Eurovision 2018, intervista agli AWS: “Il nostro messaggio? Non sprechiamo la vita”
I microfoni di Eurofestival News questa volta hanno raggiunto la band che rappresenterà l’Ungheria, gli AWS, i cui membri principali hanno iniziato la loro carriera musicale da adolescenti nel 2006.
Con dodici anni di intense tournée in Ungheria e all’estero, tre album, numerosi video musicali e ottimi riscontri da parte di professionisti e fan, sono diventati una delle band più ricercate dal vivo della scena metal ungherese. Recentemente hanno iniziato a scrivere testi in ungherese dato che ritengono di trasmettere i loro concetti in modo molto più efficace in questo modo.
Saranno in gara con il brano che fino a qualche settimana fa era il brano più ascoltato in Ungheria, Viszlát nyár che tradotto significa Arrivederci Estate nella seconda semifinale del 10 maggio con diretta RAI4 dalle 21 e Italia avente diritto di voto.
Innanzitutto grazie per la disponibilità. Partiamo dalle origini: avete fondato la band nel 2006, come vi siete conosciuti? Perché questo nome della band? Cosa significa?
Nessuno lo sa davvero! Forse è Actual Waltz Show? Siamo una band composta da cinque membri che suona metal moderno. Abbiamo fondato gli AWS quando eravamo nella stessa scuola superiore nel 2006. Condividevamo un interesse per la musica, sia in cosa ascoltavamo si in cosa creavamo.
Avevamo suonato insieme in diverse band prima degli AWS e abbiamo visto che non solo lavoravamo bene insieme, ma anche che ci divertivamo molto, quindi non si trattava del fatto che stavamo formando una band insieme dal nulla. Siamo cresciuti ascoltando i Metallica, i Korn, i System of a Down o i Linkin Park (oltre ad alcune grandi band ungheresi come i Su-per-butt, i Subscribe o gli Isten Höta Mögött): queste band ci hanno ispirato molto.
Abbiamo iniziato con testi in inglese (album Fata Morgana), ma poi passati all’ungherese (gli album ÉGÉSFÖLD e Kint a vízből ). Abbiamo pubblicato finora tre album e stiamo lavorando al quarto. Abbiamo girato l’Ungheria molte volte e abbiamo anche suonato in Europa, ad esempio abbiamo suonato di recente a Londra.
Ora siete in cinque, inclusi quattro fondatori, Örs Siklósi, la voce, Bence Brucker e Dániel Kökényes per la chitarra elettrica, Áron Veress per la batteria, e l’aggiunta dello scorso anno, Soma Schiszler per il basso. Ma nella vostra storia c’erano altri quattro componenti: Marcell Varga, Gergő Varga, Ákos Illisz per il basso e Bence Petrik per il sintetizzatore. Puoi raccontarci brevemente la storia di ognuno di voi? Perché questi abbandoni?
Abbiamo iniziato la nostra band in giovane età e alcuni dei nostri membri hanno scelto un altro stile di vita e hanno iniziato a lavorare seri o hanno formato una famiglia. Noi invece? Vediamo… Dani è sempre in ritardo ovunque andiamo. Roni rovina tutto, ma è davvero fortunato e non gli succede mai niente di male. Bence è il capo. La ragazza di Örs lo chiama Pocok (che in ungherese significa marmotta, ndr). Il carattere di Soma è piuttosto debole. Questo sono gli AWS in poche parole.
In dodici anni avete preso parte a molte competizioni, quale ricordate con maggior affetto (esclusa la vittoria di quest’anno ad A Dal)?
Il primo Emergenza Festival (il più grande contest del mondo dedicato alla musica emergente, ndr) è stato il momento in cui ci siamo resi conto che questa musica poteva essere qualcosa di serio. Inoltre, ancora non sappiamo fino ad oggi chi ha fatto domanda per il concorso a nome nostro. (ridono) Ma lo abbiamo fatto molto bene, da lì abbiamo iniziato a costruire la nostra band in modo più serio.
Passiamo all’Eurovision. Vedendo la reazione che avete avuto all’annuncio della vittoria di A Dal del 2018 non ve l’aspettavate! Vi aspettavate invece il supporto di altre band ungheresi come i Tankcsapda e i Road to Kill With Hate?
Lo speravamo e fortunatamente è successo. La scena underground ungherese è molto vivace e il nostro ottimismo ha dimostrato che avevamo ragione.
Cosa pensi del fatto che il rock non abbia mai avuto un grande successo all’Eurovision (escludendo la vittoria dei Lordi)? Considerando questo, perché avete scelto l’Eurovision per mostrare la vostra canzone?
Non avevamo mai pensato che l’Eurovision fosse un’opzione per noi. Abbiamo preso parte ad A Dal (lo spettacolo di preselezione ungherese per l’Eurovision) per mostrare la nostra musica ad un pubblico più ampio. Non pensavamo di avere alcuna possibilità di vincere la competizione, ma eccoci qui, entusiasti di calcare il palco a Lisbona.
Il vostro pezzo è ispirato alla morte del padre di Örs Siklósi, il frontman del gruppo? È strano sentire una canzone metal che parla della morte di una persona cara. Perché questa scelta? Qual è il messaggio che volete passare?
Sì, è morto l’anno scorso e questa perdita ha ispirato la canzone. Pensiamo che affrontare la morte nella nostra cultura sia estremamente difficile, perché cerchiamo accuratamente di evitare questo argomento, quindi non dobbiamo affrontare i fatti. Secondo noi, affrontare la perdita sarebbe un po’ più facile se riconosciamo il fatto che la morte fa parte delle nostre vite. Se potessimo prestare più attenzione a questo pensiero scomodo, potremmo essere più presenti nelle nostre vite e passare più tempo con i nostri cari sapendo che non siamo qui per sempre. Questo è ciò che volevamo condividere con il testo della nostra canzone.
Curiosamente, l’inizio del video ufficiale della vostra canzone è lo stesso della fine di quello di Ermal Meta e Fabrizio Moro ovvero una vita in stato embrionale. Due tracce completamente diverse, ma con un messaggio simile?
A proposito, questo è un vero filmato del nostro chitarrista Dani nella pancia di sua madre, quindi è originale e non può essere paragonato a nient’altro in quanto è unico e ha un grande valore per noi. La nostra canzone dice anche che è importante preoccuparsi di coloro che amiamo.
Perché avete scelto di mantenere il brano in ungherese?
Non ci siamo neanche posti la domanda perché volevamo mantenere il testo fedele e originale. Questo è il modo più fedele per eseguire questa canzone e non volevamo cambiarlo.
Nella finale di A dal avete fatto uso dei Ledwall, ma a Lisbona non ci sarannno. Come sopperirete a questa mancanza?
Non ci lasciamo prendere dal panico, perché di solito non usiamo le pareti a LED nei nostri concerti dal vivo, quindi sarà per noi familiare. Ci piace concentrarci maggiormente sulla musica e questa è il nostro obiettivo anche questa volta. Inoltre avremo i fuochi d’artificio quindi non siamo preoccupati… (ridono)
A che posizione ambite?
Ovviamente il primo posto sarebbe un buon risultato.
Avete già ascoltato gli altri brani? Quale vi ha colpito di più? E la canzone dell’Italia vi piace?
La canzone italiana ha un grande messaggio ed è orecchiabile alla fine.
Avete realizzato tre album. A quando il prossimo? State programmando un tour in Italia?
Sì, stiamo lavorando al quarto album, uscirà entro la fine dell’anno. Al momento non abbiamo date in Italia, ma saremmo felici di andarci per esibirci. Avete qualche “kickass openair festival”, a cui parteciperemmo con piacere se ce ne fosse l’occasione.
Ringraziamo gli AWS per questa intervista. Ricordiamo che i rappresentanti dell’Ungheria si esibiranno nella seconda semifinale, quella di giovedi 10 maggio 2018, trasmessa dalle 21 su Rai4, dove anche l’Italia sarà chiamata a televotare.
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