Eurovision, Netta al Corriere della Sera: “Toy è stata la mia rivincita”

Il Corriere della Sera, 20 anni fa, fu il solo giornale a dedicare non uno ma due articoli alla vittoria di Dana International, prima cantante transessuale a trionfare all‘Eurovision Song Contest.

Il quotidiano milanese, in occasione della settimana dedicata alla lotta alla violenza contro le donne, dedica una intervista a Netta Barzilai, capace di portare nuovamente il trofeo in Israele lo scorso maggio con quella ‘Toy’ che per stessa ammissione della cantante, è un inno femminista, dedicato al celebre movimento #Metoo.

Netta

Una intervista a tutto campo nella quale Netta si racconta a tutto campo, racconta la sua infanzia difficile. Cresciuta in Nigeria, in una scuola internazionale, in mezzo a bambini di tutto il mondo:

Quando sono tornata in Israele, eravamo 40 alunni in classe, tutti uguali: ho scoperto di essere una ragazza straniera, cicciona e con il monociglio. Sono stata maltrattata per tutto quello che c’era di diverso in me ed ero incapace di reagire, ogni giorno tornavo a casa in lacrime. Fino a quando ho trovato il modo di ribattere: imitavo i versi degli animali, li rappavo, li inserivo nelle sequenze a raffica del beatboxing. Ho sfruttato il mio talento per sopravvivere socialmente

Anche la partecipazione al concorso di selezione è stata una sfida:

 I soldi non bastavano per vivere a Tel Aviv: ho venduto gelati, servito ai tavoli come cameriera, sono stata maestra d’asilo, ho cantato ai matrimoni. Così ho tentato l’ultima scommessa e ho deciso di partecipare al reality show HaKokhav HaBa, che elegge la prossima stella canora israeliana. È stato difficile. Mi sono ritrovata a sfidare “il ragazzo più bello e popolare del liceo”, tutti i cuori battevano per lui”.

E la vittoria sul palco di Lisbona è stata la sua rivincita, ha fatto di quella canzone nata per sostenere il movimento contro la violenza sulle donne un inno contro ogni tipo di angherie e soprusi:

Volevo che non parlasse solo alle donne. Tutti abbiamo subito angherie: a scuola, al lavoro, dentro le nostre famiglie, da parte del governo. C’è sempre qualcuno nelle nostre vite che vuol farci sentire piccoli e insignificanti. Così ho pensato ai polli, il po-po-po è il suono della paura provata dai bulli: sono dei vigliacchi che non sanno come rapportarsi con il diverso da loro

Oggi racconta di essere diventata un modello per tante ragazze in difficoltà, che le scrivono per raccontarle loro insicurezze e lei dice di rivedersi in loro quando aveva 13 anni:

 Le invito per una giornata con me prima di uno spettacolo, proviamo i vestiti, ci trucchiamo insieme. Le hanno riempite di complessi, si vergognano a entrare nei negozi. Fino ai 18 anni anch’io indossavo solo nero, è quello che ci si aspetta da noi donne corpulente. Le incoraggio a scegliere i colori, ad accorciare le gonne, a mostrare le gambe

Parla del suo rapporto con la musica elettronica, con il looper e di come l’Eurovision sia stato la chiave della sua carriera ma anche come donna. E conclude col suo motto: “Siamo al mondo per un minuto, meglio godersi la corsa”. L’intervista completa la trovate a questo link.


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Emanuele Lombardini

Giornalista, ternano, cittadino d'Europa

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