Eurovision 2022 a Torino: un’occasione di crescita economica da sfruttare al meglio

Essere chiamati ad organizzare un’edizione dell’Eurovision Song Contest è da sempre un’occasione unica per la possibilità di crescita economica che offre alla città ospitante. È un aspetto che nel corso degli anni abbiamo sempre sottolineato.
Per questo motivo, ora che è noto che sarà Torino ad ospitare l’edizione 2022, andiamo a valutare il bilancio delle esperienze degli ultimi cinque anni (per chi vuole andare più a ritroso nel tempo c’è la nostra sezione dedicata, con i dati fin dall’edizione di Atene 2006), tra esempi degni di nota ed errori da evitare.
Rotterdam 2020-21
Difficile prendere ad esempio l’ultima città ad ospitare l’evento considerando il fatto unico e – ci auguriamo – irripetibile della cancellazione dell’edizione 2020 a causa della pandemia da Covid-19. Rotterdam ha messo sul piatto in totale circa 33,2 milioni di euro: 26,5 stanziati in prima battuta per l’edizione mai svoltasi e 6,7 nel 2021 principalmente per il nuovo affitto della Ahoy Arena.
Impossibile anche stimare l’impatto economico sulla città considerando tutte le limitazioni dovute alla pandemia che hanno impedito agli eurofan di tutta Europa di raggiungere la cittadina olandese e hanno portato alla riduzione della capienza dell’arena per tutte le serate della rassegna.
Tel Aviv 2019
L’edizione israeliana del 2019 è stata la peggiore, dal punto di vista economico, degli ultimi anni. Il costo totale è stato di 28,5 milioni di euro, mentre la ricaduta economica è stata inferiore sia per la delicata situazione geopolitica dell’area, caratterizzata dal conflitto israelo-palestinese, che per il boom del prezzo degli alloggi.
Si è stimato che nella settimana eurovisiva siano stati presenti 6.000 turisti oltre alle delegazioni nazionali e ai giornalisti, ma non sono stati resi noti altri dati in merito. È possibile invece stimare quella che è stata la spesa giornaliera media di un singolo visitatore: 645 dollari, che al cambio sono circa 556 euro.
Tel Aviv può invece essere un riferimento per ciò che il comune ha deciso di fare dopo l’Eurovision e alla luce dei risultati dell’indotto turistico nazionale.
È stato avviato un progetto ambizioso – poi rallentato dalla pandemia da Covid-19 – di potenziamento della capacità ricettiva e delle attrazioni turistiche sulla scia dell’aumentata notorietà dovuta all’Eurovision Song Contest: “2030: Tourism in Tel Aviv” è un piano che vuole rendere la cittadina israeliana una delle prime destinazioni turistiche urbane al mondo.
Lisbona 2018
La capitale portoghese, la cui area urbana conta meno abitanti del capoluogo piemontese (544.000 contro 843.000), dovette affrontare una spesa di 23 milioni di euro ripartiti tra RTP (12,6 milioni), EBU (4-6 milioni) e sponsor. Questi ultimi, uniti al costo dei biglietti e alla tassa di soggiorno (che fruttò 5 milioni di introiti), coprirono l’80% dei costi.
A questo va aggiunto un ritorno economico di 25 milioni di euro dovuti alle presenze: 100.000 visitatori più 3.000 tra giornalisti e delegazioni (+ 37% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente). La città dispone di più di 22mila camere (contro le 18mila di Torino), cifra raggiunta crescendo di 5.100 unità a partire dal 2013.
Il ritorno in termini di pubblicità e visibilità non è stato stimato ma guardando i dati del 2019 si può apprezzare un effetto di lunga durata legato all’organizzazione dell’Eurovision Song Contest, dato che la città guadagnò un punto percentuale sul tasso di occupazione delle camere: da 78% nel 2018 (anno dell’ESC) a 79%.
Kiev 2017
Meno edificante è l’esempio della capitale ucraina dato che sì la città fece registare un +20% di presenze rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente ma l’indotto complessivo, 20 milioni (il doppio di quanto stimato in partenza), non andò a coprire i costi di produzione lievitati dai 20 milioni iniziali fino a 27 milioni.
Stoccolma 2016
L’edizione di Stoccolma è quella che più di ogni altra del recente passato può fornirci una stima di quello che potrà essere l’“effetto Eurovision” sulla città di Torino.
La capitale svedese e il capoluogo piemontese sono molto simili per numero di abitanti (843mila Torino e 975mila Stoccolma) e capacità della sede eurovisiva (14.350 posti il Pala Alpitour, 16.000 il Globen, ora Avicii Arena).
Simile è anche la capacità ricettiva delle due città e delle rispettive province. La contea di Stoccolma contava 34.828 camere (ora sono più di 40.000) mentre la provincia torinese attualmente conta circa 32.000 stanze, di cui 18.000 solo in città.
Se Torino riuscisse a ricalcare questo modello, dal punto di vista economico sarebbe un successo dato che le spese in Svezia ammontarono a 13 milioni, di cui 10 milioni circa stanziati dal comune più il contributo dell’EBU che si attesta sempre tra i 4 e i 6 milioni di euro.
La ricaduta economica raggiunse la cifra di 36,8 milioni di euro (28 milioni solo di indotto turistico). La spesa giornaliera pro-capite si attestò sui 227 euro per i visitatori e a 370 euro per gli addetti ai lavori. In prospettiva, tale valore per Torino, sulla base degli ultimi dati pubblici (aggiornati al 2013), scenderà a 120-140 euro circa.
Eurovision e Festival di Sanremo
Non va dimenticato per ultimo l’esempio del Festival di Sanremo che ogni anno catalizza l’attenzione di tutta Italia. Il costo di organizzazione di una kermesse si aggira tra i 18 e i 20 milioni di euro stanziati interamente dalla RAI. Tale spesa negli ultimi anni è sempre stata ampiamente coperta dagli sponsor: nel 2020 (ultima edizione in condizioni normali), a fronte di un investimento di 18 milioni la RAI ne incassò 37,5.
Ci sono due meccanismi che generano questo ritorno economico: il primo è proprio anche dell’Eurovision Song Contest mentre il secondo è una peculiarità del Festival e che non troverà spazio nella rassegna continentale.
Il fattor comune è l’enorme bacino di spettatori che sono incollati alla televisione e che sono destinatari di uno spot pubblicitario. Nella televisione pubblica è impossibile trovare altri programmi con una platea di 13-15 milioni di spettatori e l’Eurovision, se verrà confermato il trend in crescita, potrebbe garantirne sicuramente 6 milioni o più (l’evento avrà un forte impatto mediatico e nulla vieta di pensare che si possa arrivare anche ad una platea paragonabile a quella del Festival).
Gli spazi pubblicitari in questo contesto sono quindi estremamente appetibili per le aziende che possono contare su molti di questi break. E questa è la sostanziale differenza tra Sanremo e l’Eurovision, dove di blocchi pubblicitari ce ne sono solo tre, più eventualmente l’interval act (ovvero il mini-show tra le esibizioni dei concorrenti e l’annuncio dei voti).
Segui Eurofestival News anche su Google News, clicca sulla stellina ✩ da app e mobile o alla voce “Segui”.
Non perderti le ultime notizie con le notifiche in tempo reale dal nostro canale Telegram e WhatsApp. Seguici su tutti i principali Social Media (qui l’elenco completo) e scopri come sostenerci e sostenere una informazione da sempre indipendente.
Eurofestival News è anche una comoda Web App gratuita che puoi portare sempre con te, scaricala subito sul tuo smartphone. Vuoi collaborare con noi? Contattaci!