Quando c’era l’Italia/10: 1991-93 e 1997. Poi, il nulla…

Ultima puntata del nostro viaggio dentro le canzoni italiane che hanno preso parte all’Eurofestival. Chi ci segue lo sa bene, ma lo diciamo per il lettore che passa di qui per caso. Dopo il 1997 noi non abbiamo più gareggiato, perché la Rai, unica titolare della possibilità di concorrere e di trasmettere l’evento (organizzato dall’EBU, l’ente europeo delle tv pubbliche) non vuole più. Da allora solo “Fiumi di parole”, spesso scuse. E nessuna voglia di tornare in concorso. Noi continuiamo a non perdere la speranza…

https://www.youtube.com/watch?v=vQ1FmtUdT0U

L’edizione di Roma 1991, contestatissima e ricordata come una delle peggiori in assoluto a livello organizzativo, la Rai manda a rappresentarci, su scelta autonoma, Peppino Di Capri. Un premio alla carriera per l’artista campano, e la mai dichiarata alla delegazione italiana di “non vincere”.

Ovviamente Di Capri non ne era al corrente e la sua esibizione in “Come è ddoce o mare”, è professionale come sempre. L’Italia in affanno a tenere i ritmi organizzativi europei ed una orchestra che aveva più di un problema. E una conduzione molto approssimativa. Nonostante boicottaggi e situazioni poco chiare, chiudiamo settimi. Un risultatone, ottenuto in quelle condizioni. E con l’unico pezzo in dialetto napoletano della storia del concorso.

Raccontano i cronisti stranieri che la delegazione italiana a Stoccolma 1992 fosse composta di due soli elementi: la nostra rappresentante Mia Martini e il direttore d’orchestra Maurizio Fabrizio. “Rapsodia” è un pezzo di rara bellezza, uno dei migliori mai passati in assoluto nella rassegna.

Arriva quarto, fra gli applausi della gente per la cantante di Bagnara Calabra, designata dopo il secondo posto a Sanremo con “Gli uomini non cambiano”. E che gli svedesi salutano come la sorella della compagna del loro campione di tennis, Bjorn Borg, allora sposato appunto con Loredana Bertè.

L’insofferenza della Rai verso l’ESC si è ormai palesata. Dall’anno prima la rassegna da noi va in onda in differita cinque minuti prima di mezzanotte. Nel 1993 a Millstreet, in Irlanda, c’è il vincitore di Sanremo, Enrico Ruggeri, che si esibisce per primo con “Sole d’Europa“.

La delegazione italiana è litigiosissima. Raccontano le cronache (sempre straniere, da noi non se ne parla) di forti screzi fra la dirigenza Rai e il gruppo che fa capo a Ruggeri. Il pezzo è bello, ma arriva solo tredicesimo.

Eccola qua, l’ultima partecipazione italiana, dopo tre anni di stop. Jalisse, vincitori di Sanremo con “Fiumi di parole”, canzone riproposta a Dublino. Come è andata a finire è noto. Quarto posto, fra le polemiche. E accuse, mai smentite, di accordi sottobanco della nostra delegazione per far dirottare altrove i voti destinati all’Italia, data per favorita numero uno per la vittoria. Vietato vincere.

Il commento di Ettore Andenna, che trovate nel video sopra, è illuminante della situazione. È l’ultima volta dell’Italia in gara. Poi, comincia l’oblio mediatico. Qui è possibile rivedere l’intera edizione senza commento.


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Emanuele Lombardini

Giornalista, ternano, cittadino d'Europa

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