Blanco attacca l’Eurovision: “Stanchi dai live, non ci hanno spostato le prove”
L’anno scorso Blanco, sia con che senza Mahmood, aveva l’Italia letteralmente ai piedi e la rappresentava all’Eurovision di casa, di Torino.
Quel capitolo, però, non lo ha più affrontato nel tempo. Non sapremo forse mai quali aspettative si erano create, ma è chiaro che l’artista bresciano dell’esperienza eurovisiva ha ricordi non positivi.
Li ha raccontati in conferenza stampa durante la presentazione del suo nuovo lavoro, “Innamorato”, in uscita proprio oggi con 12 canzoni tra le quali spicca “Un briciolo di allegria“, se non altro per la collaborazione con Mina.
Blanco-Eurovision: le dichiarazioni
Queste le parole di Blanco sull’avventura torinese, vissuta con Mahmood a seguito della vittoria al Festival di Sanremo con “Brividi”:
Sull’Eurovision siamo arrivati stanchi, distrutti e sono successe delle cose spiacevoli. Abbiamo chiesto delle cose che non ci sono state date, come lo spostamento delle prove perché venivamo da dei live. Sapevamo che c’erano degli slot per potere fare la richiesta ma non siamo stati ascoltati.
Lì è stato tutto ‘wow’ ma il lato musicale veniva molto meno, specialmente durante la serata finale. L’Eurovision, in sé non da tanto. I Måneskin hanno spaccato perché il pezzo spacca, non grazie all’Eurovision.
Blanco-Eurovision 2022: i fatti
La richiesta dello spostamento dei giorni delle prove è una cosa del tutto nuova, mai emersa in precedenza (anche perché Mahmood ha molto raramente parlato dell’esperienza torinese e ancor meno ha toccato l’argomento in questione).
Giova ricordare che, alla prima prova, Blanco semplicemente non c’era a causa di un concerto a Firenze ed è stato sostituito da Giammarco Capogna, che ha preso le sue parti insieme a Mahmood. Una situazione che è stata concessa nonostante normalmente sia obbligatorio per gli artisti presentarsi alle prove.
Nella seconda prova, invece, Blanco si è presentato in condizioni vocali decisamente non ideali. Nel successivo incontro con la stampa ha raccontato di essersi svegliato appena due ore prima. Alla prova del sabato, si è invece presentato con oltre un’ora di ritardo.
I due hanno poi migliorato sempre più un’intesa che non sembrava, in quel momento, ricreare quella di Sanremo anche perché, per loro stessa ammissione, non avevano più provato assieme dopo il Festival.
Nella serata finale Mahmood e Blanco, nonostante tutto, hanno chiuso al 6° posto portando l’Italia al miglior risultato per un Paese ospitante dal 2016.
Precedenti e regole
Come si ricorderà alla presenza in prova dell’artista si può derogare solo in situazioni eccezionali che non riguardano certo impegni professionali: a Salvador Sobral (2017) fu concesso di non presentarsi per via di controlli medici da effettuare in Portogallo per il suo problema cardiaco (al suo posto si presentò la sorella Luisa autrice del brano), mentre Kataryna Pavlenko, cantante dei Go_A nel 2021 saltò la prima prova perchè risultò positiva al Covid.
Così come in passato non si presentarono alla prova due “performer non cantanti”, ovvero Andrew Lloyd Webber, il re de musical autore del brano “It’s my time” di Jade Ewen (2009) e Ralph Siegel (San Marino 2014), entrambi presenti al piano sul palco in finale. In questo caso però come è noto, la loro presenza era solo “scenografica”.
Sempre in quota San Marino, non si presentò alle “prime prove” (quelle preliminari) Flo Rida nel 2021, rimpiazzato da Don Jiggy dei Soul System. In questo caso la presenza del rapper americano fu confermata solo in corsa ma poi si presentò regolarmente alle prove successive.
In sostanza, nessuno dei cantanti dell’Eurovision ha saltato volutamente le prove in tempi recenti, tranne Blanco e le russe tA.T.u. nel 2003, che saltarono la prima prova della loro esibizione, senza apparente motivazione se non quella di voler contravvenire di proposito alle regole (lo dissero esplicitamente in conferenza stampa). Si seppe poi da alcuni cronisti russi accreditati che faceva tutto parte del loro “personaggio”.
Indietro nel tempo, fu un altro italiano a presentarsi in ritardo alle prove, ancora una volta con un Eurovision in casa: Bobby Solo nel 1965.
Vale inoltre la pena rimarcare che, accettando l’Eurovision, si accetta di entrare in un contesto nel quale ci sono dei meccanismi ben precisi, che si regolano su un numero di Paesi in gara che nel 2023 è di 37, ma che in più occasioni è arrivato a 43. Per questo ogni piccolo dettaglio è studiato con ampio anticipo.
Peraltro il regolamento dell’Eurovision viene firmato ed accettato dalle case discografiche dal 2015 ben prima dell’inizio del Festival di Sanremo. Per rispettarlo, Il Volo (2015) spostarono un concerto all’Arena di Verona.
Blanco-Måneskin: le dichiarazioni
Il tema dei Måneskin prosegue così:
In futuro vorrò fare le cose più in grande e andare all’estero perché credo molto nella musica italiana. Sono rimasto stupito dai Måneskin, per esempio: quando vanno in concerto in giro per il mondo hanno dei fan che cantano le loro canzoni in italiano proprio perché si sono fatti conoscere con i brani in inglese che hanno permesso di portare la musica italiana all’estero.
Sulla band romana va fatta una premessa: un tour europeo, in luoghi molto meno grandi di quelli attuali, l’avevano già compiuto nel post-X Factor, quando già si intuiva l’enorme potenziale che Damiano David, Victoria de Angelis, Thomas Raggi ed Ethan Torchio avevano.
Ciò detto, giova ricordare come “Zitti e buoni”, è vero, come canzone eseguita dal vivo era ed è fortissima, ma senza l’Eurovision non avrebbe forse mai lanciato definitivamente la carriera mondiale dei Måneskin. La notte del 22 maggio 2021 ha, in breve, lanciato in maniera definitiva e incontrovertibile il gruppo.
Certo, negli Stati Uniti l’esplosione è arrivata con la cover di “Beggin’“, ma sono state “Zitti e buoni” e “I wanna be your slave” a renderli popolarissimi ancora prima in Europa. Basterebbe ricordare quante canzoni sono entrate nelle classifiche di Spotify e non solo in tutto il continente. Basterebbe ricordare l’aumento delle richieste di imparare l’italiano tramite Duolingo.
Dell’Eurovision e del successo
Non solo i Måneskin sono stati vincitori che poi hanno saputo cavalcare l’onda dopo aver regalato la terza gioia all’Italia, ma si possono configurare ormai come i vincitori che più hanno saputo capitalizzarla dai tempi degli ABBA nel 1974. Se è vero che Céline Dion ha vinto nel 1988 in quota Svizzera, è ugualmente vero che la sua carriera è decollata cinque anni dopo per altre congiunture.
Proprio quanto accaduto ai romani, ma anche a Duncan Laurence (sebbene al momento con “Arcade” al momento abbia lo status di one hit wonder) fa riflettere sulle occasioni che porta l’Eurovision. Senza il concorso, Rosa Linn con “Snap” non sarebbe mai diventata virale su TikTok e mai avrebbe avuto il successo che ha conquistato ovunque, anche con due dischi di platino in Italia.
Ma, per ritornare a Blanco, sarebbe bastato chiedere al suo compagno di viaggio quanto accaduto dopo Tel Aviv 2019, perché “Soldi” lo portò in giro per l’Europa con ospitate, ad esempio, in popolari programmi di Svezia e Polonia, a cantare ora la canzone seconda all’Eurovision ora “Barrio“. Se, poi, a Riccardo Fabbriconi il concorso ha dato poco a livello personale è un altro discorso che, appunto, personale rimane.
Che, poi, il lato musicale venga meno è una dichiarazione che lascia il tempo che trova: bisognerebbe ricordare che, se in alcune zone d’Europa va un certo tipo di musica, in altre predomina altro. Il bello dell’Eurovision è proprio la variabilità data anche dal background di una fetta importante di Paesi.
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