Can Bonomo si racconta: “Ho la world music nel sangue”

Proseguiamo il nostro ciclo di interviste ad alcuni del protagonisti del prossimo Eurovision Song Contest. Stavolta tocca a Can Bonomo, il rappresentante turco, che si racconta al nostro sito.

Prima di tutto, ci racconti qualcosa di lei. Il suo cognome ha un suono decisamente italiano. Ha radici nella nostra terra? E’ mai stato da noi? Conosce la nostra lingua?

Non ho origini italiane. La mia famiglia è turca da molte generazioni. Il mio cognome è latino perché io sono un ebreo sefardita (discendenti degli ebrei che vivevano nella penisola iberica prima dell’espulsione dal territorio durante il periodo della santa inquisizione. In Turchia oggi sono circa 20mila ndr.). Non parlo la vostra lingua, ma alcuni membri della mia famiglia si sono trasferiti in Italia per viverci e io ci sono stato un paio di volte.

Conosciamola un po’ meglio dal punto di vista musicale. Quali sono le sue influenze? Come definirebbe il suo stile?

La mia ispirazione viene dal cinema e dalla poesia. Definisco il mio stile “Istanbul Music”: un sano dosaggio di pop, lo spirito libero del rock e l’identità mista della World Music.

Lei è molto giovane ma ha già una solida esperienza live, in radio e in tv ed un ottimo feeling con i giovani turchi. Ci descriva brevemente la sua carriera.

Mi sono trasferito ad Istanbul da Smirne dove sono nato a 17 anni ed ho cominciato a lavorare in una radio come tecnico del suono e da lì ho cominciato la carriera di conduttore radiotelevisivo. Faccio musica da quando ad 8 anni ho deciso di imparare a suonare la chitarra classica e da allora non ho più smesso. Dopo aver studiato cinema all’università ho deciso di dare alle stampe il mio primo album, che è uscito nel settembre 2011.

Negli ultimi anni la Turchia all’Eurovision Song Contest ha centrato grandi risultati come il secondo posto dei MaNga, ma anche grandi fallimenti, come il mancato accesso in finale degli Yuksek Sadakat. Come mai secondo lei?

Tutti quelli che hanno rappresentato la Turchia all’Eurovision sono artisti di prima grandezza. Quanto agli Yuksek Sadakat, da noi sono una delle rock band più famose: penso che siano stati solo sfortunati.

In questi anni la musica turca è cresciuta di popolarità nel resto d’Europa anche grazie ai MaNga, che hanno anche vinto gli MTV Awards, Tarkan o altri artisti internazionalmente riconosciuti come Gulseren, Hadise o Sertab Erener. Cosa si aspetta dalla sua partecipazione alla rassegna?

Ad essere sincero io non sono un fatalista che pianifica il futuro e vede l’Eurovision Song Contest come una tappa per la sua carriera. Piuttosto vedo la partecipazione come la possibilità di confrontarmi con altri artisti ed arricchire la mia cultura internazionale musicale. Voglio solo fare la mia musica e il mio obiettivo è  farla sul palco dell’ESC nel miglior modo possibile. Vedremo tutti insieme quello che verrà dopo.

Come si sta preparando alla rassegna? Farà un tour promozionale? Sarà anche in Italia?

Attualmente stiamo lavorando sulla canzone, che sarà probabilmente in inglese, e sulle coreografie di contorno. Non abbiamo ancora pianificato i paesi che toccheremo nel tour, ma in ogni caso spero di poter venire in Italia anche in un contesto diverso.

Come avete scelto la canzone che sarà proposta a Baku? Sarà inclusa in un nuovo lavoro o ci sarà un repackaging del suo ultimo lavoro?

Il mio genere, come detto, si avvicina molto alla world music e così sarà anche questo pezzo, che uscirà come singolo in Turchia ed in tutta Europa.

Canterà  nella seconda metà della seconda semifinale. Ha un numero preferito per il sorteggio di marzo?

L’ordine di esibizione non è importante, quello che conta è che la persona sia amata ed apprezzata dal pubblico, dalla giuria e dai telespettatori che seguiranno l’evento ed è questa la mia speranza. Non credo nelle strategie, credo piuttosto nelle sinergie.

E per finire, la sua personale hit parade. Quali sono le sue tre canzoni preferite in assoluto e le tre preferite fra quelle della manifestazione?

Al primo posto metto “Waterloo” degli Abba, un classico del pop che ha fatto scoprire a tutto il mondo il gruppo svedese. Poi metto il ritmo di “Wild dances” di Ruslana, per finire con Alexander Rybak e “Fairytale”. Ma non posso dimenticare “Everyway that I Can” di Sertab Erener che ha un posto speciale nel mio cuore e nella mia cultura.


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Emanuele Lombardini

Giornalista, ternano, cittadino d'Europa

Una risposta

  1. israelforever ha detto:

    il nome Can non si pronuncia Can, ma si pronuncia Gian, quindi lo possiamo chimare Gian Bonomo, per la cronaca anche Sertab Erener e’ di religione ebraica.

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