Eurovision, Manizha (Russia) contro la guerra: campagna d’odio e rischia il carcere

Manizha
Manizha @EBU Thomas Hanses

Manizha, la rappresentante della Russia all’Eurovision 2021 con il brano “Russian woman” attacca Putin e si schiera contro la guerra. È bastata una sua dichiarazione pubblica per far scattare la campagna d’odio da parte dei russi e adesso rischia anche il carcere.

Fervente oppositrice di Putin,   Manizha aveva definito la guerra mossa dal presidente russo con l’invasione dell’Ucraina “un conflitto fratricida che va contro la volontà del popolo russo” e successivamente, parlando alla radio statunitense Npr ha aggiunto: “Quando vedi queste tragedie dall’interno, la tua posizione è chiarissima: non vuoi che questo accada mai più a nessuno”.

Questo ha fatto immediatamente scattare la reazione contro di lei da parte dei sostenitori del conflitto.

Molti dei suoi concerti di quest’estate sono stati annullati in seguito a una campagna online d’odio e richieste agli organizzatori degli eventi di escluderla dalle loro line-up. Il suo portavoce ha anche spiegato alla BBC che a lei ed al suo team stanno arrivano in continuazione diverse minacce.

L’ultimo atto ostile nei suoi confronti è stata la pubblicazione su Telegram del numero degli organizzatori del festival a scopo benefico in programma alla fortezza Aleksandrovskaya, nel mese di settembre, che celebra la cultura cosacca dell’Ucraina e della Russia meridionale per una unione culturale e pacifica.

Il messaggio invitava le persone a “scrivere e chiedere di cancellare l’esibizione di Manizha, dicendo che si oppone all’esercito russo”.  Il testo poi aggiunge: “Soprattutto, siate educati e non offensivi. È importante che le richieste siano numerose, quindi passate parola“.

Proprio in occasione di questa partecipazione, un celebre magazine le aveva dedicato copertina ed intervista, ma la rivista è stata ritirata dalla stampa dopo le sue recenti dichiarazioni e il successivo inserimento in una lista non ufficiale di artisti russi “banditi” per essersi esposti pubblicamente contro l’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia.

La campagna d’odio nei suoi confronti è volta proprio a far si che questo “ban” diventi ufficiale.

Anche i cosacchi di nazionalità russa si erano espressi in maniera netta contro la presenza dell’artista, minacciando di disertare l’evento se Manizha vi avesse preso parte.

Dal canto loro però,  organizzatori del Festival, pur confermando il bombardamento mediatico, hanno deciso di mantenere in cartellone l’artista:

Sfortunatamente, abbiamo effettivamente ricevuto una quantità significativa di e-mail e chiamate negative da persone che sembrano scontente del sostegno di Manizha alla pace. Tuttavia, non vediamo alcuna contraddizione nella posizione di Manizha, poiché la pace è un prerequisito necessario per celebrare la diversità e il multiculturalismo, che è alla fine il nostro festival.

Manizha si trova tuttora in Russia, “dove nonostante i timori vorrebbe continuare a vivere”, fanno sapere dal suo staff.

Attualmente si esibisce in concerti in streaming e  aiuta i rifugiati ucraini attraverso il suo ente di beneficenza, la Fondazione Silsila, e in qualità di Ambasciatrice di buona volontà dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati.

Oltre a questo ha annunciato per l’autunno un ciclo di concerti in Armenia, Georgia, Kazakistan e Kirghizistan, denominati “Uncancelled tour”.

Anche coloro che l’avevano preceduta nella designazione per l’Eurovision, i Little Big, scelti per il 2020 prima della cancellazione, che poi hanno rinunciato l’anno dopo, si erano espressi contro la guerra, con una canzone esplicita, annunciando però di voler lasciare il Paese.

Manizha: le origini tagike ed il brano “contestato”

Già in occasione della vittoria a sorpresa della mini-selezione russa che nel 2021 le ha consegnato il biglietto per Rotterdam, Manizha è stata attaccata dalle élites russe e dai gruppi conservatori ed ultraortodossi.

Un attacco che le è arrivato per le sue origini non russe – è fuggita dal Tagikistan mentre le bombe della guerra civile devastavano la sua casa – e soprattutto per il testo della sua canzone, un vero e proprio attacco al patriarcato russo ed un invito alle donne a ribellarsi a questa visione.

Colpita anche negli affetti

In occasione dello scoppio della guerra aveva postato su Instagram un messaggio a corredo di un post listato a lutto:

È una di quelle mattine in cui ti penti di alzarti. Non sai dove andare, chi aiutare. Mi siedo all’angolo del letto e piango. Piango perché non è una mia scelta. L’attualità è contro la mia volontà, contro la volontà della mia famiglia e credo contro la volontà delle nostre nazioni.

Ci sono ucraini anche nella mia famiglia. Mia cognata è ucraina. Il mio futuro marito è per metà ucraino. I miei amici più stretti sono ucraini. Russia e Ucraina non sono solo due paesi. Siamo una specie di famiglia. Ogni conflitto armato tra di noi è fratricida. Ma dobbiamo tutti stare super attenti ora. Non soccombere al panico e alla manipolazione dell’informazione. Ora, qualsiasi mossa o parola sbagliata può diventare fatale.

 

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Un post condiviso da Manizha Sanghin (@manizha)

Poco dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, ha pubblicato una canzone intitolata “Soldier”, originariamente scritta sulla guerra nel suo Paese, che contiene il ripetuto ritornello “Stop war”.

Rischia 15 anni di carcere

Manizha adesso rischia fino a 15 anni di carcere, per aver definito la guerra con un termine diverso da “operazione militare speciale”, unica locuzione ammessa da Putin.

E sono tanti a questo proposito che stanno chiedendo la formalizzazione di una denuncia contro di lei al ministero degli interni russo come persona “che ha commesso azioni pubbliche volte a screditare le forze armate della Federazione Russa“.

Oltre a questo, la cantautrice è stata accusata di tradimento per aver lasciato la Russia per la Francia agli inizi di quest’anno e di essere poi tornata “solo per fare soldi con i concerti”, mentre invece come ha spiegato, l’artista si era recata a Parigi dalla sorella gravemente ferita in un incidente.

Il portavoce di Manizha, in proposito, ha detto di non sapere chi ci sia dietro queste  campagne d’odio:. “Potrebbero essere persone che sostengono la campagna militare speciale in Ucraina o coloro che mostrano intolleranza verso l’origine nazionale di Manizha“, ha spiegato.

Russia bandita da EBU ed Eurovision

Manizha, nona a Rotterdam col brano “Russian woman”,  rischia di restare a lungo l’ultima rappresentante russa all’Eurovision Song Contest.

A seguito dell’invasione dell’Ucraina dalla Russia che ha originato la guerra infatti, il consorzio radiotelevisivo russo è stato sospeso a tempo indeterminato dall’EBU, l’ente che riunisce le tv pubbliche europee e dunque anche dalla possibilità di partecipare all’Eurovision.


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Emanuele Lombardini

Giornalista, ternano, cittadino d'Europa

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