un mondiale di calcio. Per esempio dovreste vedere le conferenze stampa. Che tutto sembrano fuorché conferenze stampa con i giornalisti (?) che arrivano sventolando le loro bandiere e saltando sulle sedie al ritmo di Satellite. Però ti permettono di conoscere i cantanti da un altro punto di vista, da quelli acqua e sapone come Tom Dice o Juliana Pasha a quelli un po’ con la puzza sotto il naso come Chanee e Nevergreen, che pure ho adorato sul palco. La vincitrice comunque è stata ancora lei, Lena, spontanea e genuina così come l’avete vista mentre cantava. Ora si tratta di riprendersi, si pensa già a Germania 2011 (Berlino, Amburgo o … boh!), si spera di nuovo nel difficile rientro dell’Italia e/o di San Marino. Coraggio ragazzi, tra pochi mesi sarà già tempo di selezioni!
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Bravi Alessandro, Cristina e tutti :-) almeno facciamo vedere che noi italiani ci crediamo ancora e la rai fa schifo quanto a mentalità euroipea non solo per l’ESC ma per tante altre cose….
ha ragione alex: io nonostante quel ke penso sto insistendo (senza eccessi por supuesto) con le radio
L’importante ragazzi è essere tutti uniti e parlarne, poi ognuno avrà sicuramente il suo punto di vista, ci mancherebbe. Più se ne parla, più se ne discute, + si diffonde anche la musica dell’Eurofestival e più gente lo conoscerà o avrà curiosità di informarsi. Quest’anno è indubbiamente l’anno in cui potremmo giocarci il tutto per tutto visto l’enorme successo di Lena e le radio che stanno cominciando a trasmetterlo, nazionali comprese. Incrociamo le dita.. questo non ci costa niente davvero :)
Dire “tanto non serve a niente”, ad ogni cosa, ogni iniziativa, ogni singola virgola, come spesso tu fai non è andarci con i piedi di piombo. E’ dire “lavoro inutile”
se fossi disfattista Emanuele, nn seguirei neanke l’ESC, e soprattutto nn mi darei da fare per promuovere Lena nel ns paese. Anch’io ovviamente spero in un nostro ritorno. Ma dopo 14 anni ho deciso di andarci coi piedi di piombo…
Per Radio Città Fujiko eravamo in due! Oltre a me, c’era per il secondo anno consecutivo Massimiliano Nucci. Le nostre voci possono essere ascoltate sul sito eurofestival.com, in una serie di 39 podcast dove presentiamo tutte le canzoni in concorso.
bella testimonianza, ma basta illusioni
Ma se non credi in un ritorno dell’Italia, cosa stai ancora a frequentare siti italiani? Sei un disfattista, Ranma, se fossero tutti come te allora non bisognerebbe fare nulla “tanto non succede nulla”. Allora è meglio stare fermi ad aspettare che passi una stella cadente?