Eurovision, 15 big che hanno fallito alle selezioni nazionali

L‘Eurovision Song Contest, checché se ne dica, è sempre meta ambita. Un tempo, fino agli anni ’80, era tappa obbligata per i big anche dei grandi paesi, musicalmente parlando. Col tempo, mentre le realtà più piccole hanno continuato ad usare la rassegna come vetrina per i nomi di punta, i paesi più grandi hanno spesso utilizzato le selezioni nazionali (o le scelte interne) per proporre giovani emergenti o rilanciare artisti sul viale del tramonto o in cerca di nuova notorietà. Quando questi artisti già famosi hanno scelto di passare per le selezioni nazionali dei loro paesi, spesso hanno dovuto fare i conti con la realtà ed incassare sonore sconfitte.

Il record di mancate qualificazioni, fra i big internazionali o comunque di notevole fama, spetta agli Alcazar, che come gruppo (esclusi i tentativi dei singoli componenti) hanno provato cinque volte la scalata all’Eurovision tramite il Melodifestivalen (2003, 2005, 2009, 2010, 2014), rimediando però al massimo tre terzi posti (più un quinto e una eliminazione prima dell’approdo in finale).

La lista di flop dei big è lunghissima, noi ne abbiamo scelti 15 fra i più clamorosi. Ecco dunque il nostro viaggio nel tempo. Dove è possibile, cliccate sul titolo e potrete ascoltare la canzone “bocciata”.

Jenny Berggren

Jenny Berggren, ex Ace of Base

1- Anna Identici – Uno ha bisogno dell’altro (Svizzera 1966)

A metà degli anni ’60 Anna Identici è uno dei nomi di punta del mainstream italiano: già valletta di Mike Bongiorno e vincitrice di Castrocaro, era fresca di debutto a Sanremo e intanto si stava già facendo largo anche in Svizzera, partecipando al Festival di Zurigo (vinto nel 1965 e anche dopo nel 1967). Alla selezione nazionale elvetica va col lato B del 45 giri della canzone di Sanremo “Una rosa per Vienna”: non è noto il piazzamento, ma non vince (si impone Madeleine Pascal).

2- Rita Pavone – Dieci cuori (Svizzera 1979)

In rete c’è solo un frammento del brano, ma merita una citazione, non foss’altro per la luminosa carriera italiana ed internazionale (tuttora attiva) della cantante torinese. Già allora cittadina svizzera, la Pavone si iscrisse alla selezione nazionale con questo brano che non uscì in singolo, almeno in Italia. Fu quarta, in una selezione vinta da Peter, Sue & Marc col brano “Trodler & Co.”.

3- Samantha Fox – Go for the heart  (Regno Unito 1995)

Già sul viale del tramonto a soli 29 anni dopo i fasti degli anni ’80 e i milioni di dischi venduti con brani come “Touch me” e “Nothing’s gonna stop me now”, Samantha Fox si iscrive con lo pseudonimo di Sox alle selezioni britanniche 1995: è soltanto quinta in una selezione vinta dai Love City Groove col brano che porta il loro nome. Fiasco anche in classifica dove non va oltre la posizione 47, operazione rilancio fallita.

4- Londonbeat – I’m just your puppet on a…(string) (Regno Unito 1995)

Cinque anni prima il gruppo inglese aveva sbancato le classifiche mondiali (compresa quella italiana) con “I’ve been thinking abouy you”. Nel 1995 i Londonbeat sono ancora in piena attività ma a quell’unica vera hit hanno fatto seguito solo album dai riscontri sempre minori. Tentano il colpo alla selezione nazionale, provando a fare il verso alla canzone di Sandie Shaw che si impose nel 1967, chiudono mestamente sesti e ultimi, battuti anche da Samantha Fox.

Belle Perez

Belle Perez

5- Belle Perez – Hello World (Belgio 1999)

“Hello world” è uno dei più grossi tormentoni europei di inizio millennio. E fu battuta alla selezione belga per l’Eurovision 1999 da “Like the wind” di Vanessa Chinitor. Ma per la cantante belga di origine spagnola l’anno dopo arrivano le soddisfazioni a livello discografico: il brano ha un ottimo successo, anche da noi e traina il primo album. La Perez ritenta nel 2006, sempre in Belgio, ed è terza con “El mundo bailando”.

6- Nightwish – Sleepwalker (Finlandia 2000)

I Nightwish hanno già tre dischi di platino alle spalle nei pochi anni precedenti quando prendono parte, da favoriti, alla selezione finlandese per l’Eurovision 2000. “Sleepwalker”, nonostante la notevole prova di Tarja Turunen, la celebre frontwoman, è appena terza. Vince Nina Astrom. L’album che esce nel maggio seguente vince altri due dischi di platino.

7- The Kelly Family – I wanna be loved (Germania 2002)

Il nome forse dice poco alle giovani generazioni, ma The Kelly Family è tuttora una delle maggiori espressioni del folk pop, con oltre 20 milioni di dischi venduti nel mondo dal 1970 ad oggi. L’ensemble americana, composta tutta da esponenti della stessa famiglia di origine irlandese, concorse alle selezioni tedesche nel 2002 con una ballata pop dalle venature folk. Nonostante una notevole fan base, sono appena quarti (vince Corinna May). La loro canzone schizza in testa alle charts tedesche: “Siamo stati totalmente presi in giro”, diranno mesi dopo alla stampa.

8- David Bisbal – Corazon Latino (Spagna 2002)

A margine della finale della prima edizione di Operación Triunfo, i tre finalisti Rosa Lopez (vincitrice del talent), David Bisbal e David Bustamante si sfidano per l’Eurovision con brani inediti. Il verdetto conferma quello del talent, i due sconfitti saranno suoi coristi insieme ad altri futuri big ex concorrenti come Chenoa, Gisela e Geno Machado. Bisbal (secondo) e Bustamante sono oggi due best selling della musica spagnola nel mondo, l’album di Bisbal che contiene questo brano vende 1.7 milioni di copie e lui in carriera vincerà due Latin Grammy.

9- Scooter – Jigga Jigga (Germania 2004)

Gli Scooter sono forse il più famoso gruppo EDM d’Europa, con un successo chiaro e costante da vent’anni a questa parte e risultati di vendita importanti. Nel 2004 tentarono la strada eurovisiva con questo brano, che fu secondo dietro a Max Mutke. L’album “Mind the gap” ebbe buon successo.

David Bisbal

David Bisbal

10- Thomas Anders – Songs that live forever (Germania 2006)

La finale  tedesca del 2006 allinea i Texas Lightning (vincitori), la greca Vicky Leandros (già campionessa nel 1972) e lui, uno dei due componenti dei mitici Modern Talking, una delle band best selling d’Europa negli anni ’80. Ancora attivo, ma già da tempo lontanissimo dal mainstream, è secondo.

11- Rednex – Mama take me home (Svezia 2006)

L’Europa (Italia compresa) ricorda la band country pop svedese esclusivamente per i due singoli “Old pop in an oak” e “Cotton eye Joe”, di notevole successo discografico e commerciale (13 dischi di platino, compreso l’album). Nel 2006, dopo un singolo di buon successo in Germania, ci provano col Melodifestivalen: sono sesti. Due anni dopo ci provano in Romania: sono noni.

12- Brian Harvey – I Can (Regno Unito 2007)

Dieci anni dopo l’uscita dalla band che lo aveva reso celebre e con la quale aveva sbancato le classifiche di mezzo mondo, gli East 17, Brian Harvey è ancora a caccia di una consacrazione da solista. “I can” è una ballad in pieno stile anni ’90 e alla selezione eurovisiva arriva ultima battuta anche da un brano di un altro nome noto a caccia di rilancio, Liz Mc Clarnon delle Atomic Kitten. La selezione, per dire, è vinta dagli Scooch con “Flying the flag” (una delle peggiori canzoni britanniche mai portate in concorso).

13- Mickey Graham – Baby nothing’s wrong (Irlanda 2010)

Sciolti i Boyzone (anche se poi in parte torneranno), i componenti avevano lanciato le carriere soliste. Decisamente poco fortunata quella di Mickey Graham, che dopo un primo album non è mai decollata. Nel 2010 ci prova alle selezioni nazionali del suo Paese e sfiora la vittoria: è secondo dietro Niamh Kavanagh. È ancora fermo al primo lavoro da solista.

14- Jenny Berggren – Let your heart be mine (Danimarca 2011)

Uno dei tonfi più clamorosi è senz’altro quello della ex voce degli Ace of Base, in cerca di rilancio dopo lo scioglimento del gruppo ed una mai davvero decollata carriera solista. Svedese, si presenta alle selezioni danesi. E viene eliminata senza nemmeno raggiungere la finale.

15- Dr. Alban & Jessica Folcker – Around the world (Svezia 2014)

Era uno dei nomi più attesi del Melodifestivalen 2014, lui che a metà degli anni ’90 aveva fatto ballare l’Europa con singoli come “Look who’s talking now”, “One love”, “It’s my life” e tanti altri. Ormai ultracinquantenne, tornava sulla scena insieme a Jessica Folcker, vocalist anch’essa molto celebre nel campo della dance. Fuori al primo giro.


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Emanuele Lombardini

Giornalista, ternano, cittadino d'Europa

7 Risposte

  1. pointless_nostalgic ha detto:

    Secondo me la sconfitta più cocente fu quella the The Kelly Family. Anche perché a differenza di molti degli altri della lista, quando entrarono in competizione erano ancora ai vertici del successo. E la canzone era davvero splendida. Ricordo ancora lo shock di allora. Tifavano tantissimo per loro, la canzone ancora oggi è una delle mie preferite di sempre, delicatissima, intensa. Ma si sa, anche la storia recente dimostra che alle finali tedesche succedono cose strane…. (lei quella sera non cantò per nulla bene, va detto anche questo)…

  2. Alessandro Acq ha detto:

    Certo che venire battuto dagli Scooch con la più orrenda canzone eurovisiv di ogni tempo pensa che canzone doveva aver portato…

    • Emanuele Lombardini ha detto:

      A dire il vero, se clicchi sul titolo puoi ascoltarla…

    • pointless_nostalgic ha detto:

      Aveva un canzone bellissima! Me la ricordo bene, tutta la selezione inglese quell’anno era davvero buona e contemporanea… votarono per l’unica cosa davvero trash e con la quale si identificava la musica eurofestivaliera in quegli anni…

  3. I Rednex (o almeno tre di loro, dopo una quantità di noie legali avute dal management originale) hanno partecipato anche alla selezione rumena di quest’anno sotto il nome di CEJ (l’acronimo appunto di Cotton Eyed Joe) :)

  4. Alessandro Sanna ha detto:

    Adoro articoli come questo.

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