Conchita Wurst a L’Arena di Rai Uno: ecco l’intervista
Sobria, senza scadere nel trash ma soprattutto a sostegno del suo personaggio, dei valori che vuole trasmettere e in fondo anche della manifestazione. L’intervista di Massimo Giletti a Conchita Wurst, della quale avevamo accennato a suo tempo in anteprima per avere assistito alla registrazione, non ha deluso le attese. Un solo taglio reale rispetto a quanto registrato, fortunatamente relativo all’unica nota dissonante (e viene da pensare che forse Giletti stesso non se lo immaginasse, il parere negativo, in fondo). Il resto c’è tutto: Conchita Wurst, il suo messaggio, l’Eurovision e la speranza di averla a Sanremo.
Un pomeriggio storico per l’Italia, che dopo tanto tempo accoglie sulla propria tv un vincitore eurovisivo per un’apparizione che duri più di due minuti, ma soprattutto, per una lunga intervista. L’Eurovision che passa davanti al grande pubblico della domenica, con le immagini della rassegna, ricordando le vittorie italiane passate e parlando anche in prospettiva futura. Un evento che dopo tanti anni l’Italia si meritava e che non hanno certo rovinato pochi fan che per il gusto di andare contro o per cercare di difendere l’indifendibile (e i loro beniamini) hanno provato ad affossare la campagna #ConchitaSanremo2015, comunque finita in top 10 nelle Tendenze Italia su Twitter.
L’INTERVISTA – Dopo le immagini della sua vittoria, col commento di Nicola Savino, si parla di Conchita Wurst e di come la sua vittoria abbia cambiato tante cose: “Soprattutto in Austria ci sono stati molti cambiamenti – spiega – in tanti pensavano che una figura femminile con la barba potesse creare imbarazzo, ma non hanno potuto fare a meno di vedermi. E hanno visto che sono io, che non lo faccio per scherzo, che se non si danneggia nessuno si può essere quello che si vuole. Non conta l’aspetto, la copertina del libro, dietro c’è dell’altro”.
Poi si è parlato del rapporto con la Chiesa Cattolica e del clamoroso sostegno che le è arrivato dall’Arcivescovo di Vienna, il cardinale Christoph Schonborn, le cui parole avevamo riferito anche noi: “Mi hanno fatto molto piacere le sue parole – ha detto la performer – perché non è così scontato ricevere complimenti da un uomo di chiesa. Personalmente credo in qualcosa, anche se non posso dirmi cattolica. La comunità LGBT ha avuto dei problemi con la Chiesa Cattolica, ma in questo parole ho sentito grande amore nei confronti di tutti e il desiderio e la volontà di rispettarci l’uno con l’altro”.
Quindi ha parlato del suo orientamento sessuale e del suo passato “Si nasce eterosessuali o gay, non è una scelta, così come si nasce con determinate caratteristiche – spiega Conchita Wurst – Quando ero bambino non avevo le parole giuste per esprimere certi sentimenti, certamente volevo fare la principessa e non il principe. E all’epoca i ragazzi avevano delle parole specifiche per definire questo bambino che si vestiva da femmina. Ho avuto dei problemi con la società, pensavo di essere in errore e che dovessi cambiare, poi ho capito che dovevo tenere conto solo di me stessa, accettarci per quello che siamo. Ai miei genitori l’ho detto solo a 17 anni, quando i miei amici già sapevano e non è stato facile, perché loro vivono in un paesino. Ho pensato che non mi avrebbero più amato invece mi hanno amato e mi amano ancora incondizionatamente. Ho detto loro che questa era la situazione e avrebbero dovuto accettarla, forse li ho un po’ sconvolti, ma loro hanno detto: l’unica cosa importante è che tu sia felice”. Poi una nota curiosa: “Quando mia madre ha saputo che mi sarei esibita sul palco in abiti femminili, mi ha detto: Senti, visto che tu li indossi solo una volta, poi me li passi quegli abiti, vero?”.
Passano messaggi a sostegno di Conchita da parte di Amanda Lear, Vladimir Luxuria e Cristina Parodi. E proprio quello della conduttrice è il più bello: “Conchita Wurst è una eroina romantica con la barba, che portava una canzone bellissima, molto tradizionale, con un look trasgressivo. Ha avuto il coraggio di mostrarsi per quello che è, ha una armonia che non offende nessuno: la bellezza è gioia, è armonia ed è meglio mostrarsi per quello che si è che inseguire modelli estetici irraggiungibili o effimeri”
Proprio il suo aspetto è stato fonte di polemica, soprattutto per gli sconfitti, che hanno cercato di attribuire la vittoria di Conchita Wurst esclusivamente alla barba: “Le affermazioni avrebbero senso se la barba fosse comparsa prima dell’Eurovision, ma in realtà Conchita Wurst esiste dal 2010, quando avevo uno show burlesque, avevo deciso di esibirmi in drag, ma di tenere anche la barba, cui ero affezionata. Certo non so se come Tom avrei vinto, non ho una presenza scenica così forte, come Tom. La barba? Non so se la taglierò mai. Magari ad un certo punto mi stancherò e lo farò, ma certo non sarò più Conchita Wurst.
Poi si parla di Sanremo: “Mi ricordo le esibizioni di Sanremo, è bellissimo – dice – Ma l’importante come sempre è divertirsi. Quindi il citato assist di Giletti, a Carlo Conti per invitarla “Magari come guest star, chissà”. Adesso la palla passa a Giancarlo Leone, direttore di Rai Uno. Chissà che il 14 febbraio non si possa davvero vederla su quel palco, magari per annunciare il nostro rappresentante a Vienna.
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