Eurovision 2023: addio Repubblica Ceca, benvenuta Cechia

Ancora una volta l’Eurovision Song Contest anticiperà novità che poi vedremo negli altri contesti internazionali. Dall’Eurovision 2023, infatti, sparisce dall’elenco delle denominazioni ufficiali il nome Repubblica Ceca, sostituito da Cechia (Czechia in inglese ed anche nella denominazione ceca). Dunque, le Vesna, in gara con “My sister’s crown” nella seconda metà della prima semifinale martedì 9 Maggio prossimo, saranno le prime rappresentanti della tv di Praga ufficialmente denominate come Cechia.
Si tratta di una scelta che mette fine al “limbo” in cui il Paese era finito dal 2016, da quando cioè il Governo del premier Andrej Babis decise per questa scelta, chiudendo oltre 20 anni di dibattito (il Paese si è distaccato dalla Slovacchia nel 1993, quindi la discussione è nata poco dopo l’indipendenza) e presentandola ufficialmente all’ONU.
Contrariamente a quanto accaduto altrove, però, dietro questa scelta non c’è alcuna motivazione politica, semmai potremmo dire invece che è una scelta figlia dei tempi moderni. Czechia è infatti molto più facile da ricordare rispetto a Czech Republic e ricorda molto più da vicino il termine Česko, già ampiamente usato nel Paese e il precedente Czekoslovakia. Nomi equivalenti a Czechia si trovano in diverse lingue, ad esempio Tschechien in tedesco, Tsjekkia in norvegese, Čechija in russo.
Il nome Czechia, tuttavia, ha scatenato numerose polemiche perchè in realtà in ceco si avvicina molto alla denominazione di una sola delle regioni del territorio, la Boemia (Czeky), escludendo Moravia e Slesia.
Anche per tale motivo, per alcuni anni Czechia è stato indicata come denominazione complementare, mentre dallo scorso febbraio questa è la denominazione ufficiale. Anche se probabilmente, molti di noi continueranno a chiamarla ancora per un po’ col vecchio nome…
Il precedente celebre: Macedonia del Nord
C’è un precedente piuttosto celebre ed è quello della Macedonia. Il Paese, indipendente dal 1991 dopo la disgregazione della ex Jugoslavia, di cui era una delle Repubbliche della federazione, non ha praticamente mai usato questo nome. Per oltre 30 anni infatti è andato in scena un contenzioso diplomatico finito davanti all’Onu con la Grecia, che rivendicava l’uso esclusivo di quel nome per la propria omonima regione.
Non solo: nel 1995 ha dovuto anche cambiare la propria bandiera, quella il celebre “sole di Verghina” giallo in campo rosso, una antica stella a 16 punte risalente all’epoca di Alessandro Magno e che la Grecia considera come simbolo di continuità fra l’antico regno di Macedonia e l’attuale regione omonima (che infatti la utilizza tuttora identica, in campo blu).
La stessa statua di Alessandro Magno (presente sia ad Atene che a Skopje) è stata origine di conflitti anche eurovisivi, poichè i due Paesi si contendono la paternità del condottiero:
Così all’Eurovision – come anche negli altri contesti ufficiali, ad esempio i Giochi Olimpici, i summit internazionali o le rassegne continentali sportive – il Paese è stato identificato a lungo come “Ex Repubblica Jugoslavia di Macedonia”, fino al 2018, quando un accordo fra le due nazioni ha consentito l’individuazione del nome Macedonia del Nord poi confermato da successivo referendum.
All’Eurovision Song Contest l’onore di esordire col nuovo nome è toccato a Tamara Todevska nel 2019, con il brano “Proud” che per la prima volta ha fatto vincere al Paese la classifica delle giurie, spingendola fino ad uno storico settimo posto assoluto.
Il prossimo cambio eurovisivo? La Turchia
Ma il giro delle denominazioni cambiate potrebbe non essere concluso qui, sul fronte eurovisivo. Se infatti dovesse tornare in gara la Turchia – la cosa è in discussione da anni dopo l’ultima partecipazione datata 2012 – lo farebbe come Türkiye. Almeno fino a quando sarà in carica il presidente Recep Tayyp Erdoğan che ha chiesto ed ottenuto da Nato e Onu la ridenominazione dello stato nei contesti internazionali utilizzando il nome turco e non quello inglese Turkey (che ovviamente rimane come traduzione).
Türkiye è “la migliore rappresentazione ed espressione della cultura, della civiltà e dei valori del popolo turco”, ha detto il presidente turco motivando questa decisione.
Ma soprattutto, aggiungiamo, toglie dall’imbarazzo. Visto che il termine Turkey, in inglese, vuol dire anche “tacchino”…
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