Eurovision, The Spectator ‘asfalta’ la BBC: “Impari dall’Italia o lasci il posto a ITV”

Ne avevamo parlato a caldo, subito dopo la disfatta epica e la sensazione che è lo zero clamoroso di James Newman in questa edizione dell’Eurovision sia destinata a lasciare una ferita profondissima nel pubblico britannico.

Non solo e non tanto perché aver portato in concorso la peggior canzone di sempre in termini di risultato non è esattamente il miglior modo per passare alla storia ma anche perché decisamente non è accettabile che il Regno Unito fallisca perché sostanzialmente sceglie di non gareggiare nemmeno.

Trent’anni di commento alla Terry Wogan hanno sicuramente contribuito a screditare la reputazione dello show nella Terra d’Albione e Graham Norton che lo ha rimpiazzato non sta facendo di meglio ed anzi ha l’aggravante di essere in qualche modo coinvolto anche nel processo di selezione.

Fra i tantissimi j’accuse che la stampa britannica ha fatto in queste settimane uno è stato particolarmente feroce perché arriva da una testata che non è esattamente l’ultima del mazzo, ovvero lo storicamente conservatore The Spectator. Si tratta del più antico settimanale al mondo in circolazione, essendo stato fondato nel 1828 e da allora pubblicato senza alcuna interruzione.

L’attacco alla BBC

In un articolo molto diretto, il giornalista Fraser Nelson, direttore della testata, anch’egli conservatore, ma fieramente europeista, va dritto al punto e mette la BBC con le spalle al muro:

Il Regno Unito è stato semplicemente superato e surclassato dai paesi più piccoli che hanno compiuto maggiori sforzi. L’Eurovision è sempre stato un incontro tra politica, musica e cultura.

I vincitori ‘giocano’ a questo sistema e si propongo con entries capaci di fare breccia fra dozzine di confini linguistici e nazionali. È difficile, certo. Ma la Gran Bretagna ha smesso di provarci da tempo.

La BBC sceglie la nostra entry ma non si preoccupa del concorso. Fa fatica anche a scegliere (e preparare) i designati per l’Eurovision. Di conseguenza, ogni anno, il Regno Unito manda qualche anima impreparata a perire sulla scena mondiale.

Ancora più netto il giudizio sulla scelta di James Newman:

James Newman è un cantautore carismatico e di talento, ma  ha poca esperienza nell’esecuzione. Era bravo. Ma essere bravi non è abbastanza per Eurovision, ora l’evento culturale più visto al mondo.

Per stupire questa folla multinazionale, multilingue e multiculturale ci vuole il tipo di immaginazione e sforzo che la BBC non è disposta o non è in grado di fornire. La sua specialità sono le notizie e le serie tv: lo schlager non fa per lei.

Non era colpa di Newman. Era irrimediabilmente sotto-equipaggiato con una coreografia deludente e un set lugubre. La BBC paga così tanti soldi all’Eurovisione che la entry del Regno Unito va direttamente alla finale: la maggior parte degli altri deve passare per le semifinali. Questo schivare la concorrenza alla fine fa sì che il regno Unito arrivi impreparato.

Spagna, Germania e Regno Unito  sono tutti membri dei “Big 5” che saltano le semifinali. Nessuno dei loro rappresentanti quest’anno sarebbe andato avanti per merito, ed è per questo che sono rimasti in fondo alla classifica.

La loro stessa presenza in finale è stata un’anomalia, una truffa: nessuno di questi ultimi tre ha ottenuto punti dal voto pubblico.

Prendere esempio dall’Italia

In questa sua crociata, Nelson dice chiaramente che è il caso di prendere spunto dall’Italia:

La BBC ha sempre lesinato sulla messa in scena e sulla coreografia e questo si è visto. La band italiana che ha vinto veniva da un festival di cinque serate, con 26 canzoni. Alla BBC tutto questo non interessa, non vuole essere disturbata: è molto più facile dare la colpa alla politica ed al voto politico.

Se pensate che sia solo una questione politica, cosa partecipiamo ancora a fare? Ma possiamo davvero incolpare la politica per la scarsa visibilità delle entries del Regno Unito nel Regno Unito stesso? La scelta dell’Italia è arrivata al secondo posto nella loro classifica, James Newman da noi non ha raggiunto la numero 40.

Poi l’affondo finale:

Anche ITV è membro dell’Eurovision Broadcasting Union, l’organizzazione dietro Eurovision: forse potrebbe scegliere l’ingresso nel Regno Unito il prossimo anno (…) La verità è che il Regno Unito pullula di talenti musicali e potrebbe vincere ogni anno se la prendessimo sul serio, come fa Malta.

ITV è una emittente commerciale ma fa parte dell’EBU in quanto è organizzata su sedi regionali che forniscono notiziari e programmi dedicati: è stata essa a sovrintendere alle tre  partecipazioni britanniche allo Junior Eurovision ed è sempre di ITV che si riparla per un possibile ritorno “unificato” nello show dopo la partecipazione solitaria del Galles.

Ad occhio non sarà facile per il Regno Unito rialzarsi dopo questa batosta. Soprattutto se non si farà autocritica sugli errori. Per noi invece, c’è l’orgoglio di essere presi almeno per una volta come esempio positivo. Grazie davvero, Måneskin.


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Emanuele Lombardini

Giornalista, ternano, cittadino d'Europa

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