Intervista a Nicola Caligiore: l’Eurovision vissuto da capodelegazione
Quattro anni fa il ritorno dell’Italia all’Eurovision Song Contest era visto come pura utopia. Nessuno sembrava ricordarsi del programma televisivo musicale più seguito al mondo in casa RAI. Eppure qualcuno stava pianificando un comeback italiano in grande stile, concretizzatosi poi con il secondo posto di Raphael Gualazzi nel 2011 a Düsseldorf.
Dietro la storia recente dell’Italia nel contest c’è lui: Nicola Caligiore, manager per le Relazioni Internazionali RAI, nonché capo della delegazione italiana all’Eurovision Song Contest e membro del Reference Group dell’EBU che sovrintende all’organizzazione della manifestazione musicale.
In vista dell’edizione 2014 dell’Eurovision abbiamo raggiunto Nicola per una lunga chiacchierata su tutto ciò che ruota attorno a questa kermesse: dalla scelta dei nostri rappresentanti dal 2011 ad oggi all’esibizione di Emma a Colonia (e i progetti futuri sul palco di Copenaghen), dal ruolo del nostro paese e la percezione degli altri membri alle vicende internazionali extra-musicali che fanno discutere gli appassionati di Eurovision, dal ruolo che i nuovi media hanno nel far conoscere il concorso ai neofiti al rapporto “complicato” in fase di voto fra Italia e San Marino.
EN – Raphael Gualazzi, Nina Zilli, Marco Mengoni, Emma. Senza fare una classifica, ogni scelta ha una storia dietro. È giusto dire che rappresentano ciascuna una tappa del percorso di rinascita eurovisiva italiana? C’è qualcuna di queste che ti ha sorpreso per qualcosa, in positivo o in negativo?
Nicola – Ogni anno è stata un’esperienza a sé, sempre straordinaria, ed ho imparato molto, passo dopo passo. Non posso che parlare bene di tutti gli artisti in gara sino ad oggi ed anche dei team che li supportavano: ognuno ha dato un grande contributo al concorso e credo che, indipendentemente dai gusti, è oramai noto a tutti i colleghi stranieri che l’Italia partecipa con classe, entusiasmo e concretezza. Ogni anno si è voluto raccontare una “storia” diversa, ma certamente il denominatore comune è il fatto di rappresentare un progetto musicale concreto, con una vita al di fuori di ESC. Non so se ha senso parlare di “rinascimento”, l’obiettivo tuttavia è di lungo respiro: senza paura di ripetermi continuo a dire che il successo di una trasmissione, compatibilmente con i mezzi a disposizione, va costruito con pazienza e lungimiranza.
EN – La responsabilità di capodelegazione. Quanto è importante questo ruolo per un paese come l’Italia e per una tv come la Rai?
Nicola – Il lavoro da capodelegazione è una bella gatta da pelare (sorride, ndr), ma non mi lamento di certo! Sono fiero del cammino fatto sino a qui, che non è stato dei più semplici. Ci sono mille variabili da controllare ed ogni anno si inizia una nuova avventura con un nuovo team che è inizialmente all’oscuro delle mille scadenze ed ingenti impegni che la partecipazione ad ESC comporta.
EN – Come è cambiata la tua percezione del concorso (se è cambiata) ora che sei parte del Reference group e in contatto diretto con Jon Ola Sand e Sietse Bakker (supervisori esecutivi dell’Eurovision Song Contest, ndr)?
Nicola – L’esperienza nel Reference group è straordinaria: per chi lavora nei media come me, l’opportunità di lavorare così addentro ad una delle produzioni di intrattenimento più imponenti al mondo ha certamente un valore aggiunto altissimo. Spesso si dimentica che stiamo parlando di una coproduzione che tiene conto, in quest’edizione, di 37 sensibilità e linguaggi televisivi molto diversi tra loro che, nel corso dell’anno, devono poi essere mediati con le idee e le disponibilità dell’host broadcaster (la tv pubblica che organizza il concorso, per il 2014 la danese DR, ndr). Certi giorni non invidio proprio Jon Ola! La percezione che ho di ESC è chiaramente molto diversa rispetto a prima, lavorandoci si comprende il perché di tante scelte, magari non chiarissime al grande pubblico: non ti nascondo che, quando ho un po’ di tempo, mi diverte moltissimo leggere i commenti nei vari blog in cui si parla di contorti complotti e fanta-strategie aziendali. È fantastico vedere come una trasmissione possa solleticare l’immaginario collettivo con tale, colorata, forza.
EN – Quanto pesano adesso le situazioni geopolitiche nel concorso e quanto può incidere l’attualità su di esso?
Nicola – L’attuale contesto Europeo non è certamente dei migliori tra crisi economiche e forti tensioni politiche, credo che ognuno di noi auspichi che le cose migliorino ma ovviamente questa situazione ha un certo impatto sui servizi pubblici che co-producono l’evento. L’idea di ESC è tuttavia proprio quella che, attraverso una serata di musica e di intrattenimento leggero, si possano dimenticare i problemi e celebrare le diversità che fanno di noi un continente straordinario. Confido che anche il 10 maggio passi , come ogni anno, questo messaggio.
EN – Rapporto con San Marino RTV. Le due tv procedono con le proprie gambe e anche quest’anno sono in semifinali separate, in finale sin qui solo nel 2011 sono arrivati 12 points da San Marino. Quanto giova questo all’immagine delle due tv rispetto al “block voting”?
Nicola – Il rapporto con San Marino è ottimo. Hanno una giuria professionale che fa le proprie scelte, indipendenti, come deve essere. Non sono certo obbligati a darci i 12 punti, probabilmente gli anni scorsi saranno piaciuti più altri pezzi, speriamo che Emma piaccia alla giuria di San Marino! Cerco di tenermi completamente alla larga da discussioni sulle giurie: ci tengo molto che l’Italia non dia mai adito a sospetti o chiacchiere che danneggerebbero il lungo lavoro che si fa per ESC. Più in generale comunque va precisato che il block voting è un problema prevalentemente “culturale” e non di oscure strategie tra paesi.
EN – A che punto siamo dal punto di vista della creazione di una nuova percezione dell’ESC da parte del pubblico italiano? Tracciamo un bilancio di queste prime annate. E ancora: qual è stata la cosa più difficile da concretizzare? A nostro giudizio il fatto di avere quest’anno due semifinali in diretta è una svolta importante.
Nicola – Come ho detto prima, ogni anno è stato fatto un passo in avanti: quest’anno c’è già stata molta promozione grazie ad Emma e, come di consueto, a ridosso dell’evento partirà una campagna più strutturata. Rai 4 ha inoltre accettato di trasmettere tutte e due le semifinali (quasi nessuno dei Big 5 lo fa) e ne sono molto contento. Certo il lavoro è ancora lungo, ma si incominciano a vedere i risultati di questa scommessa. È innegabile poi che la scelta di artisti molto popolari ed amati dal grande pubblico aiuti la promozione del concorso.
EN – Che ruolo hanno giocato in questa opera i nuovi media come il nostro Eurofestival NEWS?
Nicola – Eurovision ha una forza incredibile anche nell’ecosistema dei media non tradizionali (blog, social, ecc.) ed è ovviamente un bacino molto interessante per un’azienda di Servizio Pubblico. Nello specifico di Eurofestival NEWS non posso che essere grato ad Alessandro Pigliavento ed Emanuele Lombardini per il grande supporto ed amicizia dimostrato concretamente in questi anni.
EN – Raccontaci le esperienze da giurato al Melodifestivalen e al Malta Eurovision Song Contest. Differenze e somiglianze.
Nicola – Ovviamente il paragone è un poco ingiusto, il Melodifestivalen ha un dispiegamento di forze che è incredibile: un intero paese si ferma per celebrarlo. Al di là di Sanremo, è forse l’unico festival musicale in Europa che riesce a catalizzare l’attenzione nazionale ed essere “evento” anche indipendentemente da Eurovision. La selezione maltese, che seguo dall’inizio di questa avventura nel 2011, ha fatto grandi passi avanti. Ogni edizione migliora ed è sorprendente come un paese così piccolo ed una televisione di dimensioni certamente molto contenute riesca a mettere tale energia per uno show.
EN – Qualche aneddoto o dietro le quinte dell’esibizione di Emma nella finale tedesca? Ci è sembrata molto carica a motivata…
Nicola – La selezione tedesca per Emma è stata una grande opportunità ed un primo vero banco di prova nel cammino verso maggio. Sono davvero felice che Universal abbia accettato questo invito, che è stato abbastanza improvviso, costringendo il team ad organizzare tutto in pochissimi giorni. Emma è stata davvero disponibile nel cancellare impegni pregressi e correre a Colonia. Credo sia stato utilissimo per identificare i punti su cui lavorare per avere una straordinaria esibizione a Copenhagen.
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