Petizione social per chiedere l’esclusione della Bielorussia da EBU ed Eurovision

Situazione complessa in Bielorussia. Dal 9 agosto scorso, come avevamo riferito, è in corso una protesta di massa pacifica contro l’esito delle elezioni presidenziali, che hanno rieletto Aleksandar Lukashenko presidente per la sesta volta: il sospetto di brogli è molto forte e quasi tutta la comunità internazionale non ha riconosciuto l’esito del voto.

Una protesta in cui sia le opposizioni che la gente è scesa in piazza senza armi e che invece è stata sin qui repressa con la forza dal Governo bielorusso, con le principali leaders – tutte donne – arrestate o costrette all’esilio, la stampa non allineata silenziata, torture e violenze documentate da Amnesty International.

Ne stanno facendo le spese gli artisti eurovisivi bielorussi, quasi tutti schierati con i manifestanti: NAVIBand hanno cantato per loro ed inciso l’inno di quella che sta passando alla storia come ‘la rivoluzione delle ciabatte’ e i VAL, designati per il 2020, fra i più attivi sostenitori della protesta, sono stati ‘bannati’ dalla tv bielorussa e dall’Eurovision, per il quale è stata aperta la call per l’edizione 2021.

Adesso la Fondazione Bielorussa per la solidarietà ha fatto partire una petizione per escludere la Bielorussia dalla EBU,  dall’Eurovision e dalla possibilità di trasmettere qualunque contenuto prodotto dal circuito della Eurovisione. Questo non solo per la situazione in Bielorussia, dove si stanno registrando anche ripetute violazioni dei diritti umani, ma anche perchè il capo della tv di Minsk è fra le 31 persone destinatarie del ban di ingresso in Unione Europea dopo i fatti seguiti alle elezioni.

La Fondazione è nata dopo quegli eventi e sull’onda dell’hashtag #stopbt sta chiedendo attraverso i social media di fare pressioni sulla EBU perchè metta in atto questa sanzione.

Non è detto che l’operazione non possa riuscire. Nei giorni scorsi, per esempio, nonostante la grande amicizia con Lukashenko, con cui ha condiviso anni di carriera agonistica, il presidente della federazione internazionale dell’hockey su ghiaccio René Fasel è stato costretto ad annunciare lo spostamento  dei mondiali previsti il prossimo maggio in una sede diversa da Minsk sull’onda del battage internazionale che aveva portato i principali sponsor a ritirare il proprio marchio, rifiutandosi di associarlo al paese ex sovietico nell’occhio del ciclone.


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Emanuele Lombardini

Giornalista, ternano, cittadino d'Europa

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