Eurovision 2016, The Flag Gate: infuria la polemica sulle bandiere
Cosa sarebbe l’Eurovision Song Contest senza polemiche? Da un paio di giorni il contest è nell’occhio del ciclone internazionale per il cosiddetto “flag gate”.
Di cosa si tratta? Una comunicazione interna pubblicata dall’AXS (partner dell’Eurovision per la vendita dei biglietti), relativa alle bandiere che si possono o non si possono utilizzare in qualità di spettatori all’interno dell’arena, ha generato orde di proteste da più parti.
Il fatto che tale comunicazione, che fra l’altro neanche doveva essere online come dichiarato successivamente dall’EBU tramite la propria pagina Facebook, sia stata rimossa, non ha spento i fuochi, in quanto ancora si trovano copie della stessa documentazione in giro per i social, Twitter in particolare.
Fatte salve le regolamentazioni in materia di dimensioni, era allegata al foglio una lista (che potete vedere qui sopra) di bandiere da non introdurre nell’arena, in cui venivano ritratti i vessilli di: Kosovo, Nagorno-Karabakh, Paesi Baschi, ISIS, Crimea, Palestina, Repubblica di Donetsk, Cipro del Nord, Transnistria. Non solo: si citava il fatto di non utilizzare “per scopi politici” altri tipi di bandiere, per esempio la celeberrima bandiera coi colori dell’arcobaleno che da tempo simboleggia il mondo LGBT, o quella dell’Unione Europea. Ma andiamo con ordine.
- I Paesi Baschi. Non appena s’è saputo che la celebre ikurriña, era indesiderata, in Spagna si è scatenata una protesta di dimensioni tali da arrivare fino in Parlamento: il punto, semplicissimo, è che la bandiera basca è legittima, non essendoci nessun divieto al suo uso nella Costituzione spagnola. In proposito hanno parlato Íñigo Urkullu, storico capo del Partito Nazionalista Basco, e il ministro degli Esteri Josè Manuel Garcia Margallo. Il primo ha ventilato l’ipotesi di ritiro della Spagna dal concorso, il secondo ha chiesto all’ambasciatore spagnolo in Svezia e al presidente della RTVE di trovare una soluzione al problema. La questione si è risolta con l’eliminazione del divieto di uso dell’ikurriña e con le scuse da parte dell’EBU alla Spagna.
- Il Kosovo. La situazione in questo caso è un po’ particolare, perché implica il fatto che ci siano alcuni Paesi partecipanti all’Eurovision che non riconoscono il Kosovo quale Stato indipendente (Armenia, Azerbaijan, Bielorussia, Cipro, Georgia, Grecia, Israele, Moldavia, Russia, Spagna e Ucraina). È comunque vero che oltre 100 Stati, ad oggi, hanno pienamente riconosciuto ai kosovari lo status di popolo sotto una sola bandiera, ma qui si entra in un campo estremamente complesso e che vede tanti fattori in gioco. Rimane il fatto che i tg kosovari hanno reagito con estrema negatività alla notizia.
- La Crimea. Il vice primo ministro ucraino Vyacheslav Kyrylenko ha twittato parole di fuoco nei confronti dell’EBU, chiamando il concorso “Russiavision”. Secondo il politico, il divieto di portare in arena la bandiera tatara della Crimea, presuppone che gli organizzatori del concorso abbiano di fatto riconosciuto l’annessione del territorio alla Russia, vicenda che ha riempito pagine di cronaca di giornali non molto tempo fa. Sembra inoltre che la cantante Jamala, in gara per l’Ucraina, avesse intenzione di portare in scena propria una bandiera della Crimea ricamata a mano da un fan…
- La Palestina. Anche qui, è partita in direzione EBU una richiesta di scuse per l’inserimento della bandiera nella black list.
- La bandiera rainbow della comunità LGBT. S’è detto e scritto di tutto, perciò occorre fare un po’ d’ordine. Innanzitutto, è ammesso sventolarla, come sempre accaduto fino a oggi. Il punto è che la policy, così com’era stata pubblicata, includeva nel mini-calderone non solo la bandiera arcobaleno, ma anche la bandiera dell’Unione Europea: si leggeva infatti “Le bandiere rainbow e dell’Unione Europea saranno tollerate a patto che, a discrezione degli organizzatori, non siano usate per mandare un messaggio politico durante lo show. In particolare, gli organizzatori richiamano caldamente la comunità dei fan all’apprezzamento e rispetto della natura non politica dell’Eurovision Song Contest“. Molti giornali internazionali hanno pubblicato la notizia secondo la quale l’EBU avrebbe vietato lo sventolare delle bandiere arcobaleno durante l’esibizione della Russia, ma in realtà tale notizia apparirebbe priva di reale fondamento.
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Ma sono d’accordo, che le abolissero. Rovinano le inquadrature – per non parlare del martellone gonfiabile israeliano che ha impallato i cantanti per diverse edizioni. Siamo stati per oltre 40 anni senza bandiere e ci siamo divertiti lo stesso.
Per voler regolare tutto si sono andati a cacciare in un bel ginepraio…
Ma lo sanno all’ EBU e dintorni che la bandiera dell’Unione Europea è obbligatorio che sia esposta sempre a fianco di quella nazionale nei 28 paesi ? Poi mettere sullo stesso piano quella dell’ Isis con le altre…
Una delle componenti gioiose dell’Eurovision consiste nel fatto che ognuno possa sventolare la propria bandiera e, se anche tramite quella potrebbe esprimere un concetto politico, rientrerebbe nella libertà che contraddistingue la manifestazione. Diverso se fossero vessilli di partiti politici, ma non mi sembra di vederne in quelle vietate.