L’Eurovision e gli italiani “in trasferta”: storie di emigranti, derby e canzoni
Con l’arrivo di Achille Lauro in gara per San Marino che si affianca a Mahmood e Blanco, portacolori italiani saranno due gli artisti italiani in gara all’ Eurovision Song Contest 2022.
Sarà dunque una rassegna che parlerà molto italiano, se si considera anche la presenza di Lum!X, il dj austriaco di madre italiana e di Emma Muscat, che ha staccato il biglietto per Malta e che oltre a parlare italiano è notissima al pubblico nel nostro Paese per aver preso parte ad Amici ed aver inciso un paio di tormentoni estivi di buon successo.
Ed il contingente di lingua italiana potrebbe addirittura salire a cinque componenti se in Serbia dovesse affermarsi Sara Jo, che è nata e cresciuta a Roma, dove ha vissuto fino ai 15 anni e che parla italiano benissimo.
Tanta Italia anche senza l’Italia
Di certo c’è che fra l’Eurovision e l’Italia c’è un legame strettissimo. Oltre ai rappresentanti in gara per la RAI, sono infatti ben 38 gli artisti con sangue italiano che hanno gareggiato all’Eurovision sotto altre bandiere, dal 1956 ad oggi. Di questi, 6 lo hanno fatto all’interno di gruppi, mentre gli altri sono divisi fra duetti e solisti (qualcuno anche in entrambi i casi).
Dei 38 artisti, soltanto 7 non hanno alcun legame di sangue o di residenza col Paese che hanno rappresentato: in tutti gli altri casi si tratta di figli di emigranti nati nel Paese di uno dei genitori (per esempio è il caso di Laura Tesoro, nata a Liegi da un italiano ed una belga); oppure di artisti nati nel paese dove i genitori sono emigrati da giovani (per esempio Sandra Kim, vincitrice per il Belgio nel 1986, che in realtà si chiama Sandra Caldarone ed è figlia di un abruzzese e di una napoletana, oppure Paolo Meneguzzi, figlio di due italiani emigrati nel Canton Ticino).
Oppure ancora, si tratta di artisti nati in Italia e poi trasferitisi da soli o con la famiglia nel Paese dove poi sono cresciuti (qui la lista è molto lunga e sono soprattutto nomi del passato).
Infine, tre di questi hanno origini italiane più lontane: si tratta dell’irlandese Linda Martin (il cui trisavolo era di Saronno), dell’elvetica Anna Rossinelli (il cui nonno è italiano) e della lettone Laura Rizzotto, il cui nonno emigrò in Brasile da Belluno da dove poi la madre arrivò a Riga.
Derby azzurri in finale
Parlando invece di italiani DOC “in trasferta”, nella speranza che Achille Lauro centri la qualificazione alla finale (che dovrà conquistarsi senza il voto italiano, come abbiamo spiegato), c’è da dire che alcuni di questi non sono riusciti a sfidare l’Italia, perché o l’Italia non c’era (è il caso di molti di questi) oppure non sono riusciti ad arrivare in finale.
Nell’ultima casistica rientrano per esempio Michele Perniola, il pugliese in gara con Anita Simoncini nel 2015 per San Marino ed il vercellese Jacopo Massa in gara coi bielorussi Litesound nel 2012, entrambi eliminati in semifinale.
In fatto di derby italiani ovviamente non si può non citare quello San Marino-Italia del 2021, rispettivamente fra Senhit e i Måneskin anche se per dovere di cronaca va detto che Valentina Monetta, finalista nel 2014 (e dunque contro Emma) ha sangue italiano per parte di padre.
Senhit mancò invece quello del 2011 con Gualazzi, mentre la Monetta mancò quelli con Nina Zilli (2012), Marco Mengoni (2013) e Francesco Gabbani (2017).
Ma il più prestigioso, se non altro per le carriere dei due artisti è quello andato in scena alla Royal Albert Hall di Londra nel 1968 fra il milanese Gianni Mascolo, che vinse la selezione svizzera organizzata dalla tv elvetica in collaborazione con la RAI (ed infatti era piena di italiani…) e Sergio Endrigo, con la vittoria di quest’ultimo con la meravigliosa “Marianne“.
Se invece calcoliamo coloro che hanno legami parziali con l’Italia, la lista dei confronti con i rappresentanti italiani è molto lunga, vista la pletora di emigranti o figli di emigrati (alcuni dei quali, peraltro, non parlano nemmeno italiano).
Ci limitiamo quindi in questa sede a citare soltanto i più curiosi. Sull’asse Italia-Svizzera nel 1983 Mariella Farrè (al secolo Gabriella Ricamato Filomeno, di origini siciliane) sfida Riccardo Fogli con un brano in italiano; su quello Italia-Spagna nel 1964 Gigliola Cinquetti trionfa battendo fra gli altri anche Nelly, Tim & Tony, meglio noti nel mondo latino come Los TNT, un trio vocale costituito da tre fratelli nati in provincia di Udine ed emigrati in Uruguay.
Infine, nel 1961 va in scena una sfida a tre fra Betty Curtis, in gara per l’Italia, la svizzera (ancora!) Franca Di Rienzo – che in realtà è nata a Borgosesia, nel novarese e cresciuta a Torino per poi emigrare a Ginevra in cerca di fortuna artistica – e Dario Campeotto, nato in Danimarca da genitori torinesi (il padre era emigrato per andare a fare il direttore tecnico della sede Fiat a Fredriksberg).
Al quale è legato peraltro un aneddoto. I giornali italiani del tempo, che raccontarono la rassegna con malcelati snobismo e superiorità, narravano della presenza anche di qualche italiano “intento a sonnecchiare” fra il pubblico del Palais des Festivals di Cannes che ospitava l’edizione. Si legge:
Quando i conduttori fanno il nome di Dario Campeotto, la fila dei nostri connazionali fa partire un battimani. Salvo poi accorgersi che questi rappresenta la Danimarca.
Ma il derby più curioso è quello del 1986. L’Italia non c’è ma arriva addirittura… prima e seconda. Dietro alla già citata Sandra Kim si piazza infatti, per la Svizzera, Daniela Simmons, che all’anagrafe fa Borruso ed è nata a Perugia da genitori siciliani poi emigrati nella Confederazione.
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