Irlanda, il coro dei senzatetto di Cork e un sogno: l’Eurovision

L’Eurovision Song Contest è stato spesso palco attraverso il quale mostrare la varia umanità e lanciare messaggi di speranza e riscatto.

Basti citare, ad esempio, la partecipazione delle cantanti non vedenti Corinna May (Germania 2002) e Diana Gurtskaya (Georgia 2008) o dell’artista polacca Monika Kuszynska, divenuta nel 2015 la prima concorrente paraplegica del concorso.

Nella prossima edizione della kermesse musicale, attesa a maggio 2017 in Ucraina, un ensemble molto particolare potrebbe calcare il calco in rappresentanza dell’Irlanda: l’High Hopes Choir di Cork.

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Rosie McKenna, Paul Deegan, l’autore Fabrice Fortune, Caitriona Twoley, Philip A. McCarthy e Riva Lawlor dell’High Hopes Choir di Cork / Foto di Eddie O’Hare dall’Evening Echo

Composto da persone senza fissa dimora, con corrispettivi a Dublino e Waterford, tutti creati da David Brophy, direttore dell’orchestra della tv pubblica irlandese RTÉ, l’High Hopes Choir è attualmente al lavoro con il cantante e musicista francese Fabrice Fortune, entrato in contatto con il coro dopo aver impartito lezioni gratuite di chitarra nella mensa Penny Dinners di Cork.

Fabrice afferma con entusiasmo all’Evening Echo:

“Ho pensato fin da subito che fosse una buona idea. È bello essere ambiziosi e positivi. Dopo tutto, non dovremmo tutti puntare in alto nella vita? I membri del coro scriveranno la loro canzone da soli, io sarò affianco a loro per aiutarli. Ogni membro darà il suo apporto per completare il brano, che avrà un profondo significato e rifletterà il vissuto di ognuno”.

Paul Deegan, membro del coro, spiega l’obiettivo della possibile partecipazione:

“Non vogliamo essere solo una novità. Il nostro è uno sforzo sincero e abbiamo intenzione di lavorare molto duramente. Vogliamo riportare il cuore all’Eurovision. Ho perso solo tre edizioni del concorso nella mia vita, come spettatore, e guardandolo negli anni è palese quanto sia diventato commerciale. Rappresentare l’Irlanda sarebbe edificante non solo per noi ma per l’intera nazione. Sarebbe bellissimo sapere che i senzatetto in ogni rifugio e ostello irlandese siano seduti a guardare la nostra esibizione in tv. Non significherebbe solo cantare una canzone, ma raccontare una storia”.

E aggiunge, ripercorrendo le tappe della sua vita:

“Dormivo ogni giorno per strada cercando di sopravvivere. Quando sei un senzatetto la tua vita è perennemente a rischio. Vorremmo rendere il mondo un posto più inclusivo e per questo motivo la nostra speranza non è mandare un messaggio ma essere il messaggio. La musica abbatte le barriere e se raggiungessimo il nostro obiettivo potremmo diventare fonte d’ispirazione. Anche se non riuscissimo a spingere altri senzatetto a cantare, potremmo essere un modo per dar loro forza affinché trovino un altro modo per andare avanti nella vita”.

L’High Hopes Choir in passato si è messo in mostra esibendosi sulle note di Ireland’s Call, l’inno della nazionale di rugby irlandese, e Amhrán na bhFiann, l’inno nazionale irlandese, di fronte a migliaia di persone all’Aviva Stadium di Dublino.


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Una risposta

  1. escfan ha detto:

    Onestamente non credo proprio che il contest sia diventato così commerciale(basti vedere chi ha vinto quest’anno)…certo,non è più una serata “più tranquilla”come negli anni ottanta e nemmeno un galà come nei cinquanta-sessanta,se è questo che Paul intende,ma un evento più scenografico.Vogliono riportare il cuore all’Eurovision?Perfetto,facciano pure,ma non è mai andato via! :) Da una decina d’anni è anche al centro del logo.

    Comunque,supporto quest’idea.Queste persone si portano dietro una storia difficile da cui si può imparare e,come mi è successo con 1944,trarre lezioni inaspettate.Sono inoltre curiosa di vedere se sono davvero talentuosi.

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