UE e Comunità internazionale insieme per salvare il servizio pubblico bosniaco
Riformare le leggi dei media e garantire un finanziamento adeguato e sostenibile per il servizio pubblico, al fine di evitare le recenti situazioni che hanno portato al collasso, poi in quale caso parzialmente rientrato, in Grecia, Israele e Romania, ma soprattutto in Bosnia Erzegovina, che rischia di diventare il primo paese europeo senza un servizio pubblico radiotelevisivo nazionale (anche Lussemburgo, ha nell’ambito della privata RTL, Telé Letzeburg che svolge funzioni di servizio pubblico in lingua nazionale e anche TMC, l’emittente monegasca, benchè di proprietà del gruppo TF1, è finanziata in parte dal Principato e per conto di esso svolge servizio pubblico).
Di questo si è parlato in una conferenza internazionale organizzata dalla EBU negli uffici della tv bosniaca BHRT, padrona di casa, insieme all’associazione dei giornalisti bosniaci, il Consiglio d’Europa, la rappresentanza Osce sulla libertà dei media, la federazione europea dei giornalisti e l’organizzazione dei media del sud est europeo.
Una vera e propria ‘chiamata alla mobilitazione’ per evitare una fine segnata dalla fortissima frammentazione politica che ha spaccato il servizio pubblico bosniaco nella sua forma attuale (BHRT, RTVFBiH in lingua croata e bosniaca e RTRS, la tv dei serbi di Bosnia), bloccando anche le riforme alla legge sui media inizialmente previste. In questo contesto, BHRT ha accumulato debiti per circa 20 milioni di euro nel corso di molti anni.
L’evasione del canone, un sistema di raccolta debole e consistenti arretrati di pagamento dai partner televisivi regionali hanno esposto BHRT alla minaccia di una imminente chiusura. Il modello per la raccolta del canone in Bosnia- attraverso bollette telefoniche – è scaduto un anno fa e il Governo non è stato in grado di accordarsi su una soluzione a lungo termine per il finanziamento del servizio pubblico
Il crollo del servizio pubblico in Bosnia avrebbe un effetto devastante, non solo sul sistema dei media, ma su una società già spaccata dalle diverse etnie. A questo proposito, in una delle sue ultime uscite da direttore generale della EBU, Ingrid Deltenre aveva detto:
“Un forte servizio pubblico è il fondamento della società democratiche. Esortiamo le autorità bosniache ad adottare misure urgenti per salvaguardare il futuro del servizio pubblico, affinchè possa svolgere un ruolo attivo nel promuovere e rafforzare la democrazia, promuovere la tolleranza etnica e garantire coesione sociale
A testimonianza dell’importanza transnazionale della questione, la vicenda è arrivata intanto anche al Parlamento Europeo, del quale ovviamente la Bosnia non fa parte non essendo (ancora) membro UE: 24 membri del Parlamento Europeo hanno sottoscritto una lettera per invitare le autorità bosniache a soddisfare gli standard richiesti da Unione Europea e Consiglio d’Europa (l’organizzazione internazionale il cui scopo è promuovere la democrazia, i diritti umani, l’identità culturale europea e la ricerca di soluzioni ai problemi sociali in Europa, del quale invece la Bosnia è membro) assicurando il finanziamento del servizio pubblico entro la fine di giugno.
In particolare, gli europarlamentari scrivono:
Un crollo dell’emittente nazionale pubblica è inaccettabile per un paese membro del Consiglio d’Europa e sta avviando le trattative per l’adesione nell’Unione europea. La Bosnia Erzegovina rischia di diventare l’unico paese europeo senza un emittente di servizio pubblico, cosa contraria ai valori e agli standard europei.
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