Intervista a Giovanni Caccamo: “Il mio auspicio per l’Eurovision? Un’istantanea che rappresenti l’Italia”

Dal 6 febbraio lo vedremo sul palco del Festival di Sanremo 2018. Giovanni Caccamo si prepara ad affrontare la sua terza avventura al Teatro Ariston, dopo la vittoria fra le Nuove Proposte del 2015 e la medaglia di bronzo l’anno successivo in coppia con Deborah Iurato.

Abbiamo incontrato il cantautore siciliano negli studi della Sugar Music a Milano per una chiacchierata. Tanti gli argomenti toccati: il brano in gara, “Eterno“, incluso nell’album omonimo in uscita il 16 febbraio, il duetto del venerdì sera con la collega e amica Arisa, le aspettative riguardanti l’Eurovision Song Contest.

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Terzo festival, terzo album. Cosa ti ha portato a presentare “Eterno”?

Tutto l’album nasce dall’esigenza di riuscire a sintetizzare la mia anima in otto brani. Una sfida ardua perché poni involontariamente sempre dei filtri nelle canzoni che scrivi. Ma penso di esserci riuscito. “Eterno” è la punta dell’iceberg, la canzone paladina di questo viaggio.

L’album nasce dall’amore. Sono follemente innamorato, è un vento di positività che mi ha travolto, arrivato dopo la negatività legata alla perdita di mio papà, alla sofferenza, al cancro, riflessioni varie che ho incluso nel primo album. Nel secondo album c’era invece la speranza. Adesso è luce pura. Quello che farò a Sanremo, salendo su quel palco e interpretando questo brano, è illuminare i cuori, l’animo.

Una canzone nata con un titolo diverso…

Il titolo iniziale del brano era “L’amore può salvare”. Una delle mie sfide quando scrivo un brano è trovare la parola ideale che racchiuda il concetto, in tutto e per tutto. Nei primi due album non ce l’ho fatta, stavolta sì. “Eterno” è la parola che racchiude un po’ tutto: l’amore vero, la vita, la spiritualità, il silenzio. Tante cose a me care.

Il debutto e la vittoria nelle Nuove Proposte nel 2015, un primo Festival fra i Campioni in coppia con Deborah Iurato nel 2016, ora torni fra i “grandi” da solista. Cosa cambia nel tuo approccio alla kermesse?

È cambiata la mia energia, me ne sono reso conto dopo le prove a Roma. Il primo festival ero terrorizzato, il secondo c’era comunque una paura, l’ansia di essere tra i Big. Questa volta ho percepito un entusiasmo con me stesso, è come se avessi voglia di salire sul palco, puntare quella telecamera e raccontare questa luce. Non mi interessa la gara in sé, mi interessa riuscire a colpire il cuore delle persone. Non di tutti, ovviamente, ma di una percentuale.

Hai vissuto due gestioni sanremesi di Conti, ora è il turno di Baglioni. Che differenze hai notato nei due direttori artistici?

La cosa che ho sempre apprezzato di Carlo Conti è la meticolosità, la precisione in ogni dettaglio televisivo. Ogni esibizione è come se fosse un quadro, c’erano addirittura delle grafiche che andavano dietro e che accompagnavano l’artista.

In Claudio Baglioni ho visto una grande responsabilità musicale, un’attenzione all’orchestra, ai brani, all’aspetto più artistico. Sicuramente televisivamente è più uniforme, tendenzialmente le luci e le scenografie sono gli strumenti che verranno utilizzati per tutti durante l’esibizione. Presuppongo un grosso impegno nella scelta del cast e nella scelta delle canzoni. La sua premura massima al lato artistico, alla direzione musicale.

Archiviate le cover, la serata di venerdì 9 febbraio vedrà ogni Campione in gara cantare il proprio brano con un altro artista. Con te ci sarà Arisa, collega di etichetta discografica ma non solo…

La prima volta che ho visto Arisa è stata tre secondi prima di salire sul palco e cantare “Ritornerò da te” alla finalissima di Sanremo Giovani nel 2015. Era seduta su una cassa dietro le quinte, ciondolava con le gambe e mi diceva “Di che ti preoccupi? Tu vincerai!”. Lì per lì, scaramanticamente, ho fatto i miei scongiuri.

Subito dopo ci siamo rivisti a Milano, siamo diventati amici. Spero di fare quest’anno quello che è riuscita a fare lei con “La notte”, parlare al cuore delle persone. Ricordo che quell’esibizione mi catturò, è stata magnifica.

Ci hai raccontato come nasce l’album “Eterno” da un punto di vista autorale. Musicalmente cosa dobbiamo aspettarci da questo nuovo disco?

È un album che nasce piano e voce, prodotto da Taketo Gohara. La bellezza di questo produttore, che seguivo da tempo, è stata quella di riuscire a identificare l’embrione, l’essenza di ogni brano e amplificarlo, dove necessario. Tendenzialmente, la cosa che si fa, e me ne rendo come autore scrivendo per altri, è quella di ricevere il provino piano e voce, accantonarlo e ricreare la canzone.

Lui invece è partito da questo scheletro, riconoscendo nel piano e voce la mia dimensione ideale, e ha aggiunto un’orchestra magnifica. Siamo stati ad Abbey Road a registrare, è un album molto suonato, acustico. Spero possa parlare a ognuno in intimità.

La Sugar è stata la casa discografica legata al nostro ritorno in gara all’Eurovision nel 2011, con Raphael Gualazzi. Ai tempi fu dedicato molto tempo alla promozione mirata del nostro rappresentante, un ottimo lavoro della Caselli, visti poi i risultati.

Speriamo che Caterina Caselli possa fare la stessa cosa anche quest’anno! (ride, ndr). L’Eurovision lo seguo dal 2011, da Raphael. Tra l’altro ho un caro amico, sloveno che lavora a Milano, che ne è veramente appassionato.

La musica è sempre lo specchio di una realtà, di un momento. L’Eurovision è anch’esso uno specchio, riesce a fotografare in musica il momento che stiamo vivendo oggi. Istantanee del mondo, dell’Europa, dell’Italia. Quindi il mio auspicio è che possa arrivare lì una canzone che ben rappresenti il sentimento che l’Italia sente più vicino a sé per essere rappresentato su quel palco.

Cosa ne pensi dell’ultimo vincitore della kermesse, il portoghese Salvador Sobral, e del suo brano “Amar pelos dois”?

La vittoria di Salvador Sobral è un’inversione di tendenza. Mi ha colpito molto perché immagino, conoscendo le dinamiche discografiche, che alla base della sua partecipazione molti gli avranno detto di non andare a cantare quel pezzo all’Eurovision. “Amar pelos dois” parte da una grossa verità, la sua storia, la sua sofferenza, la sua malattia. La verità colpisce e vince sempre su tutti.

Oltre a Sanremo, gli spettatori possono già vederti alle prese con un altro ruolo televisivo. Da qualche mese sei impegnato come coach ad Amici.

Inaspettatamente ho ricevuto una chiamata da Maria De Filippi che mi chiedeva un supporto, essere una sorta di mentore per questi ragazzi. Ha scelto tre giovani artisti under 30 (gli altri sono Annalisa e Michele Bravi, ndr) che potessero essere uno specchio psicologico, artistico. Quello che faccio è mettermi a disposizione, una volta a settimana, per questi ragazzi, con la mia esperienza, quello che ho vissuto. Nella speranza che possa essere utile.

Ti vedremo anche al serale?

Questo ancora non lo so, ma fino al 31 marzo ci sono.

Leggi tutte le nostre interviste ai protagonisti di Sanremo e dell’Eurovision!

GIOVANNI CACCAMO – ETERNO

Sento che in questo momento 
Qualcosa di strano, qualcosa di eterno 
Mi tiene la mano 
E tutte le pagine di questa vita 
Le ho tra le dita 
Prendimi la mano scappiamo via lontano 
In un mondo senza nebbia, in un mondo senza rabbia 
Chiusi dentro di noi, insieme io e te per sempre
Senza volere niente, a parte questo nostro naufragare e non cercare niente 
Più niente a parte noi 
E non capire niente, a parte che l’amore può salvare e non volere niente 
Soltanto gli occhi tuoi, per sempre gli occhi tuoi. 

Penso che questo momento rimanga nel tempo 
Rimane da solo, rimane un regalo, 
Rimane un tesoro che non potrò mai lasciare 

Prendimi la mano scappiamo via lontano 
In un mondo senza nebbia, in un mondo senza rabbia 
Chiusi dentro di noi, insieme io e te per sempre
Senza volere niente, a parte questo nostro naufragare e non cercare niente 
Più niente a parte noi 
E non capire niente, a parte che l’amore può salvare e non volere niente 
Soltanto gli occhi tuoi, per sempre gli occhi tuoi. 

Siamo distanti dagli altri come stelle, siamo la stessa pelle 
Siamo senza un addio, siamo bellezza che libera nell’aria 
Onde sulla sabbia nella stessa direzione, senza lasciarsi mai 
Senza lasciarsi mai, senza volere niente, senza cercare niente. 
E non capire niente, a parte che l’amore può salvare, non volere niente 
Soltanto gli occhi tuoi, 
Per sempre tuoi. 

Sento che in questo momento 
Qualcosa di strano, qualcosa di eterno 
Mi tiene la mano 
E tutte le pagine di questa vita 
Le ho tra le dita.

 


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