Eurovision programma a “valore aggiunto”: copre il 60% dei costi tramite pubblicità

Questa mattina La Repubblica ha reso noto un documento RAI con alcuni dati interessanti sui programmi autosufficienti della nostra tv pubblica, ovvero quei programmi che riescono a coprire la totalità delle loro spese grazie alla pubblicità.

L’anno preso in esame è il 2017 e, conti alla mano, solo quattro programmi riescono ad essere totalmente sufficienti: Chi l’ha visto? su Rai 3, Linea Blu su Rai 1, Wind Music Awards su Rai 1 e il Festival di Sanremo, sempre sulla rete ammiraglia Rai.

Programmi Rai copertura costi con spot 2017

Programmi Rai e copertura costi con gli spot (2017)

Tra i programmi presenti in questo elenco c’è l’edizione 2017 dell’Eurovision Song Contest, che in molti ricorderanno non solo per la partecipazione di Francesco Gabbani, ma anche per il sorpasso sul Serale di Amici di Maria De Filippi, nel periodo di reale sovrapposizione dei due programmi (ovvero dalle 21:10 alle 24:33).

Rai1 raggiunse una media di 3.772.000 telespettatori e uno share del 19.98%, mentre Canale 5 3.739.000 telespettatori e il 19.81% di share (qui tutti i dettagli per i più curiosi).

Stando ai dati resi pubblici, l’Eurovision Song Contest nel 2017 ha generato 294.221 euro di ricavi totali da pubblicità, con una copertura dei costi del 60%. Si evince quindi che il totale ammontasse a 490.368 euro.

Secondo la Repubblica, la “Rai fotografa l’autosufficienza delle sue trasmissioni nel 2017 per due ragioni. Intanto vuole individuare, nel suo palinsesto, i programmi di natura artistica. Sono programmi che aggiungono un “valore editoriale” grazie al “racconto scientifico, divulgativo, del sapere e dello spettacolo”.

Tra tutti i suoi programmi di natura artistica, poi, la televisione di Stato punta a individuare quelli con un “valore aggiunto”. Convenzionalmente, la Rai considera “a valore aggiunto” le trasmissioni capaci di coprire quantomeno il 40% dei loro costi complessivi con i ricavi pubblicitari”.

Dunque l’Eurovision, con una copertura dei costi del 60% rientrerebbe tra i programmi considerati a “valore aggiunto”.

Vanno fatte però alcune considerazioni non di poco conto: l’Eurovision Song Contest è un evento legato alle tv pubbliche aderenti ad EBU (European Broadcasting Union), prevede pochissimi break pubblicitari e solo per quelle emittenti che ne hanno più o meno bisogno (diverse tv pubbliche europee lo trasmettono senza interruzioni).

Come si vede nello schema riportato poco sopra, su Rai 1 nel 2017 sono andati in onda solamente 5 break pubblicitari, alcuni dei quali di breve durata. Dunque a meno di ascolti stratosferici a livello del Festival di Sanremo, risulterebbe impossibile per qualsiasi altro programma in onda in un’unica serata e con così pochi spazi per la pubblicità, ricoprire totalmente i costi.

Ricordiamo che una parte dei costi totali è legato all’iscrizione, con una quota che varia in base alla popolazione del paese in gara. Tutto il resto sono costi legati ai compensi dei commentatori, spostamenti della delegazione italiana.

Da una tv pubblica sarebbe bello aspettarsi semmai la trasmissione dell’evento senza l’ombra di mezza pubblicità, ma questo per il momento succede solo in altri paesi.

 


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