Eurovision 2024: Eric Saade con la kefiah, è scontro con l’EBU
La prima semifinale dell’Eurovision 2024 si è aperta con un numero legato a tre artisti del passato del concorso: Eleni Foureira, Eric Saade, Chanel.
Eurovision 2024: Eric Saade e la kefiah in mano
E proprio su Eric Saade si è concentrata tutta l’attenzione, in virtù di quanto accaduto nella sua esibizione in “Popular”, la canzone con cui è arrivato terzo nel 2011 con 185 punti. Sul lato musicale, va rimarcato come la versione messa in scena fosse nuova, e abbassata di un semitono, rispetto all’originale di Düsseldorf (e del Melodifestivalen di quello stesso anno).
Ciò che ha colpito, però. è quello che Eric Saade aveva in mano. Si trattava della kefiah, che si può definire anche kefiyah, keffiyah, kaffiyeh o keffiyeh, famoso copricapo della tradizione araba e mediorientale e diventata, nel tempo, importante anche nel contesto palestinese.
Non si può dimenticare, del resto, che il cantante trentatreenne di Kattarp è di origini palestinesi e libanesi, e per questo sente tantissimo tutto quello che sta accadendo nelle sue terre di origini. Non per caso, era stato particolarmente duro sia prima di essere annunciato come opening act che quando tale comunicazione è effettivamente giunta.
Eurovision 2024: la reazione di Ebba Adielsson
La sua esibizione con la kefiah ha mandato su tutte le furie l’EBU. La produttrice esecutiva del concorso, Ebba Adielsson, si è espressa pochissimo tempo più tardi all’Aftonbladet:
Eric Saade è perfettamente cosciente delle regole che si applicano sul palco dell’Eurovision Song Contest. Crediamo che sia triste che abbia utilizzato la sua partecipazione in questo modo.
Altre fonti riportano differenti portavoce EBU non contenti del fatto che “abbia compromesso la natura non politica dell’evento”.
Il suo riferimento è al fatto che, sul palco, non possano essere portati simboli ritenuti come politici.
La risposta di Eric Saade è arrivata anch’essa tramite i media svedesi:
Ho ricevuto questa sciarpa da mio padre quando ero un bambino piccolo, per non dimenticare mai da dove viene la mia famiglia. Allora non sapevo che un giorno sarebbe stata chiamata “un simbolo politico”. Questo è un po’ come chiamare il Dalahästen (tipica statua equina svedese, N.d.R.) un simbolo politico. Ai miei occhi è solo razzismo. Volevo semplicemente essere inclusivo e indossare qualcosa che sentissi reale, ma l’EBU sembra pensare che la mia etnicità sia motivo di controversia. Non dice niente di me, ma tutto di loro. La dico come lo slogan dell’Eurovision di quest’anno: United by Music.
Allo stato attuale delle cose, i canali ufficiali dell’Eurovision non hanno fatto menzione alcuna di Eric Saade. Non vi sono foto sul sito ufficiale, né video sul canale YouTube o sull’account Instagram.
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È tutto tremendamente triste. L’EBU che si preoccupa di una kefiah, che addirittura non menziona, non fa vedere l’esibizione, non pubblica nulla. Un EBU che sembra sempre più cara Mamma RAI di questi ultimi tempi… quanta amarezza.
definire triste che un ragazzo di origini palestinesi indossi un capo di abbigliamento palestinese è pura follia. neanche la decenza di tacere e non commentare hanno più. rendiamoci conto di dove siamo arrivati.