Eurovision 2024: bandiere, nessun “caso” Palestina. E sui leaks normativa dura

Bandiere eurovision 2024

In questi giorni di avvicinamento ai live shows dell’Eurovision 2024 ha fatto molto rumore la vicenda della bandiera della Palestina vietata.

In realtà, per chi conosce il regolamento dell’Eurovision – o per chi ha voglia di andarselo a leggere – non si tratta di una vicenda legata a questi tristi giorni. Fa dispiacere che si utilizzi questa questione strumentalmente per continuare ad alimentare la spirale d’odio contraria allo spirito del concorso che è tornata ad aleggiare sopra l’Eurovision. Ci piace allora cogliere l’occasione per fare un po’ di chiarezza.

Eurovision 2024: perché è vietata la bandiera della Palestina

La bandiera palestinese è in effetti vietata all’interno dell’arena (non all’esterno, ovviamente), ma lo è da sempre. Questo perché essendo l’Eurovision una rassegna per così dire “istituzionale”, ammette la presenza soltanto dei vessilli di Paesi che hanno il pieno riconoscimento internazionale.

Per cui, per esempio, è vietata anche la bandiera del Kosovo (che ha un riconoscimento solo parziale: è proprio per questo motivo che RTK non riesce a debuttare all’Eurovision), era vietata quella dell’Artsakh fino a quando la repubblica di lingua armena in seno all’Azrebaigian è esistita, lo sono quelle di repubbliche autoproclamate come Transnistria, Ossezia Meridionale e Abhkazia. E se qualcuno volesse sventolare la bandiera del pacifico arcipelago delle Isole Far Øer, non potrebbe farlo perché esso appartiene al Regno di Danimarca

All’Eurovision 2016, la cantante in gara per l’Armenia Iveta Mukuchyan sventolò in green room proprio la bandiera dell’Artsakh e la tv fu sanzionata. Nel 2019 gli islandesi sventolarono quella della Palestina in green room e la tv fu sanzionata; non pochi problemi ebbe anche Madonna col suo team, ospite in quella edizione: nel suo caso la bandiera palestinese fu mostrata insieme a quella israeliana, in segno di pace. Ma sempre in violazione al regolamento, ed in entrambi i casi con l’aggravante di trovarsi in quel momento in Israele.

Dal 2023, cioè dopo l’invasione russa dell’Ucraina, questa norma è stata inasprita: attualmente si possono sventolare soltanto le bandiere dei Paesi in concorso e la bandiera rainbow. Per cui, tanto per essere chiari, le bandiere di Bulgaria, Romania, Slovacchia,  Macedonia del Nord o Montenegro (per citare Paesi da sempre nel giro eurovisivo ma assenti nel 2024) quest’anno non possono essere sventolate. Così come non possono entrare quelle di tutti Paesi extraeuropei, ad eccezione ovviamente dell’Australia, che è in concorso.

E per esempio, non potrebbe entrare nemmeno la bandiera del Vaticano, se a qualcuno venisse l’idea di portarla in arena.

Chi dunque ha scritto in queste ore di un provvedimento filo-israeliano farebbe meglio a leggersi il regolamento a questo link.

Leak vietati: è una cosa seria

L’altra vicenda di queste ore è legata al leak dello stand in di Angelina Mango, che è stato messo “per errore” in rete.

La Rai ha ampiamente spiegato come sono andate le cose, invitando a non condividere queste registrazioni, che possono portare alla sanzione del Paese, ma è bene ricordare anche un altro aspetto.

Se questi giorni non vedete per intero le prove è perché sono chiuse a tutti – anche a noi della stampa – in virtù di un accordo commerciale che Ebu ha stretto con TikTok e Reddit, social che hanno l’esclusiva per questa prima settimana di prove.

Ma anche la prossima settimana, quando finalmente le prove saranno aperte al pubblico (pagante) e alla stampa, sarà severamente vietato diffondere immagini che non provengano dai canali ufficiali.

C’è chi lo ha fatto, sia l’anno scorso che in passato. Chi è stato scoperto si è visto ritirare l’accredito. Sarà possibile, solo per chi è in area, girare alcuni brevi spezzoni in alcuni momenti determinati e con precisi limiti di tempo (30 secondi).

Da quest’anno, fra l’altro, è stato introdotto un sistema di sicurezza per rendere ancora più facilmente individuabile l’autore di eventuali violazioni, visto che ad ogni accesso per lo streaming online corrisponde un codice univoco. Attraverso quello sarà dunque possibile risalire all’autore.


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