Eurovision 2019 in Israele, prime polemiche. Il ministro Litzman: “Evitare coincidenze con lo Shabbat”

La macchina per l’Eurovision 2019 non si è ancora messa in moto ma come previsto cominciano già i primi problemi derivanti dalla possibilità – perché non c’è ancora l’ufficialità – di portare la rassegna a Gerusalemme l’anno prossimo.

Gerusalemme è infatti città santa per tutte e tre le grandi religioni (cattolicesimo, ebraismo e islam) ma è anche la città dove rispetto al Tel Aviv è più forte l’ultraortodossia ebraica. E come avvenne nel 1999 (curiosamente, dopo il bis del 1979, l’Eurovision arriva da quelle parti ogni venti anni, 1999 e 2019…), sono cominciati i problemi.

Allora fu il vicesindaco Haim Miller a tentare di bloccare la rassegna – vista anche la vittoria di Dana International – ma venne stoppato dal sindaco Ehud Olmert (“Gerusalemme ha già ospitato la rassegna venti anni fa, non vedo perché non possa farlo ancora“)

Yaakov Litzman

Stavolta interviene Yaakov Litzman, leader del partito ultraortodosso Agudat Yisrael e  ministro della salute. Non si chiede lo spostamento della rassegna ma un assestamento degli orari per evitare la coincidenza con il ‘sabato santo’ (Shabbat), che per la religione ebraica equivale alla nostra domenica ma è un giorno nel quale devono essere cessati tutti i lavori.

Il sabato santo, va specificato, comincia dal tramonto del venerdì e prosegue sino al sabato. Litzman fa una richiesta ufficiale, con una lettera al Ministero della Cultura e dello Sport:

Nel nome di centinaia di cittadini, ebrei di tutti i popoli e settori, per i quali lo Shabbat è importante, vi chiedo con largo anticipo, prima che ogni produzione ed ogni altro dettaglio sia predisposto, di assicurarvi che questo non vada contro la sacralità dello Shabbat e fare in modo che venga evitata in ogni modo la dissacrazione dello stesso.

Ora c’è da dire che per quanto concerne la messa in onda della finale non sussiste alcun problema perché quando lo show avrà in inizio in Israele saranno le 22 (le ore 21 italiane) e quindi si andrà ben oltre la conclusione dello Shabbat. Il problema riguarderebbe la jury final del venerdì sera e le prove del sabato pomeriggio.

Impossibile fare paragoni col 1999, quando la questione fu comunque posta all’attenzione dell’EBU perché allora lo show si svolgeva in una sola serata. Araleh  Goldfinger, ai tempi produttore dello show, risolse il rischio di quella che definì una “crisi nazionale” facendo in modo che né le prove né qualunque tipo di ripresa di backup si svolgesse in quel lasso di tempo (rimase attiva solo la preparazione del palco), ma questo non sarà possibile l’anno prossimo con due semifinali.

L’EBU ha già dato una risposta preliminare attraverso Frank Dieter Freiling, capo del Refrefence Group, sottolineando come qualunque decisione riguardo alla logistica e alla modifica del programma standard dovrà essere presa dall’EBU, dalla tv israeliana e non dal Governo e poi dovrà passare all’approvazione da parte del board.

E’ facile pensare che la questione sia solo agli inizi e che la Knesset, il Parlamento israeliano, a maggioranza conservatrice tornerà a farsi sentire. E questo potrebbe non essere l’unico problema col quale l’organizzazione potrebbe trovarsi ad avere a che fare.

L’attualità di questi giorni ha infatti purtroppo riportato alla luce il conflitto israeliano-palestinese per il controllo di Gerusalemme (la cui parte Est è indicata come capitale anche dallo stato della Palestina), che è in atto fuori dalla città, nella striscia di Gaza (il territorio palestinese al confine con l’Egitto e Israele, sottoposto a blocco navale e aereo dai due stati e attualmente governato da Hamas, un’organizzazione palestinese di carattere politico e paramilitare considerata di matrice  terrorista da alcune nazioni nel mondo e dalla Unione Europea), ma che inevitabilmente scuote l’opinione pubblica.

Micheal Mac Donncha, sindaco di Dublino, ha infatti proposto di non mandare un rappresentante in Israele l’anno prossimo “per mettere in luce l’orrenda situazione che sta vivendo il popolo Palestinese”. Il mese scorso, a Mac Donncha era stato vietato di visitare Israele dal Ministero degli Interni a causa del suo sostegno al movimento di boicottaggio. Ma i funzionari avevano  sbagliato a digitare il suo nome e il sindaco è dunque entrato a Tel Aviv e si è recato a Ramallah, la città attualmente capitale de facto della Palestina, che si trova in Cisgiordania, una zona contesa, ufficialmente parte di Israele.

Una proposta di boicottaggio che sta trovando sponda anche in altri esponenti politici dell’isola, soprattutto del Sinn Fein, il partito di estrema sinistra irlandese e della Europarlamentare Nessa Childers (Partito Socialista Europeo).

Il Teddy Kollek Stadium

Nel frattempo, è già in atto la corsa per individuale la location dell’edizione 2019, qualora fosse confermata Gerusalemme come sede (in questo senso il sindaco di Tel Aviv Ron Huldai  ha già lasciato intendere che ben difficilmente si opporrà al desiderio del Primo Ministro).

La sede che ha ospitato l’Eurovision Song Contest nel 1979 e 1999, ovvero lo International Convention Center Binyanei Hauma, è troppo piccola perché può ospitare solo 3.100 persone.

Restano in lizza lo stadio che ospita le partite della Nazionale di calcio e delle due principali squadre cittadine (Hapoel e Beitar), il Teddy Soccer Stadium (31.000 posti) e la Jerusalem Pais Arena (15.600).


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Emanuele Lombardini

Giornalista, ternano, cittadino d'Europa

4 Risposte

  1. Giovanni Barcheri ha detto:

    Di fronte a tutti i morti nel conflittoconflitto, la preocvupazione è il rispetto della festività del Sabato ? Ma questi sono completamente fuori di testa, come gli integralisti islamici Adesso è chiaro perché Hamas (il sedicente.partito di Dio) e Israele sono in conflitto: identica zucca vuota.

  2. arual81 ha detto:

    Riguardo lo Shabat, per rispettare le usanze e tradizioni del paese ospitante la soluzione mi sembra abbastanza semplice: è sufficiente anticipare di un giorno tutte le prove previste, disputare le semifinali il lunedì e mercoledì (invece che martedì e giovedì) e fare la jury final il giovedì sera e l’ultima prova generale il venerdì pomeriggio, per poi organizzare la finale tv come sempre la sera di sabato a Shabbat già concluso. La questione del conflitto israelo-palestinese è purtroppo molto più complessa, dolorosa e delicata e per questo bisognerà vedere come evolverà la situazione da qui a un anno (speriamo tutti che le cose migliorino e soprattutto che si evitino altri morti).

    • Dario ha detto:

      Mi sa si faceva il sabato sera per permttere a tutti a guardare l’Eurovision visto che il giorno dopo è festivo in tutti i paesi europei. C’è chi lavora il sabato, ed non molti starebbero svegli fino all’una se il giorno dopo devono lavorare

      • arual81 ha detto:

        La finale tv si farebbe sempre e comunque di sabato sera perché lo Shabbat si conclude al tramonto del sabato. Si anticiperebbero solo le semifinali (e farle di lunedì invece che martedì e mercoledì invece di giovedì non cambia niente per chi il giorno dopo lavora) e ovviamente la jury final spostata dal venerdì sera al giovedì sera (ma quella non si è mai vista in tv, è solo per le giurie che votano)

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