Sanremo 2021: Ermal Meta, cosa accadde all’Eurovision 2018 con Fabrizio Moro
Ermal Meta ritorna, stavolta da solo, al Festival di Sanremo 2021. Con “Un milione di cose da dirti“, l’artista, ormai tra i più importanti della scena musicale italiana sia come cantante che come autore, cercherà di nuovo la via europea, cosa che ottenne nel 2018 in coppia con Fabrizio Moro e da cui non andò lontano nel 2017, quando tirò fuori dal cilindro l’autobiografica “Vietato morire“.
Una vicenda, quella di “Non mi avete fatto niente“, che ebbe un inizio che definire burrascoso fu poco: appena conclusa la prima esibizione sul palco del Teatro Ariston si scoprì una somiglianza fin troppo evidente con un’altra canzone, “Silenzio” di Ambra Calvani e Gabriele De Pascali. Si scoprì che dietro i due pezzi c’era lo stesso autore, Andrea Febo. Dopo un caso che montò per ben oltre 24 ore, fu stabilita la decisione in base al regolamento.
Ermal Meta e Fabrizio Moro rimasero in gara perché nelle regole veniva consentito l’utilizzo di stralci di canzoni già edite, nei limiti di un terzo della canzone nuova in competizione. In termini numerici, gli stralci di “Silenzio” identici a quelli di “Non mi avete fatto niente” (il ritornello, in sostanza) non superavano il minuto e tre secondi, contro i tre minuti e ventiquattro secondi del pezzo in concorso (dati, questi, tutti rivelati in sala stampa all’epoca).
Una volta rimasti in gara, i due uscirono dal Teatro Ariston come ci erano entrati: da vincitori annunciati passarono a vincitori di fatto. Il podio, curiosamente, a parte l’artista romano, lo rivedremo tutto insieme nel 2021, poiché il secondo posto fu de Lo Stato Sociale e il terzo di Annalisa.
L’Italia eurovisiva si stava ancora leccando le ferite. L’anno precedente, Francesco Gabbani era stato il superfavorito per oltre due mesi, ma la sua “Occidentali’s Karma” perse quota nelle due settimane del concorso tra prove e finale, e concluse al sesto posto con un giudizio, in termini di piazzamento, piuttosto simile tra giurie e televoto.
Con queste premesse, fu per molti un sollievo veder partire Ermal e Fabrizio quasi “nascosti”, abbastanza da poter svolgere tutta la fase di preparazione, fin dal momento della riduzione della durata della canzone a tre minuti come previsto dal regolamento, in tranquillità.
Poco prima del viaggio a Lisbona per la registrazione della cartolina con il suo compagno di viaggio, Ermal Meta piazzò sul tavolo la carta destinata a cambiare le regole del gioco: dichiarò a Ticinonews.ch che ci sarebbero state delle frasi della canzone in sovraimpressione, direttamente sullo schermo. Di lì iniziò a nascere la curiosità che poi sarebbe stata svelata dal palco dell’Altice Arena.
I giorni della cartolina girata tra Lisbona e Porto diedero modo al pubblico di conoscere un lato scherzoso di Ermal e Fabrizio, protagonisti di gag fuori dal programma a più non posso, ben documentate dai loro molteplici account social e dalla diffusione creata dalla rete di fan di entrambi gli artisti.
Il canale ufficiale dell’Eurovision pensò bene di documentare anche l’arrivo dei due a Lisbona, con l’uno che arrivava da Milano e l’altro da Roma: per citare un’espressione del conduttore del Festival di Sanremo 2018, che ne fece una canzone quindici anni prima, tutto in un abbraccio.
Dal giorno dopo, chi si trovava a Lisbona capì cosa si intendeva per frasi in sovraimpressione: overlay direttamente sullo schermo, in diversi stili e in quindici lingue diverse, per cercare di far comprendere il senso della canzone in più posti possibili. Una scommessa azzardata, ma che, per diventare vincente, aveva bisogno di una carta: l’interpretazione.
Tante furono le cose di aiuto. Ermal e Fabrizio furono particolarmente ricercati, e non solo dalla tv portoghese, in quei giorni. La curiosità era su questi due artisti ritrovatisi insieme, da carriere così diverse che si sono a un certo punto unite per poi formare quella che, fuori dal palco, si è trasformata anche in un’amicizia.
Il sorteggio delle metà diede una mano all’Italia, perché il foglio esibito fu quello della seconda metà della finale, la più ambita perché più vicina in termini di televoto. In più, durante la trasmissione tv della seconda semifinale, prima che venisse mostrato uno spezzone delle prove del giorno prima, agli spettatori si presentò una scena rimasta nell’immaginario di tanti fan di Fabrizio Moro e non solo.
Il cantautore romano, in un momento tutto suo, prese in mano il microfono dalla green room, non ci pensò su due volte e iniziò a intonare “Volare, oh oh, cantare, oh oh oh oh…“. La canzone italiana più famosa di tutti i tempi, nel 2018, compiva sessant’anni, e fu dal binomio Sanremo-Eurovision che partì la fama internazionale di Domenico Modugno, pure se il concorso europeo (allora agli albori) non lo vinse. All’Altice Arena il pubblico andò in delirio.
Ma la notte era ancora lunga. Così lunga che presentò un ordine di uscita all’apparenza terrificante per Ermal e Fabrizio: Netta, la superfavorita, in scena per 22a, Eleni Foureira per 25a, l’Italia per 26a e ultima.
Nell’edizione più albanese di sempre, con Eugent Bushpepa, Eleni Foureira ed Ermal Meta in finale, in una sorta di tripla E, i colpi di scena non erano ancora finiti. Perché l’Eurovision 2018 mostrò una spaccatura netta, quasi completa, tra i gusti delle giurie e i gusti del pubblico. Finirono coinvolti quasi tutti, chi sfavorito dal televoto e chi dalle giurie.
Ermal e Fabrizio andarono sul palco dopo l’infuocato show cipriota. Pareva una missione impossibile. Invece qualcosa accadde. Ermal indovinò una performance sentitissima, d’effetto, con il falsetto quale punto di forza. Ma quella fu anche la notte di Fabrizio, autore di una delle sue più belle esibizioni di tutta la carriera. Questo arrivò dal sabato di Lisbona nelle case europee.
Eppure l’inizio delle votazioni non fu benevolo, con le giurie (che avevano votato il giorno prima) che avevano accordato 59 punti all’Italia, più di metà dei quali distribuiti tra Malta, Albania, Serbia e Cipro. Quello che successe dopo, però, rasentò i limiti dell’incredibile.
Momento dopo momento, avvenne di tutto, fin dalla caduta della Svezia, per proseguire con le delusioni per Francia e Bulgaria e i 91 punti dell’Austria (che, comunque, il podio se lo tenne stretto). Ermal e Fabrizio continuavano a essere lì, in attesa. Una dopo l’altra, nelle prime dieci posizioni del pubblico, furono chiamate Lituania, Estonia, Moldavia, Ucraina e Germania. Già si era intuita una rimonta notevole.
Ma ancora non era giunto il turno dell’Italia. 136 punti andarono alla Danimarca, altra grande penalizzata dal voto delle giurie, e poi 215 alla Repubblica Ceca (con Mikolas Josef che meriterebbe non uno, ma due capitoli a parte). In breve, Italia nei primi tre posti del televoto. Tra un Doron Medalie, autore della canzone vincitrice, “Toy”, che ripeté “Italy, Italy” quando c’era da chiamare la terza e un abbraccio di Ermal e Fabrizio, i punti a dividere Italia e Cipro furono appena quattro, per il pubblico. 249 contro 253.
Fu quinto posto finale. 308 punti, a 32 dalla Germania e a 34 dall’Austria, con 27 in più della Repubblica Ceca, per un risultato che andò al di là di qualsiasi previsione, anche la più ottimistica, fosse stata fatta alla vigilia. Oggi Ermal ci riprova da solo, ma il recupero di quel giorno è e rimane uno dei momenti più memorabili dell’Italia all’Eurovision Song Contest.
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