Retrospettiva Sanremo: il rilancio del Festival e la nascita delle Nuove Proposte
In vista del settantesimo compleanno del Festival di Sanremo, Eurofestival News festeggia con una serie di articoli che ripercorrono la storia della kermesse musicale italiana per eccellenza.
Per tutto il mese di dicembre, fino al 6 gennaio (giorno in cui verranno annunciati da Amadeus i Big in gara nell’edizione 2020 del concorso), è nostra intenzione offrirvi ogni settimana una lettura per celebrare aneddoti, artisti e canzoni del contest strettamente legato all’Eurovision Song Contest.
Gli anni Ottanta (1980-1989)
La quarta decade della storia di Sanremo si apre con un’edizione che vede ancora vivo un parziale distacco della Rai.
Il canale manda in onda in diretta tv solo la serata finale del 9 febbraio 1980, mentre per le prime due serate di gara viene trasmessa una breve sintesi.
Il cast vede il ritorno di pochi nomi storici – tra i quali Bobby Solo, Gianni Morandi e Peppino Di Capri – mentre lunga è la lista degli esordienti.
Fra questi spiccano Enzo Ghinazzi, in arte Pupo, che porta al terzo posto “Su di noi” e i Decibel, la band punk rock capitanata da Enrico Ruggeri, che si fa notare per la particolarità della loro “Contessa”. Entrambe le canzoni avranno un buon riscontro in hit parade.
A vincere è “Solo noi” di Toto Cutugno, che debutta da solista dopo l’esperienza del 1977 come membro degli Albatros.
Sarà la prima e unica vittoria per il cantautore, nonostante molte altre partecipazioni in futuro, sei delle quali culminate con una medaglia d’argento. Da qui il soprannome di “eterno secondo”.
Più delle canzoni però, a far parlare pubblico e giornali è la co-conduzione di Roberto Benigni, che affianca Claudio Cecchetto e l’allora compagna Olimpia Carlisi (i due si diedero un focoso bacio sul palco, della durata di parecchi secondi).
L’attore si spese in un intervento in cui parlò di sesso, religione e politica, apostrofando Papa Giovanni Paolo II come “Woitilaccione” e l’allora Presidente del Consiglio come “Cossigaccio”. In Rai, ne siamo certi, quella sera non tirò una bella aria. Sanremo non seleziona il brano per l’Eurovision: a rappresentare l’Italia è Alan Sorrenti, scelto internamente, col brano “Non so che darei”, sesto classificato.
Il 1981 è un nuovo anno di svolta per la manifestazione. Dopo un decennio decisamente sottotono, Sanremo torna ad essere un perno per la discografia italiana, lanciando nelle classifiche (e nel mondo) svariati brani.
Anche la Rai sembra credere di nuovo nella kermesse. Tutte e tre le serate di gara vengono trasmesse integralmente in tv, in diretta.
All’esordio sanremese troviamo Eduardo De Crescenzo, Fiorella Mannoia, Gianni Bella, Loretta Goggi, Luca Barbarossa e Michele Zarrillo.
La vigilia del Festival è caratterizzata da un’accesa polemica riguardante i Ricchi e Poveri.
Dall’allora quartetto era da poco uscita Marina Occhiena, a causa di divergenze con l’altro membro femminile Angela Brambati, che aveva scoperto una relazione extraconiugale del compagno proprio con la ex collega.
La Occhiena, livida, andò per vie legali al fine di poter partecipare al Festival con il gruppo, e ottenne ragione da un tribunale. Tuttavia, dopo le prime prove all’Ariston, Marina si defilò lasciando che gli altri entrassero in gara come trio.
Decisivo l’intervento di un dirigente dell’etichetta Baby Records, che convinse la Occhiena ad abbandonare il progetto dietro il pagamento di 150 milioni di lire.
Dalla parte della Brambati si schierò il pubblico, che la accolse sul palco acclamando il suo nome.
Alla fine della gara “Sarà perché ti amo” arriva al quinto posto, ma sfonda in hit parade. Singolo italiano più venduto dell’anno e grande successo internazionale.
A trionfare è Alice con “Per Elisa”, brano negli anni considerato una riflessione sulla dipendenza da eroina.
La cantante, però, ha sempre confermato che in realtà non vi è nessuna seconda lettura: Elisa è a tutti gli effetti l’amante che strappa l’uomo a una donna che ne canta le gesta con rancore e gelosia.
Tra gli altri brani tramandati ai posteri “Maledetta primavera” della Goggi, “Roma spogliata” di Barbarossa, “Ancora” di De Cresenzo e “Caffè nero bollente” della Mannoia.
A segnare l’edizione 1982 è un’altra grossa polemica che vede come protagonista Claudio Villa.
Il “reuccio” chiese al direttore artistico del Festival Gianni Ravera di essere inserito nel cast nonostante i 14 artisti “big” – di diritto in finale – fossero già stati scelti.
Per tentare di accontentare un nome di spicco della musica italiana, il presentatore Cecchetto consigliò a Ravera di schierare Villa fra i 16 “giovani”, che a differenza dei colleghi più noti, avrebbero dovuto gareggiare fra loro per ottenere uno degli 8 posti a loro riservati in finale.
Con gran sorpresa, le giurie stroncarono il pezzo di Villa, e quest’ultimo arrivò di fronte al pretore di Sanremo per ottenere giustizia. Grazie alla mediazione dell’assessore del turismo della città Giuliano, fu scongiurato il pericolo che il Festival venisse sospeso.
Villa pretese di esibirsi come ospite in finale, chiedendo inoltre che uno degli eliminati venisse riammesso tramite sorteggio.
La scelta cadde su Michele Zarrillo il quale si rifiutò di esibirsi con la sua “Una rosa blu” per non dare adito alla controversia.
Fu inoltre l’anno dell’istituzione del Premio della Critica, assegnato dai giornalisti alla splendida “E non finisce mica il cielo” dell’esordiente a Sanremo Mia Martini, alla quale molti anni dopo – in seguito alla sua tragica scomparsa – il premio verrà intitolato.
Tra gli altri esordienti Christian, Elisabetta Viviani, Fiordaliso, Mario Castelnuovo, Stefano Sani, Viola Valentino, l’eurovisivo Plastic Bertrand e i giovanissimi Zucchero e Vasco Rossi, sul palco rispettivamente con “Una notte che vola via” e “Vado al massimo“.
Vince il Festival “Storie di tutti i giorni” di Riccardo Fogli, ex leader dei Pooh che rappresenterà l’Italia all’Eurovision l’anno dopo, al rientro in concorso dopo due anni di assenza, col brano “Per Lucia”. Il successo più grande in classifica dell’edizione sanremese è però “Felicità” della coppia Al Bano & Romina Power.
Nell’edizione 1983, c’è poco spazio invece per le polemiche. L’unico gesto “eversivo” dei cantanti proviene da Vasco Rossi, tornato in gara con “Vita spericolata“, che si piazza al penultimo posto.
Il cantante di Zocca, per dei disguidi con l’organizzazione, in finale lascia il palco prima che il suo pezzo finisca, rivelando così in maniera palese al pubblico l’utilizzo del playback, uno dei “capisaldi” del Sanremo anni Ottanta.
Agli esordi in Riviera la statunitense Amii Stewart, Donatella Milani, Flavia Fortunato, Marco Armani, Nino Buonocore, Amedeo Minghi – che non passa in finale con la splendida “1950” – e Tiziana Rivale, che invece il Festival lo vince – sparendo dalle scene dopo poco – con “Sarà quel che sarà“.
Tra i brani dei grandi nomi si ricordano “Vacanze romane” dei Matia Bazar – ai quali va il Premio della Critica – e “L’italiano”, evergreen di Toto Cutugno che per le giurie votanti è meritevole solo del quinto posto in classifica mentre nella parallela graduatoria Totip del voto popolare, stilata in via sperimentale e senza valore ufficiale, il brano è vincitore assoluto.
Due le fondamentali novità introdotte nel 1984, che vede al timone Pippo Baudo, a sedici anni dal suo debutto nel 1968.
Per la prima volta nella storia di Sanremo, le Nuove Proposte vengono separate dai Campioni, e corrono per un premio a parte.
Dopo il successo dell’anno precedente, il concorso Totip diviene il sistema di voto ufficiale del Festival. Tutto è in mano al pubblico, che partecipa copioso all’iniziativa.
A eleggere vincitori Al Bano & Romina Power con “Ci sarà” contribuiranno più di 6 milioni e mezzo di votanti.
Nella categoria Campioni debuttano Alberto Camerini, Garbo, il Gruppo Italiano e gli Stadio.
Il romano Eros Ramazzotti conquista invece il primo premio Nuove Proposte con l’inno generazionale “Terra promessa“, che spopola in Europa.
Ricordiamo ancora oggi “Non voglio mica la luna” di Fiordaliso – che ricevette i complimenti di Freddie Mercury, ospite speciale all’Ariston con i Queen, che si esibirono cantando “Radio Ga Ga”, “Per una bambola” di Patty Pravo (Premio della Critica) e “Come si cambia” della Mannoia.
A metà degli anni Ottanta, Sanremo è a tutti gli effetti ritornato in auge.
Il pubblico segue l’evento con grande curiosità e sul palco approdano le star internazionali sulla cresta dell’onda. Secondo alcuni dati dell’epoca si sfiorano gli 80 milioni di spettatori (cumulati nelle varie serate).
Nella categoria Campioni del 1985 esordiscono Eugenio Finardi, Ivan Graziani e il Banco del Mutuo Soccorso. C’è anche il 14enne Luis Miguel, cantante messicano nato a Porto Rico, già in attività da tre anni.
Il precoce talento arriva in Riviera con “Noi, ragazzi di oggi”, una proposta divenuta simbolo degli anni Ottanta scritta per lui da Toto Cutugno, che si piazza al secondo posto e poi diventa la più venduta del Festival.
Sono i Ricchi e Poveri a mettere a segno la vittoria nella massima categoria con “Se m’innamoro“, mentre Eros Ramazzotti, promosso fra i Campioni, arriva sesto con “Una storia importante“, altro successo da hit parade.
“Donne“, di Zucchero Fornaciari, si piazza invece al penultimo posto.
Per quell’edizione non venne assegnato alcun Premio della Critica, sostituito eccezionalmente dal premio fuori gara per la “canzone d’amore del secolo” che andò a Claudio Baglioni per “Questo piccolo grande amore“.
Dalla cast delle Nuove Proposte fanno capolino Cristiano De Andrè, Lena Biolcati e Mango. Vince Cinzia Corrado con “Niente di più“.
Nel 1986 i cantanti in gara tornano a esibirsi dal vivo. Come conduttrice principale per la prima volta c’è una donna, Loretta Goggi.
Fra i Campioni approdano Nino D’Angelo, Renzo Arbore, i Righeira, Rossana Casale, Scialpi e Loredana Bertè.
Quest’ultima scandalizza l’audience presentandosi sul palco con un vestito di pelle attillato che nasconde un finto pancione.
Alla terza apparizione all’Ariston, Eros Ramazzotti porta a casa il Leoncino d’oro nella categoria principale, grazie ad “Adesso tu”, che quasi eccezionalmente per un brano vincitore risulterà anche il più venduto.
Tra gli altri brani lanciati da questa edizione “Il clarinetto” di Arbore, “Senza un briciolo di testa” di Marcella Bella, “È tutto un attimo” di Anna Oxa, “Lei verrà” di Mango, “Via Margutta” di Luca Barbarossa e “Innamoratissimo” dei Righeira.
Il Premio della Critica va alla poco conosciuta “Rien ne va plus” di Enrico Ruggeri.
Fra le Nuove Proposte spicca Lena Biolcati con “Grande grande amore“, che batte la concorrenza – fra gli altri – di Aleandro Baldi, Gatto Panceri e Paola Turci.
Il 1987 passerà alla storia come il picco del Festival di Sanremo. Almeno per quanto riguarda il sistema di rilevamento auditel, inaugurato poco più di un mese prima.
La media di share dell’edizione fu la più alta mai registrata per la kermesse: 68,95%. La finale arrivò addirittura al 77,50%.
Furono introdotti alcuni cambiamenti basilari per il concorso, a partire dalla direzione artistica che passò a Marco Ravera, figlio dello storico patron Gianni, scomparso nell’estate dell’anno precedente.
Sanremo, inoltre, guadagnò un’importante promozione, passando da tre a quattro serate.
Non solo l’Ariston. La gara continuava a tenersi nel teatro, condotta da Pippo Baudo, ma gli ospiti internazionali di rilievo si esibirono anche al Palarock, una tensostruttura allestita per l’occasione, che vide susseguirsi sul palco, presentati da Carlo Massarini, artisti come Bob Geldof e Whitney Houston, in uno show parallelo.
Quest’ultima aveva offerto all’Ariston ben due performance di “All at once“, a grande richiesta del pubblico in delirio. Un unicum nella storia di Sanremo.
È un’edizione ricordata anche per altri aneddoti. In primis la scomparsa di Claudio Villa, il cui annuncio venne dato da Baudo durante la diretta della finale, “strappando” l’esclusiva al tg della notte.
In più ci fu un caso di plagio, che colpì Patty Pravo. La sua “Pigramente signora” fu scoperta molto simile a “To the morning” di Dan Fogelberg.
La cantante veneziana, apparentemente ignara, si racconta svenne una volta venuta a conoscenza dell’accaduto. Il brano non fu squalificato, ma l’artista venne scaricata dalla sua nuova etichetta, la Virgin Records.
Nella categoria Campioni esordiscono Sergio Caputo e Umberto Tozzi, il quale vince il Festival accompagnato dai colleghi Gianni Morandi ed Enrico Ruggeri, con l’iconica “Si può dare di più“, nata al fine di essere cantata da un supergruppo per un progetto benefico, poi naufragato.
Altri brani di successo furono “Io amo” di Fausto Leali, “Nostalgia canaglia” di Al Bano & Romina Power e “Quello che le donne non dicono” di Fiorella Mannoia, Premio della Critica.
A imporsi nelle Nuove Proposte Michele Zarrillo con “La notte dei pensieri“. Tra gli altri artisti di categoria Andrea Mirò, Mariella Nava e Paola Turci, premiata dalla Critica per “Primo tango“.
Praticamente identica all’edizione precedente nella liturgia, quella del 1988 va ricordata per l’introduzione nella terza serata del Processo al Festival, un dibattito presentato da Aldo Biscardi in coda alle esibizioni delle Nuove Proposte, con la presenza dei giornalisti Sandro Paternostro e Vincenzo Mollica, e diversi Campioni in gara.
L’esperimento era stato introdotto l’anno precedente da Baudo, ma visti i toni molto accesi e l’abbandono in diretta di alcuni cantanti, non venne più riproposto fino alla nascita del Dopofestival nel 1992.
Nel cast dei Campioni vediamo esordire Alan Sorrenti, i Denovo, Francesco Nuti, Franco Califano, Raf e Tullio De Piscopo, mentre fra le Nuove Proposte si notano Biagio Antonacci, Bungaro e Mietta.
Vince il Festival Massimo Ranieri con la teatrale “Perdere l’amore“, ottenendo più di 7 milioni di voti da casa, la vittoria sanremese più larga nella storia del sistema Totip.
Il brano verrà associato alla polemica lanciata da Gianni Nazzaro contro l’organizzazione festivaliera, che l’anno precedente scartò lo stesso brano, da lui proposto.
Altri brani in gara furono “Mi manchi” di Leali, “Italia” di Mino Reitano, “Quando nasce un amore” della Oxa e “Le notti di maggio” di Fiorella Mannoia, che vince nuovamente il Premio della Critica.
A svettare in hit parade sarà però “Andamento lento” del percussionista napoletano Tullio De Piscopo, arrivato solo diciottesimo in classifica.
I vincitori delle Nuove Proposte sono i Future con “Canta con noi“, mentre Paola Turci – per l’ennesima volta relegata nella categoria minore – vince un altro Premio della Critica con “Sarò bellissima“.
L’ultima edizione degli anni Ottanta vede il passaggio di consegne per quanto riguarda la direzione artistica.
È Adriano Aragozzini il nuovo patron di Sanremo, il quale introduce subito nuove regole.
Il Festival è ormai divenuto un pilastro per la Rai, che gli dedica un ulteriore serata, passando da quattro a cinque, cambiamento rimasto in auge fino ai giorni nostri.
La categoria Campioni rimane intatta e vede debuttare Enzo Jannacci, Francesco Salvi, Gigi Sabani, Jovanotti, Marisa Laurito e Renato Carosone.
Le Nuove Proposte si dividono – per la prima e unica volta – in due percorsi differenti: Emergenti, ovvero artisti d’esperienza con uno o due album in discografia ma non ancora abbastanza noti per passare fra i Big, e Nuovi, che abbiano compiuto almeno 15 anni e non siano mai stati fra i Campioni.
Tre, quindi, i vincitori del Festival 1989: nei Big trionfa la coppia formata da Fausto Leali e Anna Oxa con “Ti lascerò“, tra gli Emergenti ce la fa finalmente Paola Turci, che vince un nuovo Premio della Critica – il terzo consecutivo, record per la kermesse – per “Bambini“, nei Nuovi spicca Mietta con “Canzoni“, anche lei con il Premio della Critica in tasca.
La canzone simbolo di Sanremo 1989 è però “Almeno tu nell’universo”, premiata dalla Critica. Una rinascita artistica per Mia Martini che tornava in scena dopo un lungo periodo di buio e allontanamento dal palcoscenico, dovuto alla diceria per la quale la cantante portava sfortuna.
A rimanere nel ricordo degli spettatori è anche la tragica presentazione affidata al quartetto dei “figli d’arte” – Rosita Celentano, Paola Dominguin, Danny Quinn e Gianmarco Tognazzi – ai quale avrebbe dovuto aggiungersi Christian De Sica, il quale per sua fortuna rifiutò l’offerta.
I quattro avrebbero dovuto essere le spalle di Renato Pozzetto, ma quest’ultimo si ritirò, e in seguito al diniego di Baudo, Montesano e Arbore, la Rai decise di lasciare tutto sulle spalle dei giovani co-conduttori e promuoverli.
Gaffes, lapsus freudiani, momenti di imbarazzo e tempi televisivi praticamente inesistenti contribuiranno a incastonarli nella storia del Festival come i peggiori conduttori di Sanremo. Oxa e Leali saranno poi noni all’Eurovision Song Contest con “Avrei voluto”, dello stesso team autoriale del brano sanremese.
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