Eurovision 2019: l’Australia sceglie l’operatic pop “Zero Gravity” di Kate Miller-Heidke
“Good Morning, Europe!” è stato il motto di Eurovision: Australia Decides, lo show messo in piedi dalla televisione australiana SBS per individuare il proprio rappresentante per la kermesse europea. A portare a casa la vittoria tra i dieci grandi nomi in gara è stata Kate Miller-Heidke con l’operatic pop di “Zero Gravity“.
Si tratta di una prima volta per l’Australia, in quanto il rappresentante per l’Eurovision è sempre stato selezionato internamente. Eurovision: Australia Decides ha messo in competizione dieci nomi molto noti del panorama musicale australiano in uno show ben riuscito, che ha dimostrato tutto l’amore della terra dei canguri per il Contest europeo.
- Ella Cooper – “Data Dust”
- Electric Fields – “2000 and Whatever”
- Mark Vincent – “This Is Not the End”
- Aydan Calafiore – “Dust”
- Courtney Act – “Fight For Love”
- Leea Nanos – “Set Me Free”
- Sheppard – “On My Way”
- Alfie Arcuri – “To Myself”
- Kate Miller-Heidke – “Zero Gravity”
- Tania Doko – “Piece of Me”
A giudicare i cantanti in gara, decretando così il risultato finale, è stato il pubblico tramite il televoto, il cui risultato è stato combinato al 50% con le preferenze di una giuria di esperti formata da Christer Björkman (produttore del Melodifestivalen e di diversi Eurovision), Fifa Riccobono (produttore discografico), Milly Petriella (direttrice dell’organizzazione australiana per i diritti d’autore), Josh Martin (responsabile intrattenimento alla SBS) e Paul Clarke (capodelegazione australiano all’Eurovision).
A salire sul gradino più alto del podio è stata quindi Kate Miller-Heidke con “Zero Gravity“. La cantautrice di Brisbane ha all’attivo cinque album, alcune apparizioni cinematografiche e a teatro, nonché innumerevoli nomination agli ARIA Awards, i premi più celebri dell’industria musicale australiana.
https://www.youtube.com/watch?v=iD6ulk8_iLc
La canzone “Zero Gravity“, a tratti eterea e dove fa ampio uso delle alte note da soprano, è un mix tra l’operatic pop e le ballad più classiche, unita a tanti altri suoni che rendono il pezzo decisamente eclettico.
Lo staging riprende idee già viste all’Eurovision (basti pensare alle performance di Cezar all’Eurovision 2013 o quella di Elina Nechayeva in gara lo sorso anno) ma comunque d’effetto e a tratti un po’ kitsch, gusto spesso gradito al pubblico eurovisivo.
Non ce l’ha fatta “2000 and Whatever” del duo Electric Fields, secondo posto curiosissimo grazie a un interessante inserto in dialetto pitjantjatjara. Grande delusione anche per gli Sheppard, in gara con “On My Way” ma famosi anche alle nostre latitudini per il loro successo “Geronimo”.
Nessuna soddisfazione per la nota drag queen Courtney Act, arrivata quarta nonostante l’elaboratissima coreografia portata sul palco di Eurovision: Australia Decides, né per l’idolo delle giovanissime Aydan Calafiore o per la grande voce di Mark Vincent.
La storia dell’Australia all’Eurovision è lunga – in quanto trasmette l’evento dagli anni ’80 – ma anche breve, in quanto partecipa regolarmente in gara solo dal 2015, quando fu invitata in occasione del 60° anniversario del festival europeo.
Dopo l’ospitata di Jessica Mauboy nel 2014 – ritornata poi come concorrente lo scorso anno – l’Australia si è sempre distinta per qualità delle proposte e per risultati, sfiorando addirittura la vittoria nel 2016 con Dami Im. Riuscirà ora Kate Miller-Heidke a mantenere alta la bandiera australiana a Tel Aviv il prossimo Maggio?
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