Eurovision 2019, la prova giurie della prima semifinale: il liveblogging

Report Live da Tel Aviv | Atmosfera adrenalinica in questo momento nel press center dell’Expo Tel Aviv!

La stampa eurovisiva è pronta per seguire la jury rehearsal della prima semifinale dell’Eurovision 2019, in onda domani (14 maggio) alle 21 su Rai 4.

Una prova molto importante poiché proprio stasera le giurie di qualità avranno il compito di comporre le loro classifiche riguardanti le nazioni in gara in questa prima semifinale e influire sul 50% del risultato finale.

Vi ricordiamo che, purtroppo, non è possibile assistere alla prova destinata alle giurie, in tv o in streaming online, poiché per regolamento è vietata qualsiasi ripresa delle esibizioni.

L’Italia non ha diritto di voto, quindi il pubblico dovrà e potrà semplicemente godersi lo spettacolo di domani sera in attesa della semifinale di giovedì 16 e la finale di sabato 18.

Questa la scaletta della prima semifinale:

  1. Cipro – Tamta – Replay
  2. Montenegro – D-Mol – Heaven
  3. Finlandia – Darude feat. Sebastian Rejman – Look Away
  4. Polonia – Tulia – Fire of Love (Pali się)
  5. Slovenia – Zala Kralj & Gašper Šantl – Sebi
  6. Repubblica Ceca – Lake Malawi – Friend of a Friend
  7. Ungheria – Joci Pápai – Az én apám
  8. Bielorussia – ZENA – Like It
  9. Serbia – Nevena Božović – Kruna
  10. Belgio – Eliot – Wake Up
  11. Georgia – Oto Nemsadze – Keep on Going
  12. Australia – Kate Miller-Heidke – Zero Gravity
  13. Islanda – Hatari – Hatrið mun sigra
  14. Estonia – Victor Crone – Storm
  15. Portogallo – Conan Osiris – Telemóveis
  16. Grecia – Katerine Duska – Better Love
  17. San Marino – Serhat – Say Na Na Na

La prima semifinale si apre con un momento toccante che vede la vincitrice in carica, Netta Barzilai, guardare in tv nel 1998 la vittoria della connazionale Dana International con l’iconica “Diva”.

Nel video si mostra la crescita della cantante che nel 2018 sale sullo stesso palco e trionfa all’Eurovision con “Toy”, che viene ripresentata quest’anno live in una nuova versione remixata.

Netta appare on stage fuoriuscendo da un grande gatto illuminato, e viene poi raggiunta da un gruppo di ballerini vestiti con il kimono con cui ha vinto il microfono di cristallo a Lisbona.

© Thomas Hanses

01. CIPRO – Tamta – Replay

Cipro ritenta la carta “Fuego” che tanto ha portato fortuna lo scorso anno, con un brano musicalmente affine. Tamta però non ha la stessa energia di Eleni Foureira e la capacità di vendere la canzone come la sua collega nel 2018. La canzone rimane un ottimo show opener ed ha senso che sia stata scelta per aprire la serata, cattura da subito l’attenzione. L’artista parte da sola, e in un secondo momento viene raggiunta da alcuni ballerini. Outfit di pelle e plastica, con una giacca che nel bel mezzo dell’esibizione viene “strappata” ad arte dal corpo di ballo. Vocalmente meglio rispetto alle prove precedenti. Senza dubbi DENTRO.

© Andreas Putting

02. MONTENEGRO – D-Mol – Heaven

Sestetto non proprio ben assortito che ha vinto, a sorpresa, la selezione montenegrina. All’Eurovision ci sono sempre un paio di canzoni che partono con un gap quasi irrecuperabile e vengono considerate dal fandom eurovisivo spacciate in partenza. Beccano solitamente lo slot #2 in scaletta, proprio come i D-Mol. C’è da dire che i ragazzi hanno fatto grandissimi passi avanti dalla sera della finale nazionale, e durante le prove degli scorsi giorni. Vocalmente sono perfetti, e sul palco mostrano di sapersi divertire. Le loro armonie ben eseguite potranno portare qualche punto giuria, ma in generale è dura passare lo scoglio semifinale con questo pezzo un po’ superato musicalmente, considerando la concorrenza agguerrita. FUORI.

© Thomas Hanses

03. FINLANDIA – Darude feat. Sebastian Rejman – Look Away

Il dj Darude, diventato noto anni fa con la hit internazionale “Sandstorm”, ha accettato di scendere in campo all’Eurovision quest’anno, supportato dalla voce rock di Sebastian Rejman. Il risultato è un pezzo dance non proprio unico nel suo genere, dalle soluzioni piuttosto abusate, che non spicca sulla massa. Una proposta che, viste le premesse del nome noto, ha deluso molti eurofan. Rejman migliora vocalmente di prova in prova, ma la performance in toto, che lo vede sul palco con degli opinabili stivali di pelle alti fino alla coscia, e che è completata da Darude alla consolle e una ballerina alle spalle, non sembra avere le potenzialità per arrivare a sabato. FUORI.

© Andreas Putting

04. POLONIA – Tulia – Fire of Love (Pali Się)

Una proposta singolare, che vira all’etnico, dalla Polonia. Il paese punta su un quartetto di voci bianche salito alla ribalta nazionale negli ultimi tempi. “Fire of love” può lasciare interdetti a primo ascolto, fonde la musica tradizionale al rock, e le voci all’unisono delle Tulia possono disturbare, però obiettivamente le ragazze dal vivo sono un portento, del tutto simili alla versione incisa in studio. Sembrano anche a loro agio sul palco, lasciando da parte il nervosismo che sembrava trasparire nelle prime prove. La sala stampa applaude convinta. DENTRO.

© Thomas Hanses

05. SLOVENIA – Zala Kralj & Gašper Šantl – Sebi

Una canzone molto intima, che non porta nessun artificio scenico sul palco. Zala e Gasper trasportano a Tel Aviv la stessa identica performance che li ha fatti vincere in Slovenia. Loro due, soli, che non guardano mai la telecamera, ma solo l’uno gli occhi dell’altra. Sfondo tutto a tema spaziale, tra stelle e galassie, e una scelta di camera che punta a catturare l’ascoltatore nel vortice del loro amore. Una proposta molto lontana dal clamore eurovisivo solito, ma proprio per questo potrebbe convincere le giurie, e i telespettatori. IN BILICO.

© Andreas Putting

06. REPUBBLICA CECA – Lake Malawi – Friend of a Friend

La Repubblica Ceca ha stupito tutti l’anno scorso conquistando la seconda finale e la prima top 10 nella propria storia eurovisiva. La scelta di “Friend of a friend” non ha entusiasmato gli eurofan, ma la canzone sembra prendere vita sul palco e configurarsi come uno dei momenti più allegri ed energici della serata. Il cantante dei Lake Malawi è carismatico, lo stage colorato. Salta da una parte all’altra ma riesce a mantenere la carica e la cifra vocale. Forse a sorpresa, ma li vediamo DENTRO.

© Thomas Hanses

07. UNGHERIA – Joci Pápai – Az én apám

Joci torna all’Eurovision solo due anni dopo l’ottimo ottavo posto ottenuto a Kiev con “Origo”. Lo stile musicale non cambia, anche questa proposta segue il filone di quella precedente. Un emotivo canto folk in ungherese, che parla dell’adolescenza del cantante. Joci è solo sul palco, a piedi nudi. La sua voce e la sua presenza scenica, uniti all’ottimo lavoro grafico tra nero e dorato, fanno tutto ciò che serve per convincere. Siamo convinti che l’Ungheria possa facilmente raggiungere la nona finale consecutiva. DENTRO.

© Andreas Putting

08. BIELORUSSIA – ZENA – Like it

ZENA è l’artista più giovane in gara: ha soli 16 anni. La sua “Like it” è stata ricoperta di critiche in patria, a quanto pare colpevole di aver vinto la selezione nazionale in maniera non troppo limpida. E nonostante sia una proposta molto sbarazzina che strizza l’occhio al dance pop di stampo statunitense, non ha ricevuto il favore del fandom eurovisivo, di solito amante della leggerezza. Tuttavia ci sono sempre proposte che, nell’indifferenza iniziale, riescono a strappare la qualificazione. ZENA sa come vendere il proprio brano, i ballerini si scatenano e lei non si risparmia vocalmente lanciando una notona sullo speciale. Basterà? IN BILICO.

© Thomas Hanses

09. SERBIA – Nevena Božović – Kruna

Lo slot “ballatona balcanica” è riempito anche quest’anno. Nevena, che sul palco dell’Eurovision ci è già salita nel 2013 come parte di un trio che rimase in semifinale, sembra pronta a prendersi la propria rivincita. Nella semifinale ci sono molti paesi che possono apprezzare la proposta, per vicinanza culturale e geografica. Lei è bellissima e bravissima, canta “Kruna” con una carica emotiva invidiabile, infilando una nota perfetta dietro l’altra. A occhi chiusi DENTRO.

© Andreas Putting

10. BELGIO – Eliot – Wake Up

Canzoni che salgono nel gradimento, canzoni che scendono. Vero, è un concorso di canzoni, ma lo staging fa molto all’Eurovision. E quello del Belgio non sembra aver convinto scommettitori e blogger vari. Eliot fa il suo sul palco, senza però regalare una di quelle performance che rimane impressa o ti spinge a votare, apparentemente. Lui indossa un outfit discutibile, e continuiamo a chiederci quale sia il nesso con la canzone. Per il secondo anno consecutivo vediamo il Belgio FUORI.

© Thomas Hanses

11. GEORGIA – Oto Nemsadze – Keep on Going

Nel 2016 la Georgia stupì tutti guadagnando una qualificazione, con Nika Kocharov e gli Young Georgia Lolitaz, data per impossibile sulla carta. Sembra di essere tornati a quei tempi con “Keep on Going” di Oto Nemsadze. Il cantante trasmette tutta la passione nonostante canti in lingua nazionale, e riesce con le grafiche e con la drammaticità della performance, a far passare il messaggio del proprio brano, un inno nazionalista sulla fierezza del paese caucasico, passato fra mille peripezie. La sala stampa applaude con vigore. Lo vediamo per un pelo più dentro che fuori. IN BILICO.

© Andreas Putting

12. AUSTRALIA – Kate Miller-Heidke – Zero Gravity

L’Australia ha tirato fuori un grandissimo asso nella manica, con una trovata scenica innovativa. Kate Miller-Heidke, e le sue due ballerine a supporto, sono per tutta la performance sospese in aria, sostenuta da una lunghissima asta mobile, sulla quale possono muoversi a piacimento e simulare il movimento del volo. Con la realtà aumentata sembra che galleggino sul mondo. L’effetto all’occhio è sicuramente piacevole, e gli permetterà di raggiungere ancora una volta la finale. La canzone rimane un po’ un pastrocchio di generi e cambi di tonalità e velocità, ma il paese dei canguri sembra destinato a un nuovo piazzamento in top 5, aiutato dallo staging sensazionale. DENTRO.

© Thomas Hanses

13. ISLANDA – Hatari – Hatrið mun sigra

Proposta sopra le righe, che arriva come un pugno in faccia dall’Islanda. Gli Hatari sono un esemble “techno-BDSM” il cui unico obiettivo sembra scioccare l’audience e far parlare di sé. Lo fa con una canzone in islandese che in realtà ha un messaggio profondo, tutto racchiuso nel titolo “L’odio prevarrà”. Tra oufit sadomaso, fuoco, gabbie, puntano a catturare il voto di quegli spettatori che sperano di vedere all’Eurovision tutto l’estremo che non si vede altrove. Penso siano convincenti nel loro intento. DENTRO.

© Andreas Putting

14. ESTONIA – Victor Crone – Storm

La gemella di “Look away” della Finlandia per genere musicale. Anche questa canzone, però, non sembra rimanere impressa, sebbene suoni benissimo in versione studio. Circondata da proposte molto più particolari e studiate, e da esecuzioni live molto più convincenti. FUORI.

© Thomas Hanses

15. PORTOGALLO – Conan Osiris – Telemóveis

Spiegare musicalmente il Portogallo non è semplice. Una delle canzoni più strane mai portate all’Eurovision. C’è la passione portoghese, che nel canto sembra quasi ricordare a tratti gli stilemi del fado, mentre musicalmente la struttura di questa canzone è piuttosto minimalista, ma evocativa. Conan è un personaggio in tutto e per tutto, ma temiamo che questa performance possa essere fraintesa da spettatori e giurie, e rimanere un grosso punto interrogativo. Le luci sono molto basse, un’oscurità quasi totale che viene spezzata solo dal background rosso fuoco e dai vestiti verdi di cantante e ballerino al seguito. Rispetto alle prove, Osiris ha aggiunto una “morte in scena” negli ultimi 30 secondi. L’azzardo sembra troppo eccessivo. FUORI.

© Andreas Putting

16. GRECIA – Katerine Duska – Better Love

Dopo l’inattesa uscita di scena in semifinale lo scorso anno con “Oniro mou”, la Grecia torna coi cannoni spianati. Katerine Duska mette su una performance vocale impeccabile, con una nota altissima eseguita senza una singola sbavatura, nel bel mezzo del pezzo, che ha sapore internazionale. La posizione è fondamentale e le aprirà le porte della finale con tappeto rosso, ma questa esibizione passerebbe anche dal temuto slot #2. DENTRO.

© Thomas Hanses

17. SAN MARINO – Serhat – Say Na Na Na

La piccola Repubblica di San Marino non poteva sperare in un posizionamento migliore. Chiudere la semifinale con questo brano è una manna dal cielo. Bisogna far festa e Serhat ci aiuta con questa frizzante “Say Na Na Na”. Molti dicono possa passare, però ci sembra difficile, anche perché mancano quei pochi paesi che storicamente hanno aiutato in qualche modo San Marino all’Eurovision. Mai dire mai, auguriamo loro di passare, anche perché c’è bisogno di uno show opener per la finale di sabato. Con obiettività, per ora la diamo FUORI. Ma chissà.

 


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Una risposta

  1. Pietro Patalano ha detto:

    Hatari, Portogallo e Slovenia DEVONO qualificarsi. Sono tra le poche canzoni studiate, originali e particolari

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