Eurovision Song Contest, da sempre una fucina di successi e talenti
L’Eurovision Song Contest? E’ un affare anche per la musica. Qualunque cosa dicano i detrattori dell’evento o coloro che ne parlano senza essere al corrente di come la rassegna è evoluta in questi anni, i dati parlano chiaro. Diversi brani eurovisivi hanno avuto nel corso degli anni un successo imponente, qualcuno anche ben oltre le attese e in tempi recenti, anche grazie all’avvento della pubblicazione digitale, la quasi totalità dei brani in concorso sono comparsi nelle classifiche del continente.
SUCCESSI D’ANTAN – Basterebbe andare indietro con gli anni per scoprire come l’affermazione che da tempo circola nel nostro paese secondo la quale “L’Eurofestival non ha mai fatto vendere un disco e continua a non far vendere”, sia falsa. “Nel blu dipinto di blu”, di Domenico Modugno, nel 1958, vinse il Grammy Award (unico brano italiano) dopo il passaggio europeo e “Non ho l’età” superò largamente i 4 milioni di copie nel mondo dopo il trionfo eurovisivo. E negli anni ’60 e ’70 l’Eurovision lanciò successi planetari come “Poupée de cire, poupée de son“, “Puppet on a string”, “Congratulations”, “La La La”, “Boom bang a Bang”, “Eres tu” (di cui si contano cover in almeno 15 lingue) sino alla celebre “Waterloo” degli Abba o a brani come “Save your kisses for me”, “Ein biβchen frieden” (oltre 3,5 milioni di copie), “J’aime la vie” (1,5 milioni e 4 dischi di platino). O anche “Zwei kleiner italiener”, della tedesca Connie Froboess, sesta nel 1962, che vendette un milione di copie. Di questi, pochissimi sono arrivati anche da noi. E quando i brani non sono divenuti successi mondiali, hanno lanciato la carriera dell’artista: basta chiedere, per esempio, a Toto Cutugno il riscontro che ebbe la sua vittoria del 1990 con la discussa “Insieme: 1992”. Ma dall’ESC partirono anche Julio Iglesias (1970), Olivia Newton John (1974), Céline Dion e Lara Fabian (1988), Johnny Logan, oggi noto come “Mr.Eurovision” dopo le sue tre vittorie (di cui una come autore), nonché uno degli artisti più famosi d’Irlanda e in tempi più recenti le t.A.T.u. e le Serebro.
CAMBIANO I TEMPI, NON I SUCCESSI – Anche se il mercato della discografia non fa più le cifre di una volta, oggi il trend non è cambiato. Che sia successo di vendite o trampolino di lancio per una carriera internazionale, l’ESC è sempre un volano per l’artista che vi prende parte. L’intuizione della Sugar, che nel 2011 decise di investire sul ritorno dell’Italia in concorso, accettando la proposta della Rai, si è rivelata felice: Raphael Gualazzi, oltre al secondo posto, raccolse la vetta delle charts jazz in 8 paesi d’Europa e da allora gira il mondo, recentemente è sbarcato anche in Canada. Marco Mengoni, dopo il buon riscontro de “L’essenziale” in Europa, ha lanciato la versione spagnola “Incomparable”, conquistando la vetta della classifica digitale.
E che dire di “Euphoria” di Loreen, il brano vincitore dell’edizione 2012? Parlano le cifre: oltre 3 milioni di copie vendute nel mondo, 23 dischi di platino e la testa della classifica in 21 paesi. Fra questi, non c’è l’Italia, come non c’era fra i paesi che due anni prima, sancirono il trionfo di “Satellite” di Lena e del suo album d’esordio “My cassette player”: la canzone superò i 2 milioni di copie (triplo disco di platino) e raggiunse la vetta in 6 paesi, l’album superò il mezzo milione di copie. L’anno dopo, nonostante il decimo posto con “Taken by a stranger”, Lena vinse gli MTV European Awards come artista europea dell’anno. Loreen fu acclamata persino dalla banda della guardia reale, che il giorno dopo la sua vittoria invece delle solite marce, salutò la città suonando “Euphoria”. Lena fu accolta da 40mila persone ad Hannover nel suo primo concerto da vincitrice e al suo sbarco in patria al ritorno da Oslo fu accolta con gli onori riservati ad un capo di stato.
VENT’ANNI DI GLORIA – Gli ultimi vent’anni di storia eurovisiva sono disseminati di successi: nel 1996, “Ooh aah just a little bit” di Gina G fu candidata al Grammy come miglior produzione dance e dopo aver conquistato l’Europa arrivò anche negli Usa e perfino in Giappone e Libano. L’anno dopo ancora un brano in quota Regno Unito, “Love shine a light” segnò il ritorno ai vertici delle charts di Kathrina & The Waves dopo 12 anni (top 10 in sei paesi d’Europa) e nel 1998 l’Eurovision fece conoscere al mondo il fenomeno Dana International, il cui brano “Diva”, nella doppia versione inglese ed ebraico, fece rapidamente il giro delle charts, guadagnandosi la vetta in Spagna, la top 10 in sei paesi ed entrando in classifica complessivamente in 15.
http://www.youtube.com/watch?v=AMOgwaaQofI
Gli anni 2000 si inaugurano con un record polverizzato; “Fly on the wings of love” degli Olsen Brothers, oltre a far arricchire chi aveva scommesso sulla loro vittoria (quotata 150 a 1), batte il record (tuttora da loro detenuto) di vendite in un solo giorno in Danimarca: ben 100000. Resta tre mesi prima in classifica, vince tre dischi di platino e spopola in quasi tutto il nord Europa. Anche la russa Alsou deve all’ESC la sua fama, quando appena 16enne arrivò seconda nel 2000 con “Solo”: è tuttora il secondo singolo russo più venduto di sempre, dietro ad un singolo della stessa artista (successivo all’ESC). E in Russia, le canzoni eurovisive, anche quelle “di casa”, raramente hanno successo.
Il 2001 è l’anno dell’allora sconosciuta canadese Natasha St.Pier: “Je n’ai que mon ame”, quarto in quota Francia, vendette oltre 300mila copie contribuendo a fare dell’artista un nome di spicco della chanson e a far conoscere l’ESC in Canada. “Wild dances” di Ruslana (2004) supera il mezzo milione di copie (disco di diamante e in classifica in 11 paesi) e l’anno dopo “My number one” di Helena Paparizou entra persino nelle charts americane dopo aver conquistato la top 10 in sette paesi ed essere entrata in classifica in altri 10. E c’è persino chi è entrato nel Guinness dei Primati: si tratta di “Hard rock hallelujah” dei Lordi, brano vincitore del 2006: in piazza del mercato ad Helsinki, 80 mila persone in coro eseguirono il karaoke del brano, che nel frattempo aveva scalato le classifiche (top 10 in 8 paesi, quarta in Europa con l’album triplo disco di platino e quarto in Europa). Nel 2009, “Fairytale” sfiora il milione di copie e persino “Running scared”, il brano azero vincitore del 2011, quello di cui qualcuno da noi disse “chi se lo compra un disco di questi qua”, è riuscito ad inserirsi nelle classifiche di mezzo continente.
C’E’ GLORIA ANCHE PER GLI SCONFITTI – E nel corso degli anni l’ESC non ha premiato soltanto chi ha vinto o chi aveva brani radiofonici o di livello. “Baila el chiki chiki”, entry spagnola del 2008, è un caso emblematico: iscritta per scherzo alle selezioni dalla tv privata concorrente di RTVE, le vinse a furor di popolo. E nonostante il brano sia ricordato (probabilmente a ragione) come la peggior canzone eurovisiva spagnola di sempre, è anche uno dei maggiori successi spagnoli eurovisivi in termini di vendite: oltre 250mila copie e 7 dischi di platino. E quando invece i francesi dovettero “ripiegare” all’ultimo su Jessy Matador e la sua “Allez Olà Olè”, pensata inizialmente per diventare l’inno transalpino ai mondiali di calcio? Speravano solo nel colpo commerciale. Operazione riuscita, col brano che si issa in vetta in patria, ma arriva in top 5 in altri 4 e complessivamente in classifica in otto, compresi gli Usa. E ancora: “Lipstick” degli irlandesi Jedward, dopo aver scalato le classifiche europee arrivò anche in Corea e Giappone, mentre “Believe again” di Brinck sbarcò in Sudafrica ed Australia, guadagnandosi cover in olandese ed afrikaans, “Standing still” di Roman Lob, un pezzo scritto da Jamie Cullum che sarebbe sicuramente passato nelle nostre radio se l’avesse cantato l’autore, vende 150mila copie (disco d’0ro) in Germania ed entrò in classifica in mezza Europa; “Divine” di Sebastien Tellier ha buon successo nelle discoteche d’Europa. E come dimenticare, in chiusura “Party for everybody”, delle simpatiche nonnine Buranovskye Babushki: oltre due milioni di visualizzazioni su youtube, un buon successo commerciale in Europa, ma soprattutto, le nonne sono diventate le testimonial dei recenti giochi olimpici invernali di Sochi, prima, durante e dopo la rassegna, la cui cerimonia d’apertura era piena di eurostars.
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E come non ricordare ” L’amour est bleu” dell’indimenticabile, affascinante Vicky Leandros ( 4° posto nel 1967 x il Lussemburgo….e vincitrice poi nel 1972 con “Après toi” ) e di cui esiste anche la versione in italiano della stessa Vicky ( scoperta proprio in questi giorni….!). ” Love is bleu” nella versione strumentale dell’orchestra di Paul Mauriat raggiunse x 5 settimane il 1° posto in USA ( in Italy il 3°) nel 1968, risultando il 2° singolo più venduto, quell’anno, dietro ai soli, soliti Beatles con “Hey Jude”.
da quando l’ho sentita cantare la prima volta ho sempre sperato che Lena potesse sbarcare musicalmente anche in Italia,ma purtroppo nessuno lo conosce, purtroppo ho scoperto che anche nel REgno Unito non se la fila nessuno, sono stato nei negozi di cd di dieci città inglesi e nessuno l’ha mai sentita nominare:(
Purtroppo il mercato inglese è molto difficile da conquistare! Loreen con il suo 3° posto ha sorpreso davvero tutti…