Intervista ai Varry Brava: “La Spagna era grigia, Raffaella Carrà ci ha portato la luce”
Fra una settimana, mercoledì 26 gennaio, saranno in gara nella prima semifinale del Benidorm Fest.
Abbiamo raggiunto i Varry Brava, la band indie pop che tenta di rappresentare la Spagna all’Eurovision Song Contest 2022 di Torino con un brano dedicato all’icona che l’Italia condivide con il paese iberico, l’immortale Raffaella Carrà.
Óscar Ferrer (cantante), Aaron Sáez (tastierista) e Vicente Illescas (chitarrista) si formano come band nel 2009 a Orihuela, nella comunità autonoma Valenciana.
Già dagli albori dimostrano il grande attaccamento alla nostra musica. Basti pensare che il nome del gruppo, Varry Brava, nasce dall’unione del nome del cantante soul Barry White e “Brava“, uno dei brani manifesto di Mina.
Il trio cura particolarmente l’aspetto visivo e, come per la produzione musicale, prende ispirazione dal pop spagnolo degli anni ’80, mescolato con la disco music e la new romantic.
I Varry Brava hanno all’attivo un EP e cinque album, l’ultimo dei quali uscito nel 2020 e intitolato “Hortera”. Diversi i singoli del gruppo ad aver ottenuto un ottimo riscontro su YouTube e Spotify, il più famoso dei quali “No gires”, che nel 2013 li ha portati alla ribalta nazionale.
Ciao ragazzi e benvenuti su Eurofestival News! Vi vedremo in gara al Benidorm Fest. Cosa ha spinto i Varry Brava a prendere parte alla selezione spagnola per l’Eurovision 2022?
I segni. La fantasia. Tutti i segni portavano lì. Prima di tutto l’Italia, un posto che amiamo culturalmente ed è alla base della nostra creazione come band, poi la partecipazione alla selezione è stata resa aperta, accessibile, lo dicevamo da molto tempo… e la fantasia perché sarebbe stato fantastico, un vero piacere, arrivare a Torino a braccetto con Raffaella.
Abbiamo letto che per diverso tempo avete avuto intenzione di prendere parte all’Eurovision. Ci avevate già provato?
L’avevamo chiesto diverse volte ma non era un processo molto chiaro e forse aveva a che fare più con le relazioni tra le case discografiche e la televisione, cose del genere.
Siamo una band assolutamente indipendente e ben educata, che non fa casini con nessuno e non vuole disturbare le organizzazioni. Oppure beh… semplicemente non era possibile.
In quanto italiani, la vostra canzone ha subito catturato la nostra attenzione. Come è nata e perché avete deciso di dedicarla a Raffaella Carrà?
Per noi Raffaella è la luce. Il colore, la danza, la libertà… La Spagna a quei tempi era un luogo grigio ma con compositori meravigliosi a cui rendiamo omaggio anche in questa canzone, come Julio Iglesias, Manuel Alejandro, Ramón Arcusa.
Negli anni ’70 Raffaella è arrivata come un fulmine nel mezzo della notte e ci ha portato la discoteca, il ballo, le coreografie, i vestiti in lycra, le luci colorate… Questo è quello che volevamo esprimere, nel mezzo della tristezza Raffaella appare per portarci alla luce.
Quanto la figura di Raffaella Carrà ha influenzato non solo la vostra canzone, ma la vostra vita in generale? Che ricordi avete di questa grande icona dello spettacolo?
Per noi c’è senza dubbio il ricordo dei suoi programmi televisivi, l’abbiamo vissuta più come presentatrice che come cantante durante l’infanzia.
È stato quando siamo cresciuti, quando ci siamo interessati alla musica e quando abbiamo iniziato a creare come band, che la sua figura e le sue canzoni hanno influenzato il nostro modo di intendere lo spettacolo, il divertimento e la festa sul palco.
Cosa pensate degli altri partecipanti? Conoscete qualcuno personalmente? C’è un brano che preferite più degli altri?
Li conosciamo e li amiamo, è una grande rappresentazione della musica spagnola ed è difficile per noi sceglierne uno perché è una selezione molto ricca e varia.
Cosa possiamo aspettarci dalla performance dei Varry Brava sul palco del Benidorm Fest? Avrete una coreografia, sarete accompagnati da ballerini… diteci qualcosa!
Non ci lasciano dire nulla, ma possiamo dire che daremo molta importanza alla canzone, crediamo che sia la cosa più importante, quella che deve brillare di più e che deve attirare l’attenzione della gente. Lo spettacolo e le sorprese sono sempre con noi, ma vogliamo che la canzone arrivi a tutti sopra ogni cosa.
Abbiamo parlato di ricordi legati a Raffaella, e se parlassimo di ricordi dell’Eurovision? Il pubblico spagnolo è molto entusiasta verso il concorso. Voi quando lo avete scoperto e quali sono i vostri brani preferiti?
Aaron: Il mio primo ricordo sono le Azúcar Moreno e le canzoni che amo di più sono senza dubbio “I treni di Tozeur” di Franco Battiato e Alice e “Divine” di Sébastien Tellier. I miei colleghi Óscar e Vicente ricordano Rosa, Sergio Dalma, Mikel Herzog, Serafín Zubiri.
La vittoria al Benidorm Fest può aprirvi le porte di Torino. Siete già stati in Italia?
Óscar (il cantante) è stato diverse volte e ha molti amici nel Sud, e io (Aaron) sono stato diverse volte a Roma, studio italiano e ho chiesto di poter partire in Erasmus per continuare i miei studi in Storia dell’Arte lì, ma senza dubbio quello che tutti amiamo di più è la vostra musica.
Ci sembra insuperabile, da Battisti, Mina, Battiato, Lucio Dalla, Baglioni…. passando per artisti degli anni ’90 come Mango o Marco Masini che è venuto anche in Spagna cantando in spagnolo e oggi gente come Colapesce, Giorgio Poi, Calcutta… siamo sempre stati innamorati della vostra musica e siamo sempre attenti a tutto quello che esce di nuovo e alla vostra tradizione.
Se doveste presentarvi a qualcuno che non ha mai ascoltato la vostra musica, cosa gli direste per catturare la sua attenzione?
Siamo la band che vi renderà più felici quest’anno.
Non ci resta che augurarvi ¡Mucha suerte!
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