Eurovision Rewind- Gli anni sessanta/ Il 1962
Tre canzoni in francese ai primi tre posti. Per la prima volta nella sua storia l’Eurovision Song Contest mette la barra decisamente verso la chanson. Succede nell’edizione 1962, che va in scena all’auditorium di RTL, allora televisione pubblica del Granducato del Lussemburgo. E’una edizione con tante novità. La prima è nel sistema di voto: i 10 giurati per ciascun paese non esprimono più un voto secco ma danno 3, 2 e 1 punto alle tre canzoni preferite.
Comincia così l’era dei “nul points”: sono in quattro a fregiarsi – si fa per dire – del record di essere stati i primi a non prendere nemmeno un punto: il belga Fud Leclerc, che dunque bagna il record di partecipazioni (4, nessuno come lui) nel modo peggiore, lo spagnolo Victor Balaguèr, al cui appello “Llamame” non risponde alcuno (ma il brano meritava), l’austriaca Eleonore Schwarz e gli olandesi De Spelbrekers, che però si prenderanno una bella rivincita visto che “Katinka” sarà una delle campionesse di vendite dell’anno. Gli olandesi, che si sono conosciuti mentre erano ai lavori forzati in un deposito di munizioni a Brema, piazzeranno il brano in testa alle chart nazionali, a quelle danesi e ai vertici in diversi paesi d’Europa.
Il premio va alla Francia: la giovanissima Isabelle Aubret trionfa con “Un premier amour” al termine di un voting senza alcun pathos, prendendo la vetta all’inizio e non mollandola mai più. Il Principato di Monaco è secondo con “Dis Rien” del francese Francois Déguelt, che porta la firma di Henri Salvador, uno dei nomi più importanti della musica francofona di tutti i tempi. Il portacolori di casa, Camillo Felgen (uno dei pochi lussemburghesi doc in concorso) si prende il bronzo con “Petit bonhomme”. E l’talia?
Stretta nel pensiero che il “bel canto” italiano dovesse per forza trionfare per “manifesta superiorità” sceglie un brano totalmente avulso dal contesto eurofestivaliero, quella “Addio, addio” con cui, in doppia esecuzione con Modugno, Claudio Villa aveva appena vinto Sanremo. Nonostante l’interpretazione da manuale di Villa, la differenza d’impatto con gli altri brani è evidente. E perfino la stampa italiana, sino ad allora mai tenera con la rassegna, se ne accorge: “Il motivo ha scarsissime possibilità di vincere – scrivono – in sette anni non è mai successo, anche quando l’orecchiabilità e la qualità delle canzoni erano più evidenti. Probabilmente il pubblico europeo avrebbe preferito “Gondolì gondolà” (celebre motivo di Sergio Bruni ndr) oppure “Quando quando quando” (di Tony Renis, che non a caso è in testa alle classifiche nostrane in quella settimana ndr)”. Al traguardo è appena nono.
Bene la Gran Bretagna, che con “Ring a ding girl” è quinta, ma la vera sorpresa è il quarto posto della Yugoslavia, primo paese dell’Est ad arrivare così in alto, grazie a “Ne pali svetla u sumrak” di Zorana Novakovic. Ma la vera vincitrice è “Zwei kleiner italiener”. Le avventure amorose dei due piccoli italiani cantati in un allegro schlager dalla tedesca Connie Froboess (settima) faranno il giro del mondo: un milione di copie, disco d’oro, primato in diversi paesi del Continente e versioni in diverse lingue, fra cui anche l’italiano (“Un bacio all’italiana”). E sbarcano perfino negli Usa, nella versione di Connie Francis. Il concorso completo, in inglese, lo potete rivedere a questo link. Per approfondimenti, vi rimandiamo al libro “Good Evening Europe”. Se volete rileggervi la rubrica dell’anno scorso sugli anni 70, potete andare qui.
http://www.youtube.com/watch?v=ehOMiDWtF5U&hd=1
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bel brano. la voce e lo stile ricordano edith pfiaf
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