Ruggeri: “L’Eurovision? Il successo dei Måneskin dimostra che è importantissimo”
Enrico Ruggeri torna a parlare di Eurovision Song Contest. Il cantautore milanese, dopo la vittoria al Festival di Sanremo 1993 con “Mistero”, prese parte alla rassegna che in quell’anno fu ospitata dal centro ippico Green Glens Arena di Millstreet, 1500 abitanti scarsi a 60 chilometri da Cork, in Irlanda, tuttora il più piccolo centro dove l’Eurovison è mai arrivato.
In quella occasione, Enrico Ruggeri si presentò con la delicata “Sole d’Europa”, una ballata scritta appositamente per l’evento in pochi giorni e che arrivò al dodicesimo posto, con l’Irlanda che vinse in casa grazie ad “In your eyes” di Niamh Kavanagh.
In una intervista al quotidiano Libero – in occasione dell’uscita del suo nuovo album “La rivoluzione” – Ruggeri parla dell’esperienza nella rassegna, ma anche dei Måneskin e conferma alcuni retroscena già noti.
L’Eurovision, i Måneskin e quel 1993
Ruggeri parla così del concorso e della sua partecipazione, citando i Måneskin:
Il successo dei Måneskin dimostra che l‘Eurovision è una carta importantissima. Quando andai io nel 1993 era molto diverso. Ricordo che una funzionaria Rai mi disse: “Sono qua per fare qualsiasi cosa, in mio potere, affinché lei non vinca”.
L’idea che in caso di vittoria, l’Italia dovesse ospitare la kermesse li terrorizzava: l’Eurovision era un evento seguitissimo in Europa, ma non in Italia, quindi nulla giustificava la spesa enorme che avrebbe portato realizzarlo qui da noi (…)
Il riferimento è Sandra Bemporad (allora capodelegazione della RAI) e non è nuovo. Ruggeri ne aveva parlato anche nel suo libro “La vie en rouge”:
Sandra Bemporad, la producer Rai che mi accompagnava, invece mi disse: “Enrico, la cosa peggiore che tu mi possa fare qui, è vincere”. A lei sarebbe toccato, in quel caso, organizzare ed ospitare l’edizione successiva.
Le era già capitato con la vittoria di Cutugno e lo ricordava come un incubo (…) Non vinsi e salvai la Bemporad da un anno da tregenda.
Anche il pezzo eurovisivo, che poi nel 1996 uscirà in una versione trilingue italiano-tedesco-francese (potete ascoltarla qui sotto), fu scritto “in fretta e furia, pensato per non conquistare la vittoria”.
Un’edizione che – raccontano le cronache, soprattutto straniere – fu caratterizzata da qualche screzio di troppo fra l’entourage dell’artista e la delegazione italiana.
L’esclusione della Russia
Ruggeri si pronuncia anche sull’esclusione della Russia dall’Eurovision e da tutti i contesti internazionali come sanzione per l’invasione dell’Ucraina:
Le discriminazioni sono sempre sbagliate. Se penso che gli atleti russi sono stati esclusi dalle Paralimpiadi, che sono il manifesto dell’inclusione, mi viene un po’ da sorridere. Poi certo, capisco la ratio, ossia spingere la popolazione russa a ribellarsi.
Se si rischia una caccia alle streghe? Quella c’è già da due anni, da prima della guerra. Chiunque sia in contrasto col pensiero istituzionale, è una strega da cacciare.
Qui il riferimento è alle ben note – e dichiarate – posizioni dell’artista sulle restrizioni sanitarie per il Covid-19 e alla scelta di offrire gratis il tampone per assistere ad un concerto, aprendolo anche ai non vaccinati.
L’emergenza Ucraina
La Nazionale Italiana Cantanti, di cui Ruggeri è presidente, è stata però fra i primi a mobilitarsi a sostegno della popolazione ucraina, raggiungendo con Boosta dei Subsonica ed alcune collaboratrici il confine e portando generi alimentari, cucine da campo, coperte, medicinali.
Sul conflitto dice invece:
Sono di base un ottimista: se tutti saranno ragionevoli, si risolverà. Poi certo, la guerra ha sempre due durate: una mediatica e l’altra effettiva, che spesso non combaciano. Penso per esempio ai Balcani, dove le telecamere sono arrivate molto tardi per poi andare via troppo presto.
Lo stesso Ruggeri ha inoltre annunciato che la prossima Partita del Cuore, l’evento di beneficenza organizzato dall’associazione, sarà dedicata proprio all’emergenza ucraina.
Chissà che Enrico Ruggeri, il quale in cuor suo non ha mai nascosto di gradire un ritorno alla rassegna, da lui definita “una delle esperienze più strane ma più belle della mia vita”, non sia fra gli ospiti dell’edizione 2022 ormai alle porte, in programma dal 10 al 14 Maggio prossimi al Pala Olimpico di Torino.
Come abbiamo anticipato, fra gli ex partecipanti eurovisivi italiani, dovrebbe esserci spazio per Gigliola Cinquetti e ci saranno sicuramente i Måneskin campioni in carica.
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Grazie Emanuele, sempre puntuale, chiedo venia perché all’epoca, essendoci la Jugoslavia, era più difficile fare questi distinguo, oltre al fatto che si tenne a Zagabria e quindi ho pensato fossero croati.
Sanremo itinerante…. Beh guarda, se ricordi le 17 candidate a ospitare l Eurovision di quest’anno, c era chi lo voleva fare all’aperto…. E siamo 32 anni dopo! Almeno cinecittà era al chiuso!
Infatti la cosa è stata costruita in modo scientifico dai vertici Rai: prima lo spettacolo, già negli anni fine 80, veniva trasmesso in differita in tarda seconda serata, dalle 23, per farlo seguire da pochi assonnati, poi il colpo di grazia è stato dato dalla vittoria di Cutugno nel 90, inaspettata e non voluta dalla Rai, epica ancora la lettura dei voti della giuria italiana (o spagnola?), letta da un serio professionista come Frajese, che sembrava catapultato lì, per caso, dall’altro capo del telefono; Cutugno stesso aveva dei coristi croati presi in prestito all’ultimo momento e la ciliegina sulla torta è stato lo scandalo di cinecittà 91, l’Eurofestival che insegna come non si debba organizzare un Eurovision, con Cutugno che dice in diretta alla Cinquetti che dopo questo non lo organizzeremo mai più.
Poi ci chiediamo il perché ci sia, nella stessa Rai, un’ignoranza abissale su tutto quello che è Eurovision :praticamente per 1/4 di secolo hanno fatto di tutto per farlo cancellare dalle menti degli italiani.
Buongiorno, faccio un po’ d’ordine. I coristi sloveni (non croati) non erano presi a caso all’ultimo minuto. Sono i Pepel in Kri (Eurovision 1975) anche se in formazione leggermente diversa, essendo passati 15 anni. Era una prassi abbastanza comune (anche Emma nel 2014 aveva figuranti danesi), certamente ha permesso di risparmiare. Cinecittà era sicuramente una scelta al risparmio, ma la proposta di Sanremo (rassegna itinerante in luoghi diversi della città), era oggettivamente ridicola.
Non capisco perché allora la Rai non si sia ritirata già anni prima della lunga pausa presa dall’Eurovision, se non vuoi vincere l’Eurovision non partecipare proprio visto che la Rai non era interessata e temeva di non riuscire ad organizzarlo l’edizione dopo in casa… Se poi all’epoca come dicono non era seguitissimo in Italia rispetto all’Europa allora evita di partecipare, anche perché fare andare i cantanti italiani in gara con questo spirito… Che atteggiamento autolesionista da parte dell’Italia
Sarebbe bello conoscere anche i nomi di chi, ai vertici Rai, non gradiva e i referenti politici di quei vertici… Giusto per farsi un’idea di chi era stato così lungimirante e magari si trova ancora adesso in Parlamento o candidato per il prossimo ….