Eurovision 2019, quarta giornata di prove: tra Paesi Bassi e Russia spunta l’Azerbaigian

Report Live da Tel Aviv | Quarta giornata di prove in Israele: di scena i cantanti che si esibiranno nella seconda metà della seconda semifinale dell’Eurovision Song Contest 2019. Di seguito il resoconto della giornata, comprensivo di anteprima di ogni performance e le impressioni della sala stampa di Tel Aviv. Dall’Italia, potremo seguire queste esibizioni il 16 Maggio, in diretta su Rai4.

Prima a prendere la via del palco è stata la Croazia, con Roko Blazevic, artisticamente noto solo col cognome, impegnato nell’esecuzione di “The dream”. Saltano subito all’occhio il vestito bianco e il paio d’ali dietro la schiena, che però non sono solo suoi: anche i due ballerini dietro di lui (nudi fino alla vita) ne sono dotati.

Dette ali, tuttavia, si posano sulla schiena di Roko soltanto dalla fine del primo ritornello in avanti. I ballerini, invece, dopo essere apparsi dall’alto all’inizio, scompaiono alla fine nella stessa direzione dalla quale erano entrati. Molto buona la resa del lavoro di regia, per una canzone che le prova davvero tutte per l’accesso in finale.

A Tel Aviv si prosegue con Malta. La protagonista, che nel momento di gioventù si collega a Roko, è invece interprete di un pezzo del tutto diverso. Michela Pace, in arte nota solo come Michela, propone “Chameleon”, un numero fatto di quattro ballerini e coristi e tanti, tantissimi colori.

Sul ledwall passano davanti agli occhi un mondo sott’acqua, un ambiente tropicale e una skyline di città, ma durante i cori appaiono soltanto colori in quanto tali. Michela danza in una sorta di finestra, mentre i quattro compagni di palco l’accompagnano velocemente. Qualche problema sia di voce che di regia, ma migliorato lungo le tre run. Da rivedere.

Lituania. Tocca a Jurij Veklenko con la sua “Run with the lions”: tutto molto simile alla performance vista nella finale nazionale. Raggi di luce su un palcoscenisco scuro, luci che pulsano alle sue spalle e i riflettori che lo illuminano puntando sul suo volto.  I Led alle sue spalle, al momento del primo ritornello, con luci rosse e dorate, mentre ad un certo punto compaiono immagini di persone che corrono. Total black look con jeans, t shirt e giacca di pelle. Freddezza in sala stampa sulla performance, anche se lui canta bene.

L’apparizione di Sergey Lazarev nell’interpretazione della sua “Scream” per la Russia si può legittimamente definire con due aggettivi: multipla e quasi spaventosa. L’attesissima performance del russo non delude: Lazarev è al centro di otto specchi, comincia sulla destra del palco, cantando rivolto ad alcuni degli specchi. Nel ritornello arriva a centro palco, cantando riflesso negli specchi.  Che poi si trasformano in Led.

Tutto molto studiato, come d’abitudine nei russi. La pioggia, i tuoni e gli specchi, che secondo alcuni rappresentano i diversi punti di vista delle persone.  Cantare, canta bene. Le previsioni che lo vogliono in corsa per le vittoria sono confermate.

Albania a metà, nel senso che a dispetto di una prova vocale notevolissima, il palco appare un po’ vuoto. Jonida Maliqi canta la sua “Khteju tokes” da sola, a centro palco, avvolta in un abito nero ed oro: ha tre coristi sulla destra del palco, seminascosti. Tutto molto minimale, pochi led, il nero è il colore dominante, con alcuni sprazzi di arancione sulla destra del palco. Verso la fine della esibizione si materializza l’aquila, simbolo dell’Albania.  Sembra tutto costruito attorno alle sue indiscusse doti vocali.

Winner feeling anche per i Paesi Bassi, perché “Arcade” di Duncan Laurence piace  come la sua interpretazione, ma la prova mostra che ci sono ancora alcune cose da mettere a punto, come per esempio le angolazioni della telecamera, troppo profonde che non consentono un contatto visivo sufficiente con l’artista. Lui è al pianoforte, sfondo scuro illuminato dai Led dietro ed attorno al palco, con una grande sfera bianca che pende al centro. Duncan Laurence è in completo blu: giacchino, camicia e pantaloni. Corre per vincere, non c’è dubbio.

Norvegia. “Spirit in the sky” dei KEiiNO si conferma uno dei pezzi più potenti e la sensazione è rafforzata dalla performance, ricca di luci, che si spostano dal verde al blu, riflettendo la realtà technicolor dell’aurora boreale tema della canzone e diventano dorate alla fine del pezzo mentre sui led vengono mostrate anche le montagne innevate del Nord.

Fiamme ed effetti scenici rendono tutto ancora più maestoso. Loro sono vestiti di nero, lei molto sexy. Non dovrebbe esserci alcun dubbio sulla qualificazione, l’alchimia vocale dei tre sfiora la perfezione.

Nord Macedonia. Tamara Todevska, una delle dive di questa edizione fa tutto molto bene, supportata da una notevole esperienza, ma la sua “Proud” continua a suonare molto vecchia nonostante una performance molto emozionale.

Lei è sola, con un lungo vestito verde, a centro palco con sei specchi alle spalle: durante il ‘bridge’ strumentale compaiono sei immagini di donne alle sue spalle e poi una di lei con la sorella Tijana, anche lei ex rappresentante eurovisiva. Il tema è quello dell’orgoglio femminile. Difficile capire se questo basti per garantirle la qualificazione, in sala non ci si spella le mani.

Si chiude con un altro artista attesissimo, vale a dire Chingiz.  L’azero piace, non solo fisicamente. Vocalmente molto bravo, è supportato come d’abitudine azera da effetti molto ridondanti. Chingiz comincia in fronte ad un Led a forma di V, due robot si muovono vicino a lui, disegnando un cuore sul petto e un raggio di luce lo illumina.

Lo sfondo è futuristico, con luci blu e porpora e un cuore giallo che batte sul Led ad inizio performance e che diventa ancora più pulsante al momento del coro. Sala stampa in visibilio.


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