Diodato all’Eurovision, erede della tradizione pugliese di Modugno e non solo
Ufficialmente si dovrebbe dire che Antonio Diodato, in arte noto solo con il cognome, è il primo nato ad Aosta e nella regione Valle d’Aosta a rappresentare l’Italia all’Eurovision Song Contest.
Questa definizione, però, cozza con il sentimento che l’artista cova al suo interno: Diodato, infatti, si sente pugliese, anzi, per la precisione, di Taranto, città dove è cresciuto.
Questo permette di fare un lungo viaggio indietro nel tempo, per riscoprire la grande tradizione musicale che la Puglia ha donato all’Italia, una parte della quale si è trasferita anche in ambito europeo.
Il racconto parte dal 1956. Già, dalla prima edizione del concorso, l’unica in cui ogni Paese aveva due rappresentanti. E la prima portacolori dell’Italia in assoluto è stata anche la prima pugliese: Franca Raimondi, originaria di Monopoli, con un successo rimasto nel tempo come “Aprite le finestre“, ritornato in auge grazie a uno spot di sei anni fa di una nota azienda di gioielli, che usò la canzone per lanciare una nuova collezione.
Facendo un salto in avanti di due anni, è impossibile dimenticare il padre putativo della canzone italiana moderna, l’uomo che più ha rappresentato l’Italia in gara (tre volte, 1958, 1959 e 1966), quattro volte vincitore del Festival di Sanremo: Domenico Modugno, originario di Polignano a Mare, provincia di Bari.
Il paradosso fu che con la canzone italiana più famosa di tutti i tempi, “Nel blu dipinto di blu” alias “Volare“, Modugno finì terzo: bisognerebbe calarsi negli Anni ’50 per comprendere con precisione il perché di quel piazzamento.
Zapponeta oggi conta poco più di tremila abitanti, eppure ha dato i natali a uno degli uomini che forse avrebbero meritato di avere di più dalla nostra musica: Nicola Di Bari. Dal 1970 al 1972 sembrava che fosse tutto pronto per la sua grande esplosione: “La prima cosa bella“, “Il cuore è uno zingaro“, “I giorni dell’arcobaleno“.
Tutte canzoni rimaste nella storia, l’ultima delle quali presentata in concorso all’Eurovision nel 1972 e protagonista di una delle piccole grandi situazioni curiose della musica del nostro Paese. Il testo, giudicato un po’ troppo spinto per l’epoca, a Sanremo (dove vinse) fu sottoposto a una certa censura, che però fu parzialmente rimossa sul palco di Edimburgo, dove l’artista propose una versione in cui “Tu eri bambina” tornò “Giacesti bambina”, ma l’originale “A sedici anni ha già avuto un amante” restò “A sedici anni ti senti già grande”. Fu sesto.
Portando ancora la macchina del tempo in avanti, ecco apparire Al Bano all’orizzonte: la parabola del cantante di Cellino San Marco (Brindisi) è nota, dai primi successi come “Nel sole” alla lunga parabola artistica e umana con Romina Power, fino allo stabilirsi come uno degli status symbol della musica leggera italiana.
Sono due le partecipazioni eurovisive ufficiali del più celebre membro della famiglia Carrisi, nonché conosciuto produttore di vini: entrambe le volte si presentò (e finì settimo) con la moglie, nel 1976 (“We’ll live it all again“) e nel 1985 (“Magic, oh magic“). C’è un’appendice del 2000, in cui fece da corista per Jane Bogaert, in rappresentanza della Svizzera con “La vita cos’è”.
1987: dopo il successo a Sanremo come autore, Raf, nato a Margherita di Savoia, in provincia di Barletta-Andria-Trani, si presentò all’Eurovision come cantante in coppia con Umberto Tozzi. “Gente di mare” fu la sua prima grande occasione in italiano, dopo gli anni di “Self control” e dell’inglese. Da allora la carriera di Raffaele Riefoli, questo il vero nome dell’artista, non si è più fermata, inanellando successi in serie per tutti i successivi trent’anni abbondanti di carriera.
Per tanti anni, una delle personalità più conosciute, chiacchierate e complesse della musica italiana è stata, ed è tuttora, Anna Oxa. Nativa di Bari, ha incantato le generazioni con una voce fuori dall’ordinario che ha regalato canzoni che ancora oggi sono ricordate con grande piacere, quali “Tutti i brividi del mondo” e “Senza pietà” (con quest’ultima vinse a Sanremo nel 1999).
In Europa ci andò nel 1989, con Fausto Leali, in un’annata complicatissima per l’Italia all’Eurovision. La canzone fu “Avrei voluto“, il posto fu il nono, a pochi mesi di distanza dal trionfo sanremese con “Ti lascerò“.
C’è poi una personalità attuale della musica italiana, vista proprio quest’anno a Sanremo, sebbene non in gara, che è accomunata a Diodato per il fatto di sentirsi pugliese nonostante la nascita a Firenze e i primi quattro anni di vita a Sesto Fiorentino prima di trasferirsi ad Aradeo, nel leccese.
Si tratta di Emma Marrone, che è stata protagonista, suo malgrado, di uno degli anni più difficili dell’Italia all’Eurovision, il 2014, in cui arrivò al 21° posto con “La mia città“. Dietro la cantante Emma si nasconde, come molti hanno imparato nel tempo, una persona che da sempre si batte per le donne e per chi lotta con i tumori, lei che ha un passato nel quale ha dovuto sconfiggere più volte forme tumorali all’utero e alle ovaie.
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