Eurovision Rewind-Gli anni sessanta/10: il 1969

Logo ESC 1969Cosa succederà in caso di pareggio?”. “Signora, non è mai successo un pareggio, non accadrà mai”. Laurita Valenzuela, la conduttrice del primo e unico Eurovision Song Contest in terra spagnola, nel 1969, aveva percepito che sarebbe potuto accadere l’irreparabile. Non altrettanto Clifford Brown, il supervisore dell’evento, convinto che la situazione si sarebbe sbloccata. E invece no. L’ultimo ESC del decennio, che chiude anche la nostra rubrica, si chiude con un pareggio. Ma non a due: a quattro. Vince ancora la Spagna, con “Vivo cantando” di Salomè, ma anche il Regno Unito, che lancia definitivamente la scozzese Lulu con “Boom bang a bang”, motivo che diverrà famosissimo (molto bella anche la sua versione in italiano). E vince anche  la Francia, con “Un jour, un enfant, della livornese di origine marocchina Frida Boccara e pure l’Olanda, con De troubadour”, la ballata di Lenny Kuhr.

Quattro donne, per un pareggio fuori pronostico: l’EBU non ha previsto un meccanismo per dirimere gli ex aequo e così deve consegnare quattro trofei, fra le proteste degli altri paesi, che già non avevano gradito più di tanto il doversi esibire in una terra governata da un dittatore, che sta sfruttando la vetrina eurovisiva come un enorme spot di propaganda (come il documentario dell’interval act, ad uso e consumo del “caudillo” Franco, che del resto la TV in Spagna l’aveva portata). Qualche paese non ce l’ha proprio fatta, ad accettare di cantare in Spagna: è il caso dell’Austria, pur se i suoi voti erano stati decisivi per la vittoria del paese iberico l’anno prima.

httpv://www.youtube.com/watch?v=9uMRzZcSou8

Anche stavolta gli italiani sono due: anzi, le italiane. Se infatti la Rai schiera una Iva Zanicchi fresca di vittoria a Sanremo con “Zingara” (con Bobby Solo), ma che preferisce per l’ESC “Due grosse lacrime bianche”, la Svizzera schiera  Paola Del Medico, figlia di un italiano emigrato nella Confederazione, che allora è una giovane esordiente ma che dopo il primo ESC (tornerà nel 1980) diventerà una delle più celebri interpreti elvetiche. La sua Bonjour bonjour è ottima quinta, l’Iva nazionale appena terzultima (13.posto).

A far notizia è anche la presenza, per la prima volta, di un’artista nordirlandese sotto la bandiera del Trifoglio: Muriel Day, insieme a The Lindsays è ottima settima con The wages of love”. Ma l’edizione è ricordata anche per il più giovane cantante sino a quel momento mai salito sul palco eurovisivo: Jean Jacques Bortolai, il francese in gara per Monaco, ha appena dodici anni quando cantaMaman, chiudendo sesto. Note di colore, come il vestito in pelle di foca della norvegese Kirsti Sparboe, che fa rischiare al suo paese l’incidente diplomatico, visto che l’uccisione delle foche nella Spagna del tempo è vietata e come l’assenza del colore a TVE che costringe a prendere in prestito apparecchiature adatte, perché l’evento va ormai a colori.  Sarà il voting a catturare l’attenzione e a fare la storia. Forse non era così che Franco aveva sognato il suo Eurovision in casa. A questo link trovate il concorso intero con commento in spagnolo. Per approfondimenti, vi rimandiamo al libro “Good Evening Europe”. Se volete rileggervi la rubrica dell’anno scorso sugli anni 70, potete andare qui.

httpv://www.youtube.com/watch?v=fYEfa3BoKQA


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Emanuele Lombardini

Giornalista, ternano, cittadino d'Europa

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