Måneskin, il ritorno a Sanremo 2022 nel segno delle grandi emozioni

Ieri sera, è il caso di dirlo, il Teatro Ariston di Sanremo è stato terra di conquista dei Måneskin. La band romana è tornata dopo 11 mesi nel luogo che li ha consacrati, dopo aver raggiunto risultati incredibili nel mondo.

Maneskin Rai Sanremo

Credits: Ufficio Stampa RAI

Il 6 marzo 2021 i Måneskin vincevano il Festival di Sanremo. Il 22 maggio 2021 davano all’Italia una gioia che non si viveva da 31 anni: la vittoria all’Eurovision Song Contest.

Furono spinti da un’onda che si alzò nelle notti liguri, proseguì nelle sere di primavera tra una performance virtuale e l’altra, continuò nelle prove e nelle interviste, ed esplose in tre minuti di Rotterdam e in un attimo indelebile nell’Ahoy Arena.

Poi è accaduto tutto: il botto di “Zitti e buoni”, quello di “I wanna be your slave” e quello della cover di “Beggin'”. La conquista dell’Europa, poi degli Stati Uniti, un successo dilagante in tutto il mondo, con dischi di platino giunti ovunque da una parte all’altra del globo.

Måneskin: la notte del ritorno

Ma, e questo Amadeus l’ha rivelato con la propria voce, da agosto Damiano, Victoria, Thomas ed Ethan un appuntamento già ce l’avevano. Sanremo, di nuovo. Teatro Ariston.

Il ritorno là dov’era iniziato tutto. Dov’era partita ogni cosa che, fino soltanto a neanche un anno fa, era anche solo un miraggio immaginare: un gruppo di ragazzi di Roma che sconquassa la scena musicale mondiale. Non italiana. Non europea. Mondiale.

Cresciuti di un anno, diventati divi globali, i Måneskin sono tornati a Sanremo con tutti gli onori di stelle di una grandezza enorme, dopo che in tantissimi hanno seguito con affetto sconfinato le loro gesta.

Zitti e buoni“. Un anno fa Enrico Melozzi aveva creato un arrangiamento amatissimo, con i violini che furono richiestissimi già nell’avvicinamento a Rotterdam. E, per quest’occasione, hanno fatto ritorno assieme a quel tema grafico a prevalenza di rosso e nero che caratterizzò quelle esibizioni vincenti all’Ariston.

Tutti in piedi, dal primo all’ultimo posto. Ma il meglio doveva ancora venire. Amadeus lo sapeva, ha lasciato passare un po’ di tempo, e poi ha riportato la band sul palco.

Coraline“. Quando la voce ha iniziato a spargersi, la reazione generale è stata mista tra lo “speriamo” e urla virtuali di giubilo.

Perché si parla della canzone in italiano che, dopo “Zitti e buoni”, è forse la più amata in assoluto dei Måneskin, per il testo, per la musicalità, per ciò che esprime. “Coraline” è una storia particolare, e non poco.

E, oltre alla potenza, c’è anche il sentito, quello che in inglese si chiama “heartfelt”. Sentito con il cuore. Damiano non solo canta quello che canta, ma sa benissimo che cosa canta, perché e con quale origine. Ed è per questo che ha messo tutta l’intensità del mondo. Poco più di cinque minuti di pelle d’oca, quella generata da quella che ormai è una delle voci più famose del pianeta.

I due momenti più sentiti sono ormai sotto gli occhi di tutti. I volti dei Måneskin passati in rassegna: quello di Victoria, quello di Damiano mentre completa la canzone, quello di Thomas e infine quello di Ethan, tutti con sguardi che suonano come i loro strumenti, il basso, la chitarra e la batteria.

Quattro ragazzi, ognuno con la propria particolarità di carattere, che insieme hanno creato qualcosa di irreplicabile.

E poi le lacrime di Damiano. Quelle che hanno fatto non solo il giro d’Italia, ma pure quello del mondo, e che testimoniano quanto lui la canzone la senta. Il perché l’ha spiegato in due tweet. Uno l’ha usato per rispondere a una pubblicazione che sosteneva come “Coraline” non fosse dedicata a Giorgia Soleri. Bene, è esattamente il contrario.

L’altro l’ha utilizzato per mettere qualche dettaglio in più nella questione. Ma anche per rinsaldare ancora di più quel legame tra la canzone e la sua fidanzata storica, che non è l’unico nome citato, ma è quello centrale. “E grazie a te, Giorgia, che me l’hai fatta scrivere e vivere“. Scrivere, per lasciarla nel tempo. Vivere, per poterla cantare dall’anima e per l’anima.


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