Eurovision, è battaglia incrociata Netanyahu-KAN-EBU per Israele 2019
Non è bastato uno spostamento della deadline al 14 agosto per dirimere tutte le questioni relative al deposito di garanzia di 12 milioni di euro richiesto dall’EBU alla KAN (tv di Stato israeliana) per organizzare l’Eurovision in Israele.
Si può dire, anzi, che la questione sia ancora protagonista di un terremoto che vede coinvolti l’EBU, la KAN e le alte sfere del governo israeliano, fino a Benjamin Netanyahu. Dopo l’ulteriore sollecito per sbloccare la cifra richiesta, che fonti della tv reputano reperibile solo per via governativa (l’alternativa è licenziare 200 persone), è intervenuto duramente Netanyahu, che ha minacciato addirittura la chiusura completa della tv in caso di ulteriori richieste.
Sarebbe la seconda tv chiusa in due anni, dopo la fine di quell’IPBC che aveva trasmesso l’Eurovision 2017 con tutti gli altri programmi ormai chiusi. A quel punto, in molti hanno guardato all’EBU come referente naturale di dichiarazioni in merito.
L’ente europeo di trasmissione tv-radio non ha sostanzialmente confermato né negato tutto ciò che si sta dicendo in questi giorni: che si sta trattando la situazione con Israele e che esistono dei piani di riserva, dovesse Israele replicare il rifiuto dell’organizzazione già capitato nel 1980 (ultima volta che ciò è successo, fra l’altro con totale rinuncia a partecipare).
Quel piano di riserva, secondo il giornalista franco-israeliano ex i24news (canale all news d’Israele), sarebbe l’Austria, che, stando alle sue fonti, sarebbe dunque pronta a ospitare l’Eurovision 4 anni dopo l’edizione di Vienna del 2015. Non si andrebbe a Cipro, secondo quest’anno con Fuego di Eleni Foureira, perché il Paese non avrebbe i mezzi finanziari sufficienti per sostenere l’organizzazione (per la verità, non ha neppure, ad oggi, un’arena di dimensioni adeguate per ospitare l’evento).
Se la vittoria di Netta con Toy all’Eurovision Song Contest 2018 svoltosi a Lisbona si sarà rivelata, dunque, inutile ai fini dell’organizzazione del concorso stesso, lo si scoprirà presto.
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Ma quanti sono i paesi che non sarebbero in grado di ospitare l’Eurovision in caso di una loro vittoria alla manifestazione? Adesso si scopre che anche Cipro non è in grado di organizzare il concorso canoro nella propria isola. Allora comincio a pensare che anche la Slovenia non sarebbe in grado, FYRO, Albania, San Marino e tutti quegli stati piccoli con ridotte capacità finanziarie. Quindi, delle due l’una: o non si fanno partecipare nazioni che non sono in grado, finanziariamente e logisticamente, di organizzare l’evento in terra propria oppure si cambia il regolamento, e come avviene con lo JESC, ogni nazione si candida da sè ad ospitare l’Esc. Questa storia sta diventando una barzelletta, mi sembra. Comunque quante sarebbero le nazioni non in grado di ospitarlo, ad ora? :o))
Perchè c’è il regolamento, se il paese vincitore non può ospitare l’evento, si passa al 2° classificato e così via. Non capisco perchè non far partecipare le nazioni economicamente più “piccole”. Probabilmente andrà all’Austria, e se nemmeno l’Austra non può organizzare, sarà a Germania, e se nemmeno la Germania vuole organizzare il festival, c’è l’Italia, e cosi via…
Non credo che sia come dici tu…se il paese primo classificato non può organizzare l’evento non si passa al secondo classificato, e così via. E’ l’Ebu che a quel punto sceglie la nazione economicamente più in grado di sostenere la spesa. Ma la mia domanda era un’altra. Giacchè non si è mai parlato, almeno in questo blog, che Cipro non fosse finanziariamente in grado di affrontare la spesa per organizzare l’Ebu, e tenuto conto che sono tanti i piccoli staterelli che partecipano all’Eurovision, quanti sono in grado di organizzare per davvero l’Esc in caso di vittoria?