I due Eurovision a Copenaghen nel racconto di giornali e protagonisti
Tre edizioni, tre facce diverse di Copenaghen. Tredici anni dall’ultima volta ed esattamente mezzo secolo dopo la prima. L’Eurovision che torna nella capitale danese diventa improvvisamente una fotografia della storia che cambia. Chi c’era, chi i primi due Eurovision nella capitale danese l’ha vissuti in prima persona e dall’interno, ha potuto toccare con mano i cambiamenti sociali e quelli del concorso, sempre inserito nello zeitgeist (lo spirito dei tempi) ma ogni volta sempre innovativo e vintage contemporaneamente.
La Copenaghen del 2014 è una delle città più moderne, civili e attrezzate d’Europa. Eppure, soprattutto vista dal punto di vista italiano, anche la Copenaghen del 1964 era qualcosa di estremamente avanzato. Raccontavano i giornali italiani del tempo: “Parchi, bastioni, vetrine traboccanti: la prima impressione quando si giunge a Copenaghen è di una città colorata, silenziosa, civilissima ed allegra. Una città che sembra fatta apposta per la musica, i balli e il divertimento. Cinquanta cinema, dieci teatri, sale da concerto, spettacoli di varietà, balletti raffinatissimi, in ogni angolo musica e canzoni”. E l’arena Tivoli, in questo senso non era da meno: si trattava di una sorta di grande parco dei divertimenti frequentato da 50mila persone al giorno, immersa nel verde, fra “casette di legno, gli studi dei vecchi maestri tatuatori (nel 1964!) e centinaia di locali notturni noti ai marinai di tutto il mondo”. Dentro all’arena c’era la guardia reale, a mò di scenografia a bordo palco, presenza quasi inquietante a vegliare sui cantanti in concorso.
E dato che dell’edizione mancano le immagini, non è dato di sapere se fu proprio la guardia reale ad allontanare il facinoroso che durante l’esibizione de “I miei pensieri” di Anita Traversi salì sul palco mostrando un cartello che invitava a boicottare Franco e Salazar, i due dittatori allora al potere in Spagna e Portogallo. E c’è chi dice che i nastri della serata non furono distrutti da un incendio, ma dalla tv stessa a causa dell’incidente… Tutto esaurito nell’arena, dove a condurre c’era Lotte Waever, “una biondina di 22 anni dal visetto angelico e dalla battuta pronta”. Davanti alla tv, nel 1964, sono già in 180 milioni: “E io ero nervosissima quando sono salita sul palco – ha raccontato recentemente la conduttrice ad esctoday- ma poi ho pronunciato la prima parola e tutto è andato a posto. Ho osato, ma ero giovanissima. E’ stato un pò come un bungee-jumping. E poi allora era tutto molto primitivo e innocente, ma comunque molto più grande di quello che pensavo...”
A proposito del concorso, quella stessa Gigliola Cinquetti la cui memoria per i siti internet non riporta ricordi della serata, ne parlò invece nel 2006 alla Rsi, durante un programma celebrativo dei 50 anni di vita della tv svizzera di lingua italiana: “Fu un momento magico, furono i tre minuti più lunghi della mia vita, tremavo come una foglia e faceva anche un freddo incredibile” Poi conclude: “Sono momenti che non si dimenticano”. (il nostro neretto non è casuale ndr). La stessa cantante ne parlò infatti anche due anni fa a Sorrisi e Canzoni, ricordando anche l’episodio della guardia reale. Della serata danese parla anche Marco Blaser, ex direttore della TSI e dirigente storico della tv elvetica: “Ero al Festival quando lei lo vinse nel 1964 – racconta al nostro sito – poi la invitai a Lugano dopo la vittoria in Danimarca. Venne con l’impresario Elio Gigante, che organizzò per lei una tournée in Svizzera di enorme successo. La vittoria eurovisiva ebbe per lei un enorme impatto: conquistò anche il pubblico anglosassone, che è sempre diffidente verso certe produzioni a loro lontane.”
La Copenaghen del 2001, quella che apre all’Eurovision le porte del Parken Stadion, battendo ogni record di presenze (38mila, tuttora primato imbattuto), è una città pienamente inserita nella modernità dei tempi che il meglio lo mostra sul palco, affidando la conduzione agli attori Soren Pilmark e Nastasja Krone. I due conducono la serata interamente in rima e vengono costantemente dileggiati dal commentatore della BBC, Terry Wogan: “Il dottor Morte e la fatina dei Dentini”, due fra i tanti nomignoli con cui il sarcastico Wogan chiama i conduttori nel corso della serata, riferendosi ad un film di von Trier con protagonista Pilmark (Il regno), gli valsero un richiesta di scuse ufficiali da parte della tv danese. Il clima che si respirava a Copenaghen lo racconta ancora Marco Blaser, presente anche in quella edizione: “Fu una fantastica festa popolare che coinvolse l’intera città, con tutti i problemi che ciò comporta: traffico inimmaginabile, assembramento di danesi d’ogni età, alzate di gomito e birra a ettolitri. Soprattutto, fu una grande e straordinaria festa della musica”.
E l’Italia? L’Italia non c’era. In mezzo al pubblico c’era però un musicista sammarinese abbastanza noto in Italia fra gli anni 80 e 90, Danilo Bucci, arrivato per curiosità a seguire l’evento durante una vacanza e rimastone talmente colpito che sette anni dopo sarà fra coloro che presenteranno una canzone alle prime selezioni sammarinesi per l’ESC. Non c’è il dato preciso degli ascolti, ma la stima è di oltre 60 milioni, con l’Australia già presente in differita e otto paesi fuori concorso che trasmettono live. Quanto alla città di Copenaghen, se nel 1964 la differenza l’avevano fatta gli articoli dei giornali, stavolta parlano i numeri: la Camera di Commercio fa sapere a fine evento, che il ricavo in termini economici, turistici e pubblicitari si aggira all’equivalente in corone di 85 milioni di euro. Insomma, un affare. Altro che l’evento in perdita di cui si parlava da noi.
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