Retrospettiva Sanremo: la crisi d’ascolti del Duemila e l’avvento dei talent
In vista del settantesimo compleanno del Festival di Sanremo, Eurofestival News festeggia con una serie di articoli che ripercorrono la storia della kermesse musicale italiana per eccellenza.
Per tutto il mese di dicembre, e fino al 6 gennaio (giorno in cui scopriremo i titoli dei brani dei Big in gara nell’edizione 2020 del concorso), è nostra intenzione offrirvi ogni settimana una lettura per celebrare aneddoti, artisti e canzoni del contest strettamente legato all’Eurovision Song Contest.
Gli anni Duemila (2000-2009)
Il primo Festival del nuovo Millennio nasce nel segno di Amadeus. Il conduttore firma un pre-contratto nel maggio del 1999, ma tutto sfuma nei mesi successivi a causa del poco feeling con il direttore artistico Mario Maffucci.
Alla direzione di rete l’idea quindi di affidare nuovamente Sanremo a Fabio Fazio, che molto bene aveva fatto l’anno precedente. Ad affiancarlo un trio composto dal tenore Luciano Pavarotti, Teo Teocoli e la spagnola Inés Sastre.
Nella composizione del cast è chiara la volontà di aprire la kermesse a più fasce di pubblico possibili, privilegiando l’aspetto tradizionale, ma dando anche spazio ad artisti e generi musicali considerati “alternativi”.
Componente rispecchiata alla perfezione dai tre “esordienti” al Festival: Gigi D’Alessio con “Non dirgli mai“, Samuele Bersani con “Replay” e i Subsonica con “Tutti i miei sbagli“.
C’è inoltre il ritorno di Irene Grandi – seconda con “La tua ragazza sempre” – e Max Gazzè – quarto con “Il timido ubriaco” – entrambi in gara precedentemente fra i Giovani.
Fra le Nuove Proposte troviamo inoltre Andrea Mirò, Davide De Marinis, Fabrizio Moro e i Tiromancino con Riccardo Sinigallia.
A vincere sarà però Jenny B con “Semplice sai“, artista proveniente dalle scene dance e jazz, che porta a casa anche il Premio della Critica a parimerito con “Noël” dei Lythium.
La vittoria degli Avion Travel con “Sentimento” apre una delle polemiche che ancora oggi torna a risuonare nella storia del Festival.
A deciderla la volontà della giuria di qualità presieduta da Mike Bongiorno – il cui voto pesa per il 50% – di premiare un pezzo, per l’appunto, di qualità, allontanandosi il più possibile dalle scelte della giuria popolare.
Per metterla in atto, quindi, i giudici assegnano il massimo dei voti al gruppo di Peppe Servillo, azzoppando di fatto le chance degli altri cantanti. Un’operazione confermata successivamente da alcuni membri, tra i quali il giornalista Roberto Cotroneo.
Gli Avion Travel battono così i favoriti del voto popolare, Gerardina Trovato con “Gechi e vampiri” – poi sesta, Gianni Morandi con “Innamorato” – classificatosi terzo – e i Matia Bazar con “Brivido caldo“, finiti all’ottavo posto.
Tra gli altri brani dell’edizione ricordiamo “In bianco e nero” di Carmen Consoli e “Fare l’amore” di Mietta.
Il 2001 segna un nuovo cambiamento per il Festival, che dopo quindici anni torna ad essere guidato da una donna. Raffaella Carrà si prepara ad un Sanremo in coppia con l’istrionico Fiorello, il quale però a dicembre del 2000 rinuncia all’incarico.
Ad affiancare il caschetto biondo saranno quindi l’australiana Megan Gale e un trio sopra le righe formato da Massimo Ceccherini, Enrico Papi e Piero Chiambretti, il quale in ogni serata presenta un momento ricreativo dedicato al Festival di Napoli.
Le aspettative sono molto alte, ma questa edizione passerà alla storia più che altro per vari episodi negativi. A partire dalle aspre critiche a Ceccherini e Papi, definiti volgari e fuori luogo, e in aperta polemica sui giornali con il direttore artistico Maffucci.
Papi viene addirittura redarguito pubblicamente dall’allora first lady Franca Ciampi, in seguito a un siparietto in cui il presentatore al Dopofestival ridicolizzava l’accento di una preside di un istituto di Buenos Aires dopo un collegamento in diretta, scatenando le ire della comunità italo-argentina.
Il caso finisce in tribunale e nel 2007 Papi viene condannato al pagamento di 10 mila euro (più spese) alla preside che l’aveva citato in giudizio.
C’è poi lo scottante capitolo dedicato agli ospiti, con il rapper Eminem travolto dalle polemiche prima del suo arrivo a Sanremo, ma la cui esibizione non scandalizza in realtà i telespettatori, a differenza di quella dei Placebo.
Brian Molko, cantante della band britannica, si esibisce in “Special K” e al termine della performance scaglia la sua chitarra contro un mixer e un amplificatore, danneggiandoli. Il gesto provocatorio sconvolge il pubblico in sala che gli urla improperi e lo fischia fino a fargli lasciare il palco.
Il cast dei Campioni vede il debutto in Riviera dei Bluvertigo, Elisa, Fabio Concato e i Sottotono.
Nella sezione Nuove Proposte gareggiano tra gli altri Carlotta, Francesco Renga, i Gazosa, Paolo Meneguzzi, Roberto Angelini e i Velvet.
Il trionfatore di Sanremo 2001 è Zucchero Fornaciari che firma i primi due brani classificati, “Luce (Tramonti a nord-est)” di Elisa – anche premio della Critica – e “Di sole e d’azzurro” di Giorgia, due hit di enorme successo entrate rapidamente nella storia della musica italiana.
È inoltre l’anno di “Saluto l’inverno” di Paola Turci, “Sono contento” di Alex Britti, “Tu che ne sai” di Gigi D’Alessio e “Fantasticamenteamore” di Syria.
Agli ultimi tre posti in classifica i Sottotono, i Quintorigo e i Bluvertigo, autentici alieni per un festival ancora troppo legato ai propri stilemi.
Nelle Nuove Proposte trionfano i Gazosa con “Stai con me (Forever)“, che diventano così i più giovani vincitori del Festival. Il Premio della Critica viene assegnato a parimerito a “Raccontami” di Renga e “Il Signor Domani” di Angelini.
Il Festival di Sanremo 2002 vede il ritorno in pompa magna di Pippo Baudo, dopo sei anni di assenza. Il conduttore e direttore artistico porta con sé sul palco Manuela Arcuri e Vittoria Belvedere e ripristina l’ormai iconica sigla “Perché Sanremo è Sanremo!”, introdotta nel 1995.
La polemica dell’edizione è tutta per Roberto Benigni, ospite della kermesse dopo ventidue anni. La presenza dell’attore e comico si rivela un grandissimo successo di pubblico – picco di 20 milioni di spettatori e 80% di share – ma indigna alcuni esponenti del Polo delle Libertà.
Tra questi Giuliano Ferrara che minaccia di lanciare uova e ortaggi sull’ospite nella sera della finale, promessa che non manterrà.
Debuttano nei Campioni il tenore Alessandro Safina, Alexia, Luisa Corna – che si presenta in coppia con Fausto Leali – e le Lollipop, girlband selezionata dal talent show di Italia 1 Popstars, che floppa posizionandosi al penultimo posto con “Batte forte“, ottenendo però un buon riscontro di vendita.
A vincere il Leoncino d’Oro sono i Matia Bazar con “Messaggio d’amore“, al loro terzo festival consecutivo, ma il successo in hit parade dell’edizione è senza dubbio “Dimmi come…” della seconda classificata Alexia.
Il Premio della Critica viene assegnato a un altro brano simbolo, “Salirò” di Daniele Silvestri, che si classifica solo quattordicesimo ma diventa poi un tormentone.
Nelle Nuove Proposte è una sfida all’ultimo voto tra la quindicenne Anna Tatangelo e Valentina Giovagnini, scomparsa prematuramente nel 2009. La prima vincerà per soli 21 voti con “Doppiamente fragili“, battendo “Il passo silenzioso della neve” della seconda.
Altri concorrenti in gara furono i due figli d’arte Giacomo Celentano e Marco Morandi, Andrea Febo, Daniele Vit e il cantante neomelodico Gianni Fiorellino. La Critica premia gli Archinuè con “La marcia dei santi“.
Anche Sanremo 2003 vede al timone Pippo Baudo, coadiuvato stavolta da Claudia Gerini e Serena Autieri. Il presentatore arriva a undici edizioni condotte, eguagliando così il numero di edizioni presentate da Mike Bongiorno.
Tra i Campioni esordiscono gli Eiffel 65 con “Quelli che non hanno età“, i Negrita e Sergio Cammariere, terzo classificato e premio della Critica con “Tutto quello che un uomo“.
Ma c’è anche il ritorno in gara di Giuni Russo – assente dal 1968 e tornata con la struggente “Morirò d’amore”, scritta da Franco Battiato e precedentemente bocciata alla selezioni sanremesi nel 1989 e nel 1997 – e della coppia formata da Little Tony e Bobby Solo, lontani dal Festival da trent’anni l’uno e vent’anni l’altro.
Al primo posto si classifica Alexia con “Per dire di no“. Questa vittoria viene da subito considerata un “risarcimento morale” per la sfumata vittoria dell’anno precedente.
Si ricordano inoltre gli altri brani della top 6: “7000 caffè” di Alex Britti, “Nessuno tocchi Caino” della coppia artistica e nella vita Enrico Ruggeri-Andrea Mirò, “L’amore è” di Syria e “Oceano” di Lisa.
Per la sezione Nuove Proposte viene utilizzato il programma Destinazione Sanremo, andato in onda su Rai 2 alla fine del 2002 e condotto dallo stesso Baudo.
Ai primi due posti troviamo Dolcenera – vincitrice di categoria con “Siamo tutti là fuori” – e la dodicenne Alina, la cui partecipazione scatenò le polemiche che portarono poi a fissare l’età minima di partecipazione a 14 anni.
Tra gli altri in lista Daniele Stefani, Elsa Lila, Manuela Zanier, Patrizia Liquidara – premiata dalla Critica per “Lividi e fiori“, Verdiana e i Maria Pia & Superzoo, la cui leader Maria Pia Pizzolla aveva ottenuto la fama con Saranno Famosi.
Il 2004 è un annus horribilis per Sanremo. Come quasi da consuetudine per i primi anni del Duemila, vi è un cambio in corsa alla conduzione.
Paolo Bonolis, inizialmente selezionato, lascia l’incarico sia per gli impegni televisivi che per la poca armonia con il direttore artistico Tony Renis. A lui subentra Simona Ventura, che diventa così la terza donna a condurre il Festival.
La Ventura, reduce dai fasti dell’Isola dei Famosi su Rai 2, si fa accompagnare dagli amici Gene Gnocchi, Paola Cortellesi e Maurizio Crozza.
Sanremo 2004 si rivela, tuttavia, un sonoro buco nell’acqua. Gli ascolti crollano. Con il 38,98% di share, e poco meno di 9 milioni di spettatori, il Festival è il secondo meno visto di sempre. Farà peggio il 2008.
Per la prima volta nella storia, inoltre, un programma supera la kermesse negli ascolti. Il primato va a una puntata della quarta edizione del Grande Fratello condotto da Barbara D’Urso.
Ampio spazio nella settimana festivaliera viene occupato dalla questione Adriano Celentano. Renis invita il Molleggiato all’Ariston più volte, senza ottenere risposta dal cantante.
Per questo motivo, il direttore artistico lo definisce pubblicamente un “cagasotto”. Celentano, però, spiazza tutti e si presenta a sorpresa nella finale della kermesse, ottenendo una standing ovation e appianando i dissidi con Renis con un abbraccio fraterno.
L’ospitata imprevista rovina però un altro intervento in scaletta, quello del ballerino spagnolo Joaquín Cortés il quale, stanco di aspettare, va via infuriato dal teatro senza esibirsi.
Una delle cause del poco appeal di Sanremo 2004 sul pubblico è da attribuire alla composizione del cast dei cantanti.
Renis cancella la divisione fra Campioni e Nuove Proposte, e il boicottaggio delle major – che rifiutano di mandare in gara i propri artisti di punta – porta in competizione uno stuolo di cantanti sconosciuti, emergenti o comunque non sulla cresta dell’onda.
Troviamo sul palco dell’Ariston – tra i molti al debutto sanremese – Adriano Pappalardo, Francesco Facchinetti, il trio spagnolo Las Ketchup (in coppia con Danny Losito), Neffa, Pacifico, Piotta, Simone Tomassini e i Gipsy Kings, accoppiati a Massimo Modugno.
A vincere, con un plebiscito di voti, è “L’uomo volante” di Marco Masini. Il cantautore toscano tornava sulle scene dopo aver annunciato, tre anni prima, il ritiro dalla carriera, giustificato con quello che definiva un accanimento persecutorio della critica.
Sul podio salgono con lui il pugliese Mario Rosini con la ballad “Sei la vita mia” e la giovane Linda Valori con l’etnica “Aria sole terra e mare“.
Tra i brani in gara in quell’anno “Guardami negli occhi (Prego)” di Paolo Meneguzzi, “Guardastelle” di Bungaro e “Crudele” di Mario Venuti, vincitore del Premio della Critica.
Uscito dalla porta l’anno precedente, Paolo Bonolis rientra dalla finestra a Sanremo 2005. Lo showman romano prende l’incarico di costruire un Festival e gli viene data carta bianca, assieme al suo collaboratore Gianmarco Mazzi, con il quale cura la dimensione musicale.
Come “vallette” vengono scelte Antonella Clerici e Federica Felini.
Il primo grande cambiamento attuato è quello di dividere i cantanti in cinque categorie – Uomini, Donne, Gruppi, Classic e Giovani – e ripristinare le eliminazioni nel corso delle serate. I cinque vincitori di categoria si scontrano poi in finalissima per decretare il vincitore assoluto del Festival.
È un’edizione segnata da due eventi che scossero l’opinione pubblica, comunicati in diretta televisiva. Da un lato la morte di Alberto Castagna, dall’altra la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena – sequestrata per mesi in Iraq – durante la quale purtroppo perse la vita il funzionario di polizia Nicola Calipari.
Nel cast vi sono solo due debuttanti in Riviera, Nicky Nicolai & Stefano Di Battista Jazz Quartet e Le Vibrazioni.
La categoria Giovani vede tra le proprie file Max De Angelis, i Modà e i Negramaro, subito eliminati con “Mentre tutto scorre“, che nonostante ciò scala le classifiche e li proietta nella musica mainstream. La vincitrice fu invece Laura Bono – oggi membro delle Deva – con “Non credo nei miracoli“.
Il trionfatore di Sanremo 2005 è Francesco Renga con “Angelo”. Tra gli altri brani “A modo mio” di Paola & Chiara, “Non capiva che l’amavo” di Paolo Meneguzzi, “Ragazza di periferia” di Anna Tatangelo e “L’amore che non c’è” di Gigi D’Alessio.
A conquistare il Premio della Critica è l’ottantunenne Nicola Arigliano – artista più anziano a prendere parte alla kermesse – con “Colpevole“.
Nel 2006 la palla passa a Giorgio Panariello, anche direttore artistico, che seleziona le colleghe Ilary Blasi e Victoria Cabello.
Dal punto di vista scenografico, ci fu una vera e propria rivoluzione.
Il palco, disegnato dai Premi Oscar Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo, fu progettato all’insegna del minimalismo. Via i fiori, l’Ariston diventa un grande blocco nero lucido, sovrastato da un solo lato da una gigantesca struttura in plastica colorata.
Il comico e presentatore mantiene le regole volute da Bonolis, cambiandole solo in parte. Le categorie sono solo quattro: Uomini, Donne, Gruppi e Giovani.
Tra i Campioni esordiscono Luca Dirisio, Povia – all’Ariston dopo lo straordinario successo de “I bambini fanno ooh“, i Ragazzi di Scampia – che accompagnano Gigi Finizio, gli Sugarfree, gli Zero Assoluto e l’israeliana Noa, sul palco con Carlo Fava e i Solis String Quartet.
Questi ultimi vincono il Premio della Critica per “Un discorso in generale“.
Nella categoria Giovani ritroviamo Antonello Carozza e Virginio – il primo lanciato da Amici di Maria De Filippi, il secondo vincerà lo stesso talent qualche anno dopo – i Deasonika, L’Aura con “Irraggiungibile” e Simone Cristicchi con “Che bella gente“.
Il cantante è accusato di aver portato in gara un riadattamento di un brano già edito – “Embè” di Momo – e rischia la squalifica, ma resta in gara.
Diversi i brani degni di nota. Ad esempio Dolcenera con “Com’è straordinaria la vita“, Michele Zarrillo con “L’alfabeto degli amanti“, “L’uomo delle stelle” di Ron, “Dove si va” dei Nomadi e “Processo a me stessa” di Anna Oxa, che si presenta con un lato inedito e dark, spiazzando il pubblico che la elimina subito.
A vincere, a sorpresa, è Povia con “Vorrei avere il becco“. Universalmente considerata una delle peggiori vincitrici di Sanremo, batte in finale tra gli altri “Essere una donna” di Anna Tatangelo, ma non ottiene alcun riscontro al di fuori dell’Ariston.
Tra i Giovani la spunta Riccardo Maffoni con “Sole negli occhi“. Ma la grande hit di Sanremo 2006 è “Svegliarsi la mattina” degli Zero Assoluto, che rimane in vetta alla classifica singoli per otto settimane consecutive.
Dopo gli scarsi ascolti dell’edizione precedente, la Rai decide di richiamare il patron Pippo Baudo, dandogli nuovamente in mano la direzione artistica.
Per la prima volta dopo molti anni, c’è solo una figura assieme al conduttore principale, la svizzera Michelle Hunziker.
Il piglio di Baudo è evidente. Pippo fa tornare in scena la tradizionale scalinata e i fiori sul palco. Ripristina inoltre la divisione fra Campioni e Giovani, senza molteplici categorie.
Le aspettative sono alte, ma il pubblico sembra essersi stancato del Festival. La media generale dell’edizione non va oltre il 47,71%.
Tra i venti Big due esordienti, l’interprete jazz Amalia Gré e il tenore Piero Mazzocchetti.
Nella sezione Nuove Proposte ci sono Romina Falconi con “Ama“, i Pquadro – duo composto dagli ex concorrenti di Amici Piero Romitelli e Pietro Napolano che presenta “Malinconiche sere“, Elsa Lila con “Il senso della vita” e Fabrizio Moro.
Quest’ultimo vince la categoria e il Premio della Critica con “Pensa”, un invito alla riflessione, contro ogni forma di violenza e contro la mafia, che lo porta alla numero uno in classifica, lanciando definitivamente la sua carriera.
Tra i Campioni a farcela è Simone Cristicchi, anche lui premiato dalla Critica, con “Ti regalerò una rosa“.
Una commovente lettera di un uomo con problemi psichiatrici, Antonio, il quale scrive alla sua amata Margherita dalle buie celle del manicomio dove è rinchiuso.
Cristicchi batte il super favorito alla vittoria Al Bano, che si ferma al secondo posto con “Nel perdono“, brano firmato da Renato Zero.
Tra gli altri brani dell’edizione “La paranza“, nuovo tormentone di Daniele Silvestri, “Musica” di Paolo Meneguzzi, “Il terzo fuochista” di Tosca e “Chissà se nevica” di Mango.
Nel 2008 Sanremo segna un altro picco negativo nella sua storia. Al timone c’è sempre Baudo, stavolta con Piero Chiambretti, Bianca Guaccero e l’ungherese Andrea Osvárt.
La Rai sembra non riuscire a dare nuova linfa al concorso, che il pubblico continua a rifiutare. La media del 2008 è la peggiore di sempre: 35,64% di share con 6.811.000 spettatori.
Un vero disastro. Tra l’altro la quarta serata del venerdì viene battuta da una puntata della fiction di Canale 5 I Cesaroni.
L’edizione lascia comunque il segno per un altro episodio. In gara c’è Loredana Bertè con “Musica e parole“. Dopo la prima esibizione, scoppia lo scandalo. La canzone risulta non inedita, ma pubblicata nel 1988 da tale Ornella Ventura con il titolo “L’ultimo segreto“.
Baudo decide di estromettere la Bertè, dandole comunque l’opportunità di esibirsi fuori gara nella terza serata, dedicata ai duetti. La cantante sale sul palco con le manette ai polsi, per cantare con la collega Ivana Spagna.
Il cast dei Campioni vede esordire all’Ariston i Finley, Frankie hi-nrg mc, Tricarico e l’argentina Lola Ponce – Esmeralda in Notre Dame de Paris, che vince il Festival in coppia con il collega Giò Di Tonno – Quasimodo nella stessa opera popolare. I due svettano con “Colpo di fulmine”, pezzo scritto per loro da Gianna Nannini.
Il duo si lascia alle spalle, tra i tanti, Anna Tatangelo con “Il mio amico“, Fabrizio Moro con “Eppure mi hai cambiato la vita“, Sergio Cammariere con “L’amore non si spiega“, Max Gazzè con “Il solito sesso” e il Premio della Critica “Vita tranquilla” di Tricarico.
Tra le Nuove Proposte vincono i fratelli veronesi Sonohra con “L’amore“, mentre il Premio della Critica viene assegnato ai Frank Head per “Para parà ra rara“.
Per il 2009 la Rai chiama nuovamente Paolo Bonolis. Il presentatore e direttore artistico accoglie la richiesta e sceglie l’amico fraterno Luca Laurenti.
Si fa inoltre accompagnare da vari co-conduttori nel corso delle serate. In finale ci sono Maria De Filippi e il modello britannico David Gandy.
A Bonolis non passa la mania di modificare parti del regolamento relative alla composizione del cast. Reintroduce le eliminazioni ma mantiene stavolta due categorie. La sezione Campioni diventa Artisti, mentre i Giovani vengono rinominati Proposte.
Nella prima esordiscono gli Afterhours – vincitori del Premio della Critica con “Il paese è reale“, Mario Lavezzi – in coppia con Alexia, i Gemelli Diversi, Sal Da Vinci, Marco Carta e il senegalese Youssou N’Dour, che si presenta in un inedito trio con Pupo e Paolo Belli.
Nella seconda vi sono le figlie d’arte Chiara Canzian e Irene Fornaciari, Karima Ammar da Amici, Iskra Menarini – storica corista di Lucio Dalla, Malika Ayane, Simona Molinari, Silvia Aprile da X Factor e la debuttante Arisa, vincitrice di Area Sanremo.
Per dare lustro alla categoria Proposte, Bonolis decide di affiancare ogni concorrente a un padrino, con cui duetta nel brano in gara.
Salgono sul palco il già citato Dalla, Riccardo Cocciante, Pino Daniele, Lelio Luttazzi, Ornella Vanoni, Gino Paoli, Roberto Vecchioni, Zucchero, Burt Bacharach e Mario Biondi.
Un’iniziativa che si rivela vincente, perché tre dei brani di maggior successo dell’edizione arrivano proprio dal podio della sezione Proposte: “Sincerità” della vincitrice Arisa – premiata anche dalla Critica, “Come foglie” della Ayane e “Come in ogni ora” di Karima.
La classifica della categoria Artisti segna invece il definitivo avvento del mondo dei talent show, con i concorrenti spinti in maniera plateale dal televoto.
A vincere il Leoncino d’Oro è infatti il fresco trionfatore di Amici di Maria De Filippi Marco Carta con il brano “La forza mia“.
Nella finalissima a tre il cantante sardo ottiene quasi il 58% di preferenze al televoto, battendo Povia – al centro delle polemiche per tutta la settimana per il brano “Luca era gay” – e Sal Da Vinci con “Non riesco a farti innamorare“.
È però un altro brano a conquistare il pubblico e le radio, nonostante non riesca a raggiungere la finale: “Il mio amore unico” di Dolcenera, che si presenta all’Ariston con un look totalmente rinnovato, molto più fresco e colorato rispetto al passato.
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