Eurovision 2017, seconda giornata di prove: Grecia e Armenia al top, Islanda sottotono
Report Live da Kiev | Seconda giornata di prove in Ucraina per i cantanti che si esibiranno nella seconda metà della prima semifinale dell’Eurovision Song Contest 2017. Di seguito il resoconto della giornata, con qualche anteprima di tutte le performance e le impressioni della sala stampa di Kiev. Dall’Italia, potremo seguire queste esibizioni il 9 Maggio, in diretta su Rai4.
Apre la giornata di prove “This Is Love” di Demy. L’artista greca parte cantando in una atmosfera più pacata, dove domina lo sfondo composto da scintille che cadono, a ricordare i versi della canzone. Con l’aumento del ritmo, Demy sale su una piattaforma dotata di fontana ed è raggiunta da due ballerini che si muovono in una piccola piscina. Un grande lavoro di regia supporta la coreografia, insieme a proiezioni olografiche su uno schermo a fronte della cantante portato sul palco durante la performance. La Grecia si conferma una nazione che sa come costruire una esibizione eurovisiva convincente: qualcuno si sbilancia parlando di winning performance, ma occorre ricordare che la canzone non sembra essere alla stessa altezza.
La polacca Kasia Moś non è sola sul palco, ma con lei c’è un violinista. La performance è semplice e pulita (forse troppo), ma la voce della cantante è impeccabile. La parte maggiormente degna di nota è il finale di “Flashlight”, dove sullo sfondo appare, tra stelle e costellazioni, la parola “Freedom”, tradotta in svariate lingue europee. Sarà anche quest’anno un Michał Szpak bis? Non sembra proprio…
Si torna a ritmi decisamente uptempo con la Moldavia, che porta sul palco i già noti Sunstroke Project. La loro “Hey Mamma!” è un concentrato di energia, accentuato anche dalla coreografia – già vista alla finale nazionale – che i tre portano sul palco, insieme alle coriste vestite da sposa. La performance sopra le righe è coronata dalle gigantografie a schermo dell’ormai famosissimo “Epic Sax Guy“, e dai testi-cartoon della parola “Mamma” sullo sfondo. Il risultato finale è divertente e d’impatto, dal facile passaggio in finale.
Quarta in scaletta è Svala, la rappresentante dell’Islanda. Altissime le attese per l’interprete dall’importante carriera, un po’ deluse fin dalle primissime prove. Infatti, la performance non ha colpito nessun giornalista della sala stampa: c’è chi parla di Barbara Dex Award, chi non è impressionato dalla scenografia semplice e chi si sbilancia nel giudicarla come “non-qualifier”. In effetti, nonostante l’atmosfera sia decisamente futuristica e sia presente un gran lavoro tra luci, laser blu, un vestito bianchissimo e uno sfondo di forme chiare e spigolose in forte risalto sul fondale scuro, la resa finale è un po’ al di sotto delle aspettative, anche se le abilità vocali rimangono indiscusse.
Dopo la pausa pranzo, Martina Bárta sale sul palco dell’Eurovision presentando per la prima volta la sua “My Turn”. La performance comincia a lato del palco, dove la cantante è seduta. Nel corso dell’esibizione, Martina si sposta fino a portarsi in posizione frontale. Sullo sfondo si alternano diverse immagini tratte dal video ufficiale della canzone. I colori selezionati per l’arena sono oro, blu e viola, scelta abbastanza sorprendente per la canzone dall’atmosfera intima, così come colpisce l’outfit dorato della cantante ceca.
A seguire Hovig, la cui performance di “Gravity” pare prendere in prestito elementi da passate esibizioni eurovisive. La tonalità scelta è il bianco, a contrasto con l’outfit nero di cantante e ballerini. La coreografia, fatta di movimenti inusuali, sembra in parte ispirata a quella del partecipante belga all’Eurovision 2015 Loic Nottet, anche se il cipriota pare faticare a seguirla, perdendo pure la concentrazione e il controllo della voce. Sul finale, Hovig si sdraia a terra, in un vortice ricreato digitalmente sul pavimento del palco, a ricordare, stavolta, le scelte stilistiche di Sergey Lazarev lo scorso anno. Nonostante le grandi potenzialità, il risultato è un po’ confusionario: c’è ancora tanto lavoro da fare.
Il sound dell’Armenia è estremamente etnico e caucasico, così come lo sono i movimenti delle due ballerine che accompagnano Artsvik durante la performance. Il risultato finale è estremamente professionale, e pare aver mutuato diversi elementi che hanno reso efficace la esibizione dello scorso anno di Iveta Mukuchyan: inquadrature rapide e uno storyboard studiato al millesimo di secondo rendono il tutto molto coinvolgente. Il colore prevalente è il viola, a contrasto con i vestiti di scena neri. E la performance vocale è perfetta.
Dopo il break pomeridiano, riprendono le prove con Omar Naber, il rappresentante della Slovenia. Con “On My Way”, per la prima volta viene sfruttata in pieno la tecnologia del chandelier – così la chiamano gli organizzatori – ossia quella serie di elementi sospesi al centro del palco (schermi, fari di varia tipologia) in grado di muoversi e disporsi a piacimento nello spazio. Infatti, durante l’esibizione, il cantante – solo sul palco – si porta al centro degli schermi mobili, che successivamente si alzano per seguire il crescendo della musica. La performance è estremamente classica, con prevalenza dei colori blu e bianco, ma la buona interpretazione vocale e l’energia della ballad potranno aiutare la qualificazione slovena alla finale.
L’impressionante staging della Lettonia chiude la seconda giornata di prove. I Triana Park propongono una esibizione sostanzialmente molto simile a quella della finale nazionale, ma potenziata grazie alle possibilità che l’immenso palco di Kiev può offrire. Mentre le strofe presentano una scenografia in bianco e nero, sui ritornelli non si fa spreco di colori accesi, tendenti al neon, e di effetti speciali – come i getti di CO2 – per catturare l’attenzione. La performance vocale della frontwoman Agnese, sul palco con gli altri membri della band, è piuttosto buona, e il viaggio psichedelico potrebbe piacere sia a pubblico che giurie.
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