50 anni dopo: Eurovision 1974, ABBA, Cinquetti e il 25 aprile del Portogallo. Un’edizione storica

Olivia Abba Gigliola De Cavalho

Cinquant’anni fa, e anche un po’ di più, a Brighton andava in scena l’Eurovision Song Contest 1974. Si svolse in una città universalmente nota come quella di mare per eccellenza del territorio inglese e, più in generale, britannico.

Eurovision 1974: il concorso tra storia e musica

Nessuno poteva sapere, però, che in quell’annata si sarebbero incrociate contemporaneamente tante, anzi tantissime storie. Ma torniamo, con la memoria, a quel 6 aprile che cambiò completamente i connotati sia del concorso che della musica. E, per certi versi, anche della storia d’Europa.

Prima dell’evento: Lussemburgo, Grecia, Francia e non solo

L’antefatto, innanzitutto: la Compagnie Luxembourgeoise de Télédiffusion (CLT) declinò di ospitare il concorso dopo averlo vinto nel 1973 con “Tu te reconnaîtras” di Anne-Marie David, divenuta poi una delle canzoni più celebri ad aver trionfato. Il Paese aveva fatto doppietta e perciò già ospitato: di qui la preferenza rispetto al non voler ospitare una seconda volta di fila. Fu tentata la strada della Spagna: rifiuto. IBA (Israele), BBC e ITV (sì, l’ITV) si misero tutte all’opera per cercare di portare l’Eurovision 1974 in casa. Ebbe la meglio la BBC, che per la quarta volta entrò in vece di altri dopo il 1960, 1963 e 1972.

Fu anche l’anno del debutto della Grecia, che era ancora sotto la dittatura dei colonnelli. E non mancò qualche pagina poco lusinghiera, nel senso che il gruppo rock Nostradamos, che aveva guadagnato il diritto di partecipare, se lo vide poi negato perché un membro del gruppo pagò la violenza carnale nei confronti di una minore fan della band. Fu tentata qualsiasi strada (compresi Nana Mouskouri e Demis Roussos), ma alla fine fu spedita la cantante laiko Marinella.

Un altro fatto caratterizzò il pre-Eurovision, ma si trattò di una rinuncia a tutti gli effetti. La Francia avrebbe dovuto schierare “La vie à vingt-cinq ans” nell’interpretazione di Dani, al secolo Danièle Graule, fra l’altro recentemente scomparsa (poco meno di due anni fa). Ma il 2 aprile, il presidente Georges Pompidou, che da anni era costretto a convivere con la macroglobulinemia di Waldenström, morì al calar della sera. Il giorno di lutto nazionale fu proclamato proprio per il 6, giorno nel quale si sarebbe svolto anche il funerale. Fu ritenuta inappropriata ogni trasmissione di tenore, per così dire, allegro: l’Eurovision non poteva che essere tra queste. E così, da 18 partecipanti si scese a 17.

Fu l’anno in cui, nelle prove, si tentò un nuovo sistema di votazione: ogni giuria aveva 10 membri e ciascuno avrebbe potuto dare da 1 a 5 voti a ciascuna canzone (eccetto la propria). Rapidamente si capì che questo sistema sarebbe stato troppo lungo da mettere in piedi. Dopo altri tentativi di cambiare strada, il produttore esecutivo Bill Cotton decise unilateralmente di tornare al sistema del 1970: un giurato, un voto per la canzone preferita.

Eurovision 1974: il trampolino degli ABBA

Quanto al concorso in sé, è ormai ben noto che da qui partì la parabola degli ABBA. Il quartetto svedese, infatti, aveva già tentato più di una volta di vincere il Melodifestivalen per andare in Europa. Ci sarebbe riuscito proprio nel 1974, e poi “Waterloo” si portò a casa l’intera posta nel continente. Esibitisi per ottavi, gli ABBA conquistarono 24 punti, costruendosi così un margine ampio a sufficienza per tenere a distanza tutti gli altri.

“Waterloo” in quanto tale avrebbe raggiunto la prima posizione in 11 Paesi e la top ten in altri 9, tra i mercati musicali di rilievo. In Italia è rimasta al 15° posto; va anche rimarcato come, nel nostro Paese, gli ABBA non sono mai riusciti ad avere una canzone al numero 1. Il massimo raggiunto è stato con il 2° posto di “S.O.S.” nel 1975 (l’anno del vero boom) e poi con il 3° di “Fernando” nel 1978. Lungo tutta l’Europa e negli Stati Uniti, il quartetto sarebbe diventato iconico tanto negli anni d’oro quanto nel suo ritorno con l’album Voyage del 2021, che ha sbancato ovunque.

Eurovision 1974: dall’Italia del divorzio a Olivia Newton-John

Eppure il 1974 vide un’altra serie di storie da raccontare. Una è quella, ben nota, dell’Italia. Gigliola Cinquetti cantò “Sì”. Fin qui tutto normale. Quel che però stava accadendo in quei giorni era di rilevanza nazionale: il dibattito per il referendum sul divorzio. Vero è che questo era programmato per il 12 e 13 maggio, ma è altrettanto vero che, era in corso la campagna elettorale degli opposti schieramenti. E, in quel contesto, fu ritenuto che “Sì” potesse essere scambiato appunto, una specie di spot elettorale.

Risultato: Eurovision spostato di messa in onda sulla Rai (sul Secondo Programma, l’odierna Rai2, per la cronaca) e anche con enorme ritardo (il 6 giugno). Gigliola Cinquetti finì seconda, con 18 punti, dopo aver vinto 10 anni prima con “Non ho l’età“.

Fu anche l’Eurovision di Olivia Newton-John: l’artista e attrice australiana, quattro Grammy Awards in carriera, era allora all’inizio di una parabola che, per le sue prime fasi, non fu neanche semplice, anzi. Quell’anno portò “Long Live Love“, che terminò nel terzetto delle quarte a quota 14. Al tempo era spesso ospite dello show di Cliff Richard, che in gara ci era andato due volte, nel 1968 e 1973. Lei avrebbe preferito eseguire una ballad, ma il pubblico, che votava via cartolina, decise diversamente in “A Song for Europe”, in cui Olivia cantò sei canzoni. Poi sarebbero arrivati Grease e Xanadu e l’immensa fama.

Il 25 aprile del Portogallo: Paulo de Carvalho

Non è però finita qui, perché il più importante degli eventi avvenne in Portogallo. E accadde con una canzone che, in gara, neanche fu particolarmente considerata: “E depois do adeus”, di Paulo de Carvalho, finì infatti con altre tre al 14° e ultimo posto con soli 3 punti. Ma, meno di tre settimane dopo, avrebbe segnato la storia del suo Paese. Dalle frequenze degli Emissores Associados de Lisboa, infatti, alle 22:55 del 24 aprile 1974 fu annunciata l’esecuzione della canzone. Primo segnale. Il secondo fu, poco più tardi, “Grândola, Vila Morena” di Zeca Afonso. Il risultato fu che si avviò la Rivoluzione dei Garofani. Il 25 aprile portoghese, in breve.

Al tempo, il dittatore Antonio de Oliveira Salazar non era già più premier, perché nel 1968 era stato colpito da un ictus, e morì due anni dopo. Gli successe Marcelo Caetano, che si dovette arrendere in una situazione nella quale non fu (quasi) sparato alcun colpo e nel quale finì una delle dittature più lunghe dell’Europa continentale, quella del regime di Estado Novo.


Segui Eurofestival News anche su Google News, clicca sulla stellina ✩ da app e mobile o alla voce “Segui”.

Non perderti le ultime notizie con le notifiche in tempo reale dal nostro canale Telegram e WhatsApp. Seguici su tutti i principali Social Media (qui l’elenco completo) e scopri come sostenerci e sostenere una informazione da sempre indipendente.

Eurofestival News sui social

Eurofestival News è anche una comoda Web App gratuita che puoi portare sempre con te, scaricala subito sul tuo smartphone.

Commenta questa notizia...