Eurostorie/2: Le mani di Franco sulla rassegna

httpv://www.youtube.com/watch?v=J4g5QYJOFzQ

Tutto si può dire del “Caudillo” Francisco Franco, il dittatore che ha governato la Spagna dal 1938, anno della fine della Guerra Civile,  sino alla sua morte, avvenuta nel 1975, tranne che non fosse conscio del valore e della potenza dei mezzi di comunicazione, anche a quel tempo. E’ lui infatti a sfruttare al massimo la potenzialità della radio nazionale spagnola, nata solo pochi mesi prima, come strumento di propaganda ed è sempre lui ad introdurre in Spagna, nel 1956, la televisione. Inevitabilmente, anche la musica e l’Eurofestival diventano strumento della “fabbrica del consenso” tipica dei regimi dittatoriali. La presenza di uno stato come la Spagna in un concorso sino ad allora lontano da certe questioni dà fastidio: l’esordio del 1961, segnato da “Estando Contigo” di Conchita Bautista, che poi tornerà a Napoli nel 1965, non è salutato esattamente con simpatia e nel 1964 un manifestante solitario interrompe l’esecuzione di “I miei pensieri” della ticinese Anita Traversi sventolando un cartello che invita a boicottare Franco e il suo omologo portoghese Salazar. Episodio cancellato dalla tv danese che irradiava l’evento. Da allora, per esercitare un maggior controllo sulla tv, gli eventi internazionali vengono trasmessi da Tve in differita di qualche secondo, giusto il tempo di evitare nuove situazioni imbarazzanti per il regime.

httpv://www.youtube.com/watch?v=se24_GEA8vc

NAZIONALISMO IN MUSICA – La musica e l’Eurovision Song Contest come vetrina per la promozione dell’immagine della Spagna in tutta Europa. Franco vuole che la cartolina del paese sia la migliore possibile e così l’investimento è notevole. Nel 1968, quando ormai il paese ha preso le misure alla rassegna, si decide che è ora di provarla a portare in patria, perché organizzare la manifestazione sarebbe stato il modo migliore per mettersi in mostra e così nel 1968, Tve decide di puntare nientemeno che sul catalano Joan Manuel Serrat, già allora uno dei massimi esponenti della musica spagnola. La canzone c’è già,  si chiama “La La La” ed è scritta da Ramon Arcusa e Manuel De La Calva, meglio noti come il Duo Dinamico, i più famosi cantanti pop  dell’epoca sia in patria che in America Latina, con una popolarità che in Spagna è superiore a quella dei Beatles. Le caratteristiche per una vittoria a mani basse ci sono tutte, ma Tve non aveva fatto i conti con la voglia di Serrat di esibirsi in catalano, forse per esprimere la propria protesta contro il regime o forse solo per mantenere un legame con quello che era il suo pubblico principale (fonti spagnole raccontano che avesse comunque inciso la versione in castigliano e che volesse in realtà giungere ad un compromesso ed infilare una frase in catalano nel testo). La mossa non piace al regime, che bandirà Serrat per molti anni dalla tv pubblica.

MASSIEL E QUELLA VITTORIA SUL FILO – Cacciato Serrat, Tve convoca la giovane Maria de Los Angeles Felisia Espinoza, meglio nota come Massiel. Richiamata in fretta e furia dalla tournée in Messico, impara la canzone in due giorni e la porta alla vittoria, per un solo punto su “Congratulations” di Cliff Richard. Con disgusto di molti e fra la sorpresa generale, la missione della Spagna era compiuta e mentre la rassegna si appresta a sbarcare a Madrid e fare da cassa di risonanza al regime, resta viva la sensazione che quel successo sul filo di lana nascondesse qualche ombra. Ancora oggi i dubbi restano mai chiariti. Ad incrementarli, quarant’anni dopo, sarà un documentario di La Sexta, popolare emittente privata spagnola. Il documentario (“Yo vivì el mayo español”), realizzato dal giornalista Montse Fernandes Vila, metterebbe in luce come il dittatore Franco avrebbe “comprato” i voti di alcune giurie nazionali allo scopo di assicurarsi la vittoria, che avrebbe garantito prestigio ed accresciuto l’immagine della Spagna. In cambio, avrebbe fatto acquistare a Tve alcuni programmi delle emittenti nazionali coinvolte e garantito la messa sotto contratto di alcuni artisti. Il documentario nasce da  alcuni rumors riportati dal giornalista spagnolo Josè Maria Iñigo, inviato a Londra dal network Cadena Ser, del potentissimo gruppo Prisa, anch’esso concorrente di Tve.

La Ebu rispose polemicamente, per bocca del suo direttore Bjorn Erichsen: “Davvero Franco era così forte da poter comprare i voti e far vincere la Spagna? Non stiamo parlando di Nato o Unione Europea qui, ma di un concorso di canzoni pop”. Massiel replicò a  su volta che la sua vittoria era arrivata perché la sua canzone era la migliore e che la polemica non era altro che una azione di disturbo verso Tve, che da sempre con l’Eurofestival fa il massimo degli ascolti. La vicenda va comunque avanti per lungo tempo e il fatto che il tutto si svolga nel mese di maggio, a poche settimane dall’edizione 2008, fa nascere nelle varie televisioni nazionali più di una perplessità sull’allestimento della medesima. Secondo Massiel, infatti, tutto era stato preparato per screditarla in occasione del quarantennale della sua vittoria e nel contempo per promuovere il cantante che avrebbe rappresentato la Spagna di lì a poco, quel Rodolfo Chikilicuatre lanciato proprio da La Sexta e che aveva vinto le selezioni a sorpresa dopo essere nato come “azione di ostruzione” dell’emittente al programma di successo di Tve. Ma di questo riparleremo.

 httpv://www.youtube.com/watch?v=_-PVtGc59CI

CONTRAPPASSO…TELEVISIVO – Il 9 Marzo 1969, al Teatro Reale di Madrid, si celebra così la prima e unica edizione dell’ Eurofestival organizzata in Spagna. Tve fa le cose in grande. Sul palco, a fungere da maestra di cerimonie, c’è Laurita Valenzuela, volto noto del cinema e della tv spagnolo e per disegnare il logo della rassegna assoldato nientemeno che Salvador Dalì, il re dei surrealisti. Nonostante questo, la tecnologia televisiva, un po’ come in Italia, non vede esattamente la Spagna in prima linea. Lo show infatti, dall’anno precedente, va in onda a colori ma Tve non dispone di apparecchiature che permettono questo tipo di trasmissione e così è costretta a chiederle in prestito alla tedesca Ard. E come in una sorta di contrappasso, l’edizione 1969 sarà ricordata per l’unico storico pareggio della storia dell’Eurofestival (fra i quattro paesi vincitori c’è di nuovo la Spagna, con “Vivo Cantando” di Salomè). Un’eventualità talmente fuori dalle ipotesi che persino a scrutinio in corso, a precisa domanda della Valenzuela, il caposcrutinatore Clifford Brown risponderà “Non accadrà mai”. Appunto…


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Emanuele Lombardini

Giornalista, ternano, cittadino d'Europa

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