Eurovision 2017, quinto giorno di prove: male il Belgio, sale la Finlandia
Report Live da Kiev | Secondo giro di prove individuali per quindici dei diciotto partecipanti alla prima semifinale dell’Eurovision 2017 in onda dall’International Exhibition Centre di Kiev. I cantanti che potremo vedere in diretta su Rai 4 il prossimo 9 Maggio (con commento di Diego Passoni e Andrea Delogu) hanno oggi avuto a disposizione 20 minuti per condurre le ultime prove, in attesa di quelle generali della prossima settimana.
Di seguito, oltre alle nostre impressioni su ogni cantante, potrete trovare un breve estratto della resa televisiva di ognuna delle esibizioni, reso disponibile dagli organizzatori e diffuso sul web.
Apre la giornata la Svezia che, con Robin Bengtsson, offre una esibizione da manuale: ormai l’impressione è però quella di una performance fredda e costruita. Non ci saranno problemi per il passaggio in finale, ma anche lo stesso Robin, in conferenza stampa, ha affermato di non attendere un risultato così clamoroso come alcuni – invece – pronosticano.
Segue Tamara Gachechiladze: vocalmente impeccabile, l’esibizione nel complesso non appare sufficientemente forte per procedere alla finale, anche se le voci in sala stampa sono contrastanti. Stesso giudizio per l’albanese Lindita, che offre una coreografia più elaborata della georgiana, ma forse non all’altezza dell’accesso alla serata conclusiva.
Disappunto per la performance di Isaiah. L’australiano mette in scena un allestimento semplice, controbilanciato però da un eccessivo impiego di manierismi e cambi di tonalità durante il canto. Passaggio in finale molto probabile, ma non all’altezza delle passate partecipazioni dell’Australia.
La cocente delusione arriva soprattutto per “City Lights” di Blanche. Oltre a riconfermare tutte le perplessità della prima prova, la rappresentante belga continua ad essere totalmente inespressiva e goffa nei movimenti. Il vestito di scena su cui il team ha optato – un outfit bianco con farfalle glitter, quasi da damigella d’onore – risulta inadatto alla tipologia della canzone. E le quote della cantante peggiorano sempre più, trascinandola in un vortice che potrebbe renderle difficile anche il solo passaggio in finale.
Performance pressoché invariata per il Montenegro: Slavko Kalezic offre un risultato sopra le righe, coinvolgente, ma allo stesso tempo un po’ confusionario e a tratti esagerato. La qualificazione non è per niente scontata, penalizzata forse dall’estremo osare del cantante, ma valorizzata dalla buona performance vocale nonostante i mille movimenti.
Discorso a parte per i Norma John, che stanno guadagnando terreno dopo ogni prova. Il duo rivela una forte empatia sul palco, la voce di Leena si conferma assolutamente perfetta e cristallina. L’interpretazione sentita, unitamente a un lavoro di luci e grafiche sobrio – ma ben studiato – cattura il favore della stampa e un posto in finale assicurato.
Intonazione non perfetta per l’azera Dihaj, calante negli acuti. La messinscena è sicuramente una delle più elaborate viste finora, forse anche troppo complessa per il pubblico, ma certamente d’impatto. Se siete preoccupati per la testa di cavallo: non temete, è rimasta in scena.
Continua invece la presenza di Luisa Sobral, al posto del fratello Salvador. La performance è tanto semplice quanto commovente, resa ulteriormente intima dall’aggiunta di qualche ripresa più ravvicinata. Nessun cambiamento di scenografia, totalmente blu su una foresta quasi incantata di sfondo. E la scelta di cantare sul piccolo palco in mezzo al parterre potrebbe rivelarsi vincente.
Demy porta a casa una performance gradita dalla sala stampa, che conferma la Grecia un paese che sa come approcciarsi all’Eurovision. Anche se la canzone rimane più debole rispetto alla scenografia, il lavoro di telecamere, la coreografia con piattaforma sopraelevata e gli elementi acquatici favoriranno il passaggio in finale. Meno convincente l’impiego degli ologrammi e i livelli audio (i cori sono decisamente troppo alti).
Miglioramenti per l’esibizione della polacca Kasia Mos, sia nelle inquadrature, che nello sfondo, con un cambio d’abito per testare una seconda soluzione sui costumi di scena. Una canzone non semplice per una voce molto buona: difficile prevedere se passerà o meno.
I Sunstroke Project fanno ballare tutti con il kitsch di “Hey Mamma”, sostanzialmente invariata rispetto alle scorse prove. La Moldavia si qualificherà senza troppi problemi, forte di un intenso lavoro di grafiche, inquadrature e balletto ormai collaudato già nella finale nazionale del paese.
Più problematica la situazione di Svala: il brano dell’islandese rimane uno tra i più moderni in gara, ma lo staging è forse un po’ troppo vuoto. Bisogna ricordare, però, che la performance vocale è assolutamente impeccabile, e il vestito bianchissimo con l’ampia scollatura attira l’attenzione.
Martina Bárta è forse la più debole della giornata. Rimane la controversa scelta dell’outfit color metallo, in un contesto abbastanza vuoto, che renderà complicato l’accesso in finale della Repubblica Ceca, specie se l’intonazione rimarrà incerta come oggi. Grandi miglioramenti invece per il cipriota Hovig, che è parso molto sicuro nella coreografia – la quale ha subito piccoli cambiamenti al fine di renderla più scorrevole – e più preciso nel canto. Ancora necessario qualche aggiustamento di inquadratura, ma nel complesso appare infinitamente più convincente rispetto alla prima prova.
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