Eurovision 2022, intervista agli Zdob şi Zdub & Fraţii Advahov: “Moldavi e rumeni stesso popolo”
Gentili, spontanei, ma soprattutto portatori sani d’allegria. Abbiamo avuto l’opportunità di intervistare Zdob şi Zdub & Fraţii Advahov, in gara per la Moldavia all’Eurovision 2022 col brano “Trenuleţul”
Il contesto è una video intervista con una interprete a fare da tramite ma che spesso si inserisce a sua volta ad arricchire le risposte. Ne esce un ritratto della loro canzone e del loro modo di vedere la musica che fa scoprire molti lati interessanti La canzone, la cui versione ufficiale è quella nel video che trovate in questo link, verrà proposta sul palco del Pala Olimpico in una versione più rock, che trovate qui sopra.
Di seguito, invece l’intervista, alle domande hanno risposto alternativamente.
Siete due band molto celebri in Moldavia. Come è nata la collaborazione fra voi?
Zdob si Zdub: La nostra collaborazione è nata nel segno della musica. Mihai, che è il compositore del brano è molto attento a tutti gli stili musicali. Quando ha ascoltato gli Advahov è rimasto colpito dalla struttura e dalle sfumature della musica folk. La loro musica per noi è stata grande fonte di ispirazione, ne è nato anche un album comune che sarà proprio su sonorità più folk.
Come mai avete deciso di presentare in gara una versione più rock del vostro brano?
Zdob si Zdub: Lo abbiamo fatto soprattutto per tenere fede a quello che dice l’hook della nostra canzone, ovvero “Folkore and rock’n’roll. Quando il brano è nato, è come lo sentite nel video ufficiale e come lo abbiamo presentato alla finale nazionale, in versione molto country. Abbiamo deciso di fare quella variazione perché era necessaria: pensiamo che si adatti meglio ad un evento più pop come l’Eurovision. Ma nel nostro nuovo album manterremo la versione originale.
Qual è il messaggio che volete trasmettere con la vostra canzone?
Zdob si Zdub: Il messaggio è molto semplice: è la nostra vita. Noi come Zdob si Zdub facciamo musica da 25 anni, Advahov sono sulla scena da oltre 20. Portiamo alla gente energia e gioia, il treno è il simbolo della libertà, perché ci dà la possibilità di viaggiare, di fare concerti, di condividere la nostra musica, incontrare i nostri fan da tutto il mondo.
Fraţii Advahov: Noi viaggiamo su quel treno che va da Chisinau a Bucarest, avanti ed indietro centinaia di volte, lo facciamo sin dalla nostra infanzia. Quella tratta ha un valore simbolico, perché da quando è crollata l’Urss e la Moldavia ha avuto la possibilità di viaggiare, la Romania è la prima destinazione più vicina all’occidente, dove ci sono molti amici ed anche molti nostri parenti. Il treno è la prima connessione fra le due città.
Zdob si Zdub e Fraţii Advahov: Nel video c’è anche un altro messaggio: ad un certo punto si vede il treno che passa il confine. Noi non siamo un paese della Ue, mentre la Romania si ed è per questo che vengono controllati i passaporti ed il bagagli e viene chiesto anche se trasportano sigarette di contrabbando. Noi abbiamo difficoltà politiche che ci impediscono di essere nella Ue: queste barriere fisiche ci infastidiscono, pensiamo che non debbano essercene, la gente dovrebbe essere libera di muoversi.
Ci sono due simboli nella vostra canzone: uno è la Hora è che una danza popolare in Romania e Moldavia e l’altro, che si vede nel video è Stefano Il Grande, che compare nel tappeto quando viene aperto. Anche questo è un personaggio che unisce i due paesi. Volete spiegarci qual è il legame fra la vostra terra e questi due simboli?
Zdob si Zdub: La Hora è una danza popolare non solo in Romania e Moldavia, ma anche in tutti i Balcani, oltrechè in Grecia ed a Cipro. Ci sono elementi di Hora persino in Libano: si balla alle feste di matrimonio, praticamente dovunque. L’abbiamo messa per dire che noi e i rumeni siamo lo stesso popolo.
Stefan Cel Mare, o anche Stefan il Grande è l’ultimo sovrano del Regno di Moldavia, nel XIV Secolo, è venerato Santo dalla Chiesa Ortodossa ed è il nostro più grande orgoglio, perché ha combattuto 42 guerre contro l’impero Ottomano e ne ha vinte 40. Dopo ciascuna vittoria ha costruito una chiesa oppure un monastero.
Lo abbiamo messo nel video per mostrare e dire ai politici rumeni ed a quelli moldavi che non ci stiamo contendendo i simboli: siamo lo stesso popolo e dobbiamo lavorare su questo. Così come quel simbolo che ci unisce e rappresenta la potenza e la forza, noi dobbiamo lottare per la nostra gente.
La Moldavia è uno dei Paesi più coinvolti in questa guerra, per la questione dei profughi. Come state vivendo questo momento?
La Moldavia sta ospitando oltre 100.000 rifugiati, nonostante siamo un Paese molto povero ed abbiamo appena 2,6 milioni di abitanti, considerate la proporzione. Se oggi venite a Chisinau, è pieno di rifugiati ucraini nelle strade. Per questo diciamo che non dovrebbero esserci confini, nel ventunesimo secolo.
Il pianeta terra, è la nostra casa e quando succede qualcosa di brutto, ognuno di noi deve preoccuparsi per l’altro. Vogliamo dire una cosa: ascoltate la musica, non fate la guerra.
(a questo punto si inserisce direttamente l’ufficio stampa): Voglio dire io una cosa su di loro: quando è scoppiata la guerra, hanno fatto molta fatica a lavorare sull’Eurovision, perché erano molto provati. Roman dice che l’anima di un musicista è come quella dei bambini, cioè molto sensibile. Inoltre quasi tutti hanno amici o parenti in Ucraina. Per esempio la moglie di Mihai degli Zdob si Zdub è di Kiev: ha passato tre giorni in macchina coi figli per arrivare a Chisinau, è stato un viaggio molto pericoloso, per questo erano tutti molto depressi.
Per gli Zdob si Zdub: siete alla terza esperienza all’Eurovision? Cosa vi aspettate, ora che conoscete le regole del gioco?
Il segreto è non considerare l’Eurovision come una gara. Per noi è il festival dell’amicizia, ci piacciono un sacco di canzoni quest’anno e speriamo di poter socializzare con tutti gli artisti. L’Eurovision è un grande party che ci unisce tutti nel segno del divertimento.
Certamente è diverso, perché nel 2005 con “Boonika Bate doba” cantavamo in inglese, che a me (Roman) suona troppo meccanico. Nel 2011 con “So lucky” siamo andati per promuovere il nostro disco in Germania e abbiamo puntato molto sulla performance surrealistica, tanto che molti si ricordano i nostri cappelli a punta. Quest’anno ho l’occasione di cantare in rumeno che è una lingua che mi fa sentire più a mio agio e mi rilassa.
C’era anche una rappresentazione diversa: la prima volta una anziana donna delle campagne, la seconda una bella ragazza sul monociclo, stavolta condividiamo il palco con musicisti straordinari che per noi sono una fonte di ispirazione. Non abbiamo pensato questo brano per l’Eurovision bensì per il disco, quindi sarà un po’ come improvvisare.
In Italia c’è una delle più grandi comunità moldave d’Europa, circa 130.000 persone. Voi siete nella semifinale dove l’Italia voterà. Cosa volete dire ai vostri connazionali?
Frati Advahov: Abbiamo incontrato la comunità moldava italiana a Padova, qualche settimana fa in occasione di un concerto ed abbiamo avuto modo di accogliere il loro calore.
Ci auguriamo di poter avere il loro supporto, noi sicuramente daremo il massimo, confidando di venire apprezzati anche da tutti gli altri. Il messaggio? Siate felici. E vi aspettiamo in Moldavia per le vacanze estive e non solo. Torneremo in Italia dopo l’Eurovision, vi aspettiamo.
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