Eurovision 2024: EBU scioglie le riserve sull’uso dell’autotune

Uno dei punti cardini di discussione emersi negli ultimi anni all’Eurovision riguardava l’utilizzo dell’autotune nelle esibizioni live degli artisti. Finalmente l’EBU, che sovrintende l’organizzazione della kermesse europea, ha sciolto le riserve sul tema e assunto una posizione più chiara.

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A sollevare la richiesta di chiarimento era stato principalmente Stig Karlsen, giornalista e produttore televisivo per NRK, nonché capodelegazione della Norvegia dal 2016. Grazie a lui ed al suo team consolidato, la Norvegia ha ottenuto ben sei finali consecutive e quattro top 10 nel 2017, 2019, 2022 e 2023.

Un albo d’oro che proprio nel 2019 ha visto il suo culmine con la vittoria del televoto grazie ai Keiino e “Spirit in the Sky“, ma che tuttavia registra accoglienze sempre più tiepide sul fronte giurie (ad oggi il loro miglior risultato nelle classifiche delle giurie è il sesto posto del 2017 con 126 punti, e non entrano nella loro top 10 da allora).

In quest’ultimo anno, Karlsen ha fatto molto parlare di sé: non solo ha apertamente approvato (come successo negli ultimi anni con il Festival di Sanremo) l’utilizzo dell’autotune nei brani del Melodi Grand Prix, selezione norvegese, ma è anche stato tra i primi sostenitori di una graduale riduzione del peso delle giurie all’Eurovision.

Una posizione spinta anche dai fatti recenti: la vittoria della Svezia all’Eurovision 2023 è stata infatti tanto gradita quanto discussa, in quanto Loreen è arrivata al gradino più alto del podio con un record assoluto di punti dalle giurie, che hanno di fatto impedito alla Finlandia, vincitrice del televoto, di agguantare il microfono di cristallo.

Lo scorso anno, la risposta di Stig Karlsen circa l’autotune nell’intervista esclusiva di Eurofestival News fu la seguente:

Il punto sull’autotune è che lo utilizziamo in un modo che lo rende solamente una piccola correzione… non possiamo prendere dei cantanti terribili e trasformarli in talenti nel modo in cui lo usiamo. […] In ogni TV show, in ogni concerto a cui andate, ovunque c’è un po’ di autotune.

Le richieste rivolte all’EBU di esprimersi sul tema, ormai divenute pressanti, hanno portato l’ente che sovrintende l’organizzazione dell’Eurovision, e che ne definisce il regolamento, a una presa di posizione netta sull’uso dello strumento atto a correggere l’intonazione della voce.

Stando a quanto dichiarato dagli organi EBU, viene permesso l’utilizzo dell’autotune, ma solo in alcune circostanze. Infatti, sarà possibile utilizzare tale tecnica solo allo scopo di ricreare un effetto sonoro in determinate parti di una canzone, evitando di correggere l’intonazione del cantante o dei coristi per tutta la durata della canzone.

Infatti, la posizione dell’Eurovision sottolinea l’importanza delle performance dal vivo, senza manipolazioni, considerando le qualità vocali di ciascun cantante come parte integrante del giudizio generale che deve essere attribuito per ogni canzone sia dalle giurie che dal pubblico da casa.

In generale, quindi, gli effetti sonori possono essere utilizzati come tali, o genericamente come “abbellimento”, su parti di una canzone eurovisiva, ma non come “strumento correttore” dell’intonazione del cantante per tutta la durata dell’esibizione.

Questa dichiarazione mette finalmente un confine più chiaro su un tema finora nebuloso, che tuttavia si era già scontrato in diversi modi con l’Eurovision. Infatti, qualcuno, in passato, grazie a un effetto molto simile era riuscito pure a vincere l’Eurovision. Si tratta del caso degli Olsen Brothers (rappresentanti danesi nel 2000) che, nell’ultima parte di “Fly on the Wings of Love” utilizzarono il vocoder, strumento leggermente diverso dall’autotune, ma sempre con scopi di modifica e “robotizzazione” della voce.

Melodi Grand Prix 2024

Poche ore fa sono state presentate le 18 canzoni che gareggeranno alla 62° edizione del Melodi Grand Prix, la selezione che determinerà il rappresentante norvegese all’Eurovision 2024 a Malmö in Svezia. Una selezione colma di elettropop e di brani che abbracciano platee meno nazionalpopolari come quello dei Gothminister, ed un brano a tratti assurdo che parla della storia d’amore di un’umana (la tiktoker Erika Norwich) con un robot rosa alto tre metri.

Ci sono due ritorni di ex rappresentanti eurovisivi, ovvero i Keiino con “Damdiggida” e Margaret Berger con “Oblivion”, che qualora vincesse raggiungerebbe un insolito record di essere la prima artista a cantare due volte all’Eurovision nella stessa città dal 1973, quando la finlandese Marion Rung rappresentò il suo Paese nella città di Lussemburgo dell’omonimo Granducato.

La Norvegia verso l’Eurovision 2024

Debuttante nel 1960, nel ventesimo secolo la Norvegia ha collezionato due vittorie nel 1985 e nel 1995 ma anche cocenti delusioni, tra cui otto ultimi posti (più altri tre negli anni 2000) e tornando per quattro volte senza nessun punto ottenuto. Dal 2008 inizia la sua risalita nel firmamento dei Paesi con i migliori risultati all’Eurovision, trionfando nel 2009 con Alexander Rybak e la sua “Fairytale” (che adesso gode di una nuova vita grazie alla viralità data da TikTok) e mancando la finale solo in altre due occasioni.

All’Eurovision 2023 il Paese scandinavo è stato rappresentato da Alessandra Mele, italiana nata a Pietra Ligure da madre norvegese e trasferitasi in Norvegia a 18 anni, dove ha iniziato a muovere i passi nel mondo della musica con la partecipazione a The Voice Norge. A Liverpool ha cantato “Queen of Kings” piazzandosi al quinto posto, ironicamente appena sotto l’Italia, con 268 punti, frutto principalmente del terzo posto al televoto con 216 punti (di cui 10 dal televoto italiano). A “Queen of Kings”, che ad oggi conta 180.000 copie vendute, sono seguiti altri singoli che non sono riusciti a superare la posizione 40 dell’airplay norvegese.

Chi sarà il successore di Alessandra Mele all’Eurovision 2024? Farà uso di autotune o si affiderà alle sue sole capacità vocali?


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