Eurovision 2022, i volontari sono parte dell’evento (e la risposta al bando lo dimostra)

Continua ad alimentarsi in Italia la polemica relativa al bando per la ricerca di volontari che possano dare una mano durante l’Eurovision Song Contest 2022 che si svolgerà al Pala Olimpico di Torino dal 10 al 14 Maggio prossimi.

Una situazione incredibile che sta mettendo a nudo una delle ultime lacune che questi dieci anni di partecipazione italiana non sono ancora riusciti a colmare, ovvero la costruzione di una mentalità eurovisiva che consenta di comprendere appieno tutti i meccanismi del concorso ed anche situazioni come queste.

Vi avevamo già dato conto delle proteste che aveva suscitato il bando con il quale il Comune di Torino, su indicazione della EBU sta reclutando  Under 30 per diverse mansioni. Proteste che tiravano in ballo, la disoccupazione e lo sfruttamento.

Le proteste, senza conoscere l’evento

Nonostante in molti nella galassia eurovisiva, Eurofestival News in questo è stato ed è in prima fila, abbiano cercato di spiegare come la presenza di volontari non sia assimilabile né a quella di uno stage né a quella di un lavoro non retribuiti ma sia  invece da sempre un modo per consentire ai fan dell’evento di sentirsi parte dello stesso quando arriva nel loro Paese invece di limitarsi ad assistervi passivamente in arena, stanno addirittura andando in scena manifestazioni di protesta.

Come quella dell’associazione Bauli in piazza, nata per sostenere i lavoratori dello spettacolo durante il blocco degli eventi nel corso della pandemia, che  ha scritto una lunga lettera nella quale chiede lumi al comune di Torino, parlando di “mansioni non consone a personale non specializzato” e chiedendo il coinvolgimento delle aziende che operano nel settore, puntando ancora l’indice su chi è fermo dal 2020.

In mezzo, una lunga serie di leggi e decreti che nulla c’entrano con il mondo eurovisivo perché nessuno ha mai parlato di offerta di lavoro gratuito.

Dello stesso tenore  il Coordinamento StaGe!, una filiera di circa 100 operatori del settore, in varie figure, che chiede al sindaco Lorusso addirittura di stoppare il bando e coinvolgere direttamente gli operatori del settore nella selezione.

Nessuno che si sia chiesto cosa realmente facciano i volontari, nessuno che si sia informato.

Perché la protesta è fuori fuoco

Queste due iniziative – ma sono solo le più rumorose – denotano quello di cui avevamo dato conto nel nostro precedente articolo ed a cui si accennava in apertura di questo: l’assenza prolungata dell’Italia dall’evento ha creato un “buco” di conoscenza dell’evento proprio relativamente al periodo in cui l’Eurovision è diventato quello che è adesso, ovvero il più grande evento televisivo al mondo, ma anche una vera e propria festa popolare.

Ci manca tutta quella generazione che all’estero è cresciuta con l’Eurovision e per la quale come avevamo spiegato, fare il volontario nel corso della rassegna è un modo per sentirsi parte dell’evento. Per tutti i giovani europei, l’Eurovision è una sorta di “grande Erasmus collettivo” dove si confrontano popoli, culture e lingue e dove si cresce e ci si arricchisce.

Coloro che scelgono di fare questa esperienza sanno benissimo che non ne usciranno arricchiti dal punto di vista economico, e che invece verranno ripagati con un’altra moneta, altrettanto importante per il loro futuro: quella dell’arricchimento culturale. Dunque non c’è nessuno che li prende in giro o li sfrutta.

Volontari ed Eurovision: un legame stretto

Il fatto che l’Eurovision non sia purtroppo parte della cultura italiana fa sì che manchi questo aggancio che nel resto d’Europa è automatico. Per fortuna però, la risposta dei giovani, con oltre 6000 candidature per 600 posti è piuttosto eloquente in questo senso.

Al di là di questo, la cosa che più colpisce è che chi ha lanciato questa protesta non abbia minimamente idea della macchina organizzativa dell’Eurovision e non si sia nemmeno sforzato di andare a cercare in rete: se lo avesse fatto, avrebbe scoperto che questa situazione non è tutta Italiana, ma appunto è una parte dell’evento comune a tutta Europa ed è assimilabile ad un grande raduno di fan che semplicemente scelgono liberamente di “fare qualcosa” per la manifestazione che amano.

Il bando è un atto puramente selettivo, l’unico modo possibile per limitare i candidati che altrimenti, come testimonia anche la risposta italiana, potrebbero essere potenzialmente più degli spettatori paganti.

Non c’è dubbio che la situazione dei lavoratori dello spettacolo sia difficilissima in questo momento nel nostro Paese ed è comprensibile che la rabbia e lo sconforto possano avere il sopravvento, ma anche senza conoscere l’evento, sarebbe bastato un giro in rete per rendersi conto che si è sbagliata la direzione della protesta.

L’Eurovision Song Contest non esisterebbe senza i volontari, perchè i volontari sono parte dell’evento, tanto quanto i fan, i cantanti, le coreografie, i costumi ed i giornalisti. Sarebbe anche bastata una facile ricerca, per scoprire che  le mansioni ed il ruolo dei volontari sono in realtà molto meno complesse di quello che il linguaggio del bando farebbe intuire.

Sarebbe bastato poco per scoprirlo. Ma invece, come sempre e come troppo spesso capita in Italia, si preferisce dare ascolto alla pancia.


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Emanuele Lombardini

Giornalista, ternano, cittadino d'Europa

2 Risposte

  1. Danilo ha detto:

    Come giustamente sottolineato da Emanuele, ci manca un ventennio dal 1991 al 2011, anni in cui l’Eurovision si è trasformato e dove noi, come tv di stato, facevamo di tutto per farlo dimenticare agli italiani. Questo gap viene fuori in tanti dettagli, emblematico l’ultimo caso che vede artisti, che erano in gara a Sanremo, annunciare che sarebbero andati a rappresentare San Marino o in alternativa il Vaticano…. C è ancora un’ ignoranza sulla differenza fra televisione e Stato, sul fatto che la selezione Sammarinese non sia la succursale di Sanremo, e chi, come Achille Lauro, ci si era iscritto nei tempi giusti, evidentemente si era interessato alla cosa nei giusti termini.

  2. jelly ha detto:

    Ci sono sempre stati i volontari ai grandi eventi, ma ovviamente le polemiche ci sono solo in Italia. Ricordo ancora le polemiche sui volontari a Expo 2015. Chissà perché nessuno polemizza sui volontari alle Olimpiadi ad esempio, oppure ad Eurovision in altre nazioni… detto ciò: chi non vuole non si candida. E chi si candida non è stato obbligato con una pistola, quindi le polemiche servono a poco.

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