Eurovision 2024, la vicedirettrice di SVT Anne Lagercrantz: “Stiamo investendo molto sulla sicurezza”
Fervono i preparativi per la 68° edizione dell’Eurovision Song Contest, in programma dal 7 all’11 maggio 2024 a Malmö (Svezia). Manca in realtà poco più di una settimana all’arrivo delle prime delegazioni in città per l’inizio delle prove generali.
Mai come nella storia recente dell’evento le misure di sicurezza saranno imponenti – la polizia svedese ha confermato che arriveranno in supporto colleghi da Danimarca e Norvegia – in virtù della discussa partecipazione di Israele all’evento, per via dei fatti che stanno avvenendo nella Striscia di Gaza, in risposta all’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023.
Mille artisti svedesi hanno firmato una petizione chiedendo l’esclusione del paese dalla competizione, così come sono arrivate decine di richieste per manifestazioni pro-Palestina – e contro Israele – nei giorni della settimana eurovisiva. Senza dimenticare che Malmö è una delle città svedesi con la maggior concentrazione di cittadini di origine palestinese.
Il livello di allerta, temendo anche attentati sul territorio svedese e in particolare della cittadina, è quindi molto alto, come testimoniato dal capo della polizia di Malmö Petra Stenkula in una conferenza stampa tenutasi il 18 aprile:
Abbiamo collaborato strettamente con gli organizzatori, SVT, e il Comune. Insieme, abbiamo costruito un sistema robusto con diverse aree di sicurezza per garantire un evento sicuro e protetto. […] Forse avranno luogo campagne di disinformazione coordinate. […] Se ci saranno avvisaglie di possibili minacce, sarà la polizia a valutare le informazioni che riguardano la sicurezza dell’evento.
SVT e la sicurezza dell’Eurovision
L’emittente organizzatrice, la svedese SVT, si è trovata per l’appunto a gestire uno scenario difficilmente pronosticabile 12 mesi fa, quando Loreen vinceva l’Eurovision Song Contest. Per approfondire la questione abbiamo avuto la fortuna di conoscere ed intervistare la vicedirettrice di SVT, Anne Lagercrantz, presente al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia – al pari di chi vi scrive, lì grazie alla collaborazione di Fondazione PAO – per un panel sul ruolo del servizio pubblico nel panorama mediatico attuale.
Come la situazione in Medio Oriente – che inizialmente coinvolgeva unicamente Israele e Palestina ma che in questi giorni si sta allargando a tutta l’area, Iran in particolare – e le conseguenti proteste contro la presenza di Israele all’Eurovision, sorte in diversi paesi europei, hanno influenzato la vostra preparazione dell’Eurovision Song Contest?
Stiamo investendo tanto in cybersecurity e, ovviamente, su come far stare al sicuro tutte le persone presenti all’arena. C’è certamente una grande discussione riguardo la partecipazione di Israele, lo capisco così come mi dispiace per la pressione che tutti gli artisti stanno sperimentando ma stiamo facendo tutto il possibile per preparare un ottimo show nonostante questa crisi internazionale.
Temete che la situazione possa incidere negativamente anche sugli ascolti dell’edizione 2024 dell’Eurovision?
L’interesse del pubblico c’è ed è importante. Io credo che realizzeremo un grande show, abbiamo una buona cooperazione con la città e le forze dell’ordine. Ma non è certo quello che ci aspettavamo quando lo scorso anno Loreen ha vinto.
Oltre all’aspetto della sicurezza, quant’è stato difficile per SVT organizzare il terzo Eurovision in poco più di 10 anni?
Sicuramente dispendioso. Ma in realtà, ormai, abbiamo tanta esperienza nel realizzarlo sia da un punto di vista economico che creativo. Dato lo sforzo non sono sicura che vorremmo vincere per il secondo anno di fila! [Ride] Scherzi a parte, ovviamente tiferò per i nostri rappresentanti (Marcus & Martinus n.d.a.) e che vinca il migliore!
Ricordiamo in chiusura che a rappresentare Israele all’Eurovision Song Contest 2024 sarà Eden Golan con il brano “Hurricane“, versione editata di “October rain”, brano inizialmente bocciato dall’EBU per i suoi non troppo velati riferimenti ai fatti del 7 ottobre 2023. In merito alla partecipazione di Israele l’unione dei broadcast europei aveva dato il via libera per “conformità alle regole di concorrenza” dell’emittente israeliana KAN.
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