Eurovision Rewind-Gli anni d’oro/7: 1976

Carriere che decollano ed altre che tramontano. Nell’edizione 1976, ospitata al centro congressi olandese, a  L’Aia, c’è di tutto, ma sopratutto, dopo una annata sottotono a livello qualitativo come quella precedente, tornano a farsi sentire belle canzoni. E’una rassegna (fra l’altro condotta da Corry Brokken, vincitrice nel 1959: è la prima volta di un ex vincitore al timone) nel segno di quello che i tedeschi chiamano “Zeitgeist”, lo spirito dei tempi. Motivi pienamente inseriti nel sound del tempo e un podio che rispecchia perfettamente quello che si ascolta in Europa.

Vincono i britannici Brotherhood of Man con “Save your kisses for me”, brano destinato a sbancare le classifiche del continente, entrando anche in quella italiana, sia pur dopo la posizione 40 e soprattutto brano che darà una spinta decisiva alla carriera europea del gruppo vocale, in rampa di lancio da tempo ma mai del tutto capaci di sfondare e che invece da qui alla fine del decennio metteranno a segno diversi ottimi successi.

Seguono due canzoni in francese. La prima è  quella sotto bandiera transalpina dell’esordiente Catherine Ferry (lla divertente ed orecchiabilissima “Un deux trois“) che sotto la produzione del suo autore Daniel Balavoine (è anche uno dei coristi con lei sul palco) sarà destinata a girare il mondo ed a cantare in tutti i più importanti festival. La sua canzone è quella che ad oggi ha avuto la più alta percentuale di voti fra quelle non vincenti, superiore anche a molti numero uno.

 httpv://www.youtube.com/watch?v=7bKAPVpA46o

L’altra è quella della franco-lussemburghese Marie Ruggeri, in arte Mary Christy attrice e cantante di origini bergamasche-abruzzesi in gara sotto la bandiera di Monaco col brano “Toi, la musique et moi”. Ex bambina prodigiio, ancora oggi la sua compagnia teatrale è fra le più famose di Francia. L’Italia presenta al mondo i coniugi Carrisi, ovvero il pugliese Al Bano e la statunitense Romina Power, già famosi nel nostro paese ma non ancora all’estero, dove poi cominceranno a raccogliere consensi dopo la partecipazione.

Arrivati a L’Aia dopo il secondo posto al Disco per l’Estate, la loro delicatissima We’ll live it again/Noi lo rivivremo, prima canzone italiana bilingue della storia della rassegna, è buona settima, nonostante qualche incidente di percorso nell’esibizione. L’Eurovision 1976 è anche l’anno che segna praticamente la fine di uno dei gruppi vocali più famosi degli anni’70.

Les Humphreys Singers, multinazionale della musica con base in Germania, approdano quasi per caso nella rassegna dopo la bocciatura dell’artista precedentemente designato, ma l’occasione è ghiotta per provare a riconquistare un pò della fama già in declino dopo i fasti della prima metà del decennio. Sono in 20, ma ovviamente sul palco olandese ce ne sono solo sei: “Sing sang song” (di Ralph Siegel) è uno dei pezzi più deboli dell’edizione; il quindicesimo posto (giusto davanti allo spagnolo Braulio), è uno smacco. Di lì a poco, anche per via dei debiti col fisco del leader Lesley Humphrey, si scioglieranno.

httpv://www.youtube.com/watch?v=wy4NLD-x2cs

Meritano una menzione i due paesi al rientro. L’Austria, che si affida al duo Waterloo & Robinson, sulla cresta dell’onda al tempo da quelle parti, è ottima sesta con “My little world“. Ha invece meno fortuna Mariza Koch, una delle grandi della musica greca: “Panaghia Mou, Panaghia Mou“, che parla della Grecia rilanciando ancora la questione Cipro che aveva portato allo scambio di ritiri fra greci e turchi, è appena tredicesima. La fama dell’artista non ne risente.

E anche  E anche “Judy et Cie di Pierre Rapsat, ottava in quota Belgio, brano molto “lounge” che si stacca per sound dalla media e che contribuirà a fare del cantautore scomparso nel 2002 uno degli artisti più apprezzati in patria e fuori. Chi volesse rivedere tutta l’edizione può andare qui. Per approfondire l’argomento eurovisivo per intero, invece, c’è un volume tutto italiano.


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Emanuele Lombardini

Giornalista, ternano, cittadino d'Europa

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