Eurovision 2024: i promossi e bocciati di questa edizione
Anche per questo Eurovision 2024, è arrivato il momento di tirare le somme (finita la full immersion della settimana più impegnativa dell’anno, almeno per noi che ne scriviamo 365 giorni su 365) e di farci amare non solo dai nostri lettori ma anche da qualche dirigente Rai (modalità ironia: ON).
Dopo aver rivisto tutti e tre gli show e raccolto le opinioni della nostra redazione al completo, torniamo più lucidi e imparziali che mai con l’immancabile appuntamento de i Promossi, Bocciati e… Promossi con riserva. Insomma, tutto quello che ha funzionato e soprattutto non ha funzionato in questa edizione dell’Eurovision Song Contest.
Piccolo spoiler: quest’anno trovare qualcosa da promuovere è stata davvero dura e la “perfettina” Svezia, tanto perfetta non è stata!
Promossa
La città di Malmö. Come ci hanno raccontato i nostri inviati sul posto, bella l’atmosfera in città (addobbata a festa), con tante iniziative dedicate nelle piazze e nelle vie. Nonostante il periodo non proprio semplice a livello internazionale e le contestazioni pro o contro Israele/Palestina, non si avvertiva mai un senso di pericolo.
Ottimo il trasporto pubblico: biglietti dedicati e a prezzo speciale (scontato) per l’intera settimana eurovisiva, sia per chi si muoveva a Malmö che nell’intera contea della Scania o si spostava attraversando lo stretto di Øresund. Mezzi frequenti e generalmente puntuali, tantissima assistenza a terra e a bordo.
Unico intoppo registrato, il mercoledi, con qualche blocco legato alle proteste dei gruppi pro Palestina in città, che hanno fatto arrivare molti utenti in ritardo alle prove generali in arena (inizialmente mezza vuota).
In generale, la Malmö arena risulta ben collegata con il trasporto pubblico, la vicinanza a un enorme shopping center ha sicuramente reso più facile la vita di tanti turisti e fan presenti in loco.
Bocciate
Le Cartoline. Qui siamo proprio andati sul low cost o forse meglio dire low budget. Capiamo voler andare al risparmio, ma era così difficile riproporre piuttosto qualcosa di già rodato e testato nelle passate edizioni invece che rifilarci dei banali spezzoni di archivio?
Bocciati
EBU e Erik Martin Österdahl (se il prossimo anno non ci trovate in sala stampa, sapete il perché). A costo di non renderci particolarmente simpatici al supervisore esecutivo dell’Eurovision, va proprio detto, l’organizzazione di questo Eurovision 2024 è stata pessima su più fronti (per fortuna non tutti percepiti dal telespettatore e alcune cose notate solo da noi addetti ai lavori).
Pessima la comunicazione in generale, conferenze e incontri programmati e poi saltati. Österdahl fischiato persino in arena e non si è nemmeno presentato in conferenza stampa. Consentito l’accesso al press center anche a persone che non si sono mai occupate di musica. Problemi tecnici continui con lo streaming del media centre online (dedicato ai giornalisti).
Un motto – United by Music – totalmente tradito nei fatti. C’è stata totale mancanza di armonia e serenità tra le delegazioni, squalifiche, denunce varie e reclami all’EBU da parte delle delegazioni stesse. Un caos mai visto negli anni precedenti.
Si è arrivati a situazioni assurde e ridicole, come vedere persone scortate fuori solo per aver portato una bandiera della comunità non binaria. Che senso aveva far togliere dal volto della rappresentante irlandese la scritta “ceasefire” in alfabeto ogamico (che nessun telespettatore avrebbe capito) o ritardare la pubblicazione dell’esibizione portoghese perché la rappresentante (iolanda) aveva le kefie sulle unghie (censurando le foto della finale e pubblicando solo quelle della prima semifinale)? Tutte cose di cui si finisce per parlare proprio perché censurate, ottenendo l’effetto opposto di quello voluto (probabilmente nessuno avrebbe fatto caso a nessuna delle due cose).
In tutto questo, per fortuna i telespettatori di Rai 1 si sono risparmiati lo spezzone (in finale) in cui Österdahl veniva presentato come sugardaddy (chiamato Martin Estrogen), che suonava molto cringe con tutti i problemi che gli stavano cadendo addosso.
Disorganizzazione che si è vista anche nel Turquoise carpet, tradizionale evento di apertura dell’Eurovision Song Contest in cui – in teoria – i cantanti dovrebbero sfilare tra i media accreditati, per le interviste di rito e per ricevere un primo abbraccio dal pubblico. Nulla di tutto questo, come raccontato nel dettaglio nel nostro report live.
Ci auguriamo che con l’evento che si terrà il prossimo anno in Svizzera, lì dove tutto è iniziato, si colga l’occasione per un reset totale e si riparta tenendo ben a mente quali sono i valori dell’Eurovision e si ritorni ad una organizzazione seria e senza troppe “sbandate”, come successo quest’anno.
Bocciati
Interval Act. Negli anni abbiamo assistito ad Interval Act davvero piacevoli e ben studiati, ricordiamo volentieri proprio quelli dell’edizione 2016 a Stoccolma, dove l’ironia la faceva da padrona e nulla era lasciato al caso. C’era il tormentone/parodia “Love Love, Peace Peace”, dove si prendevano in giro (e nemmeno troppo velatamente) alcune partecipazioni passate e che ha strappato più di un sorriso in platea e a chi seguiva lo show da casa.
Il pubblico italiano si è anche perso il breve sketch tra Mr Ian Murray Mckellen (Magneto della saga X-Men o Gandalf per gli appassionati de il Signore degli Anelli) e Sir Derek Jacobi, nei panni di Freddie e Stuart, un’anziana coppia gay che sta insieme da 50 anni (tra alti e bassi) nella serie “Vicious” su ITV (tra l’altro la rete concorrente della BBC, che trasmette ogni anno l’Eurovision nel Regno Unito).
Quest’anno invece, sono spuntati gli avatar degli onnipresenti ABBA, con tanto di utilizzo dell’intelligenza artificiale. Tutto bello e va bene festeggiare il cinquantennale di Waterloo (Eurovision 1974), ma a questo punto o si faceva seriamente o si evitava proprio di proporre l’ennesimo filmatino che non gli ha nemmeno reso giustizia.
Evviva comunque la tecnologia, se all’IA avessero chiesto un consulto, probabilmente avrebbe altamente sconsigliato di riproporre l’ennesima celebrazione del gruppo svedese che “fatturava più della Volvo”. Anche basta.
In tutto questo, salviamo giusto il momento “World’s Biggest Sing-Along” (karaoke) della seconda semifinale, una idea tanto semplice quanto carina, che ha coinvolto il pubblico in arena.
Promossa
Petra Mede. Infallibile, ironica e seria quando serve, nonostante una produzione davvero al risparmio e una “spalla” (la co-conduttrice o co-host se preferite) praticamente inutile, si conferma essere la miglior host dell’Eurovision recente. E le reazioni del pubblico in arena parlano ogni volta da sole.
Promosso
Il palco. Nonostante le molte critiche a questa edizione, va detto che come nel 2016 (quello sì che è stato uno show memorabile “made in Sweden”) anche quest’anno il palco ha fatto la differenza. Tecnologico, dinamico, ben personalizzabile in base all’esigenza del momento. Dal punto di vista televisivo uno dei migliori di sempre e di sicuro effetto è stata l’apertura sulla Green Room. Peccato che è mancato un po’ tutto il resto.
Promosso
Gabriele Corsi. Qualche gaffe a parte (che può capitare anche ai migliori, ma si è subito scusato, cosa non scontata in tv), continua a dimostrarsi l’uomo (quasi) perfetto al commento dell’Eurovision. Sempre preparato e sul pezzo, a differenza di tutti o quasi i suoi predecessori. Si percepisce che per lui non è soltanto lavoro ma c’è anche un sincero interesse nei confronti di questo evento. Non resta quindi che augurarci che possa rimanere al timone del commento per Rai 1 ancora a lungo (e noi saremo sempre pronti a tirargli le orecchie se dovesse mai finire per buttarla in vacca).
Promossa
Angelina Mango. Sempre perfetta, tanto nelle prove quanto dal vivo. Ancora una volta possiamo dirci orgogliosi di chi ci ha rappresentato sul palco dell’Eurovision. Scenografie e coreografie ben curate, un impegno che ci auguriamo possa continuare con gli anni, indistintamente dall’artista che porteremo di volta in volta. Per fortuna sembrano lontani i tempi delle pacchianate viste nel 2014.
Bocciata
Mara Maionchi. Apprezziamo la mitica Mara e la sua simpatia, ma l’Eurovision non è proprio il suo mondo e quest’anno, più che in passato, lo “scazzo” era palese e si percepiva anche senza che lei fosse in video.
Semifinali imbarazzanti, con il collegamento da Roma che sicuramente ha contribuito a rendere i suoi interventi ancora più inutili. Non a caso, ieri sera all’interno del programma di Fabio Fazio sul NOVE, ha ammesso di non aver fatto nulla a Malmö.
Che senso ha pagare una persona per annuire o farle dire due parole in croce, pagarle anche un volo e pernottamento in albergo, quando poteva tranquillamente bastare il solo Gabriele Corsi al commento? Questa mania di voler a tutti i costi affiancare un commentatore che la butti in vacca, pensando che al telespettatore italiano la cosa piaccia, è ora che finisca.
Promossa con riserva
La Rai. Chi ci legge da anni, sa che non abbiamo mai fatto sconti alla nostra tv pubblica per la gestione dell’Eurovision, specialmente sui tanti errori che si sono susseguiti nel tempo.
C’è voluto quasi un decennio, ma alla fine i miglioramenti sono ormai tangibili (complice anche l’organizzazione di Torino 2022). Certo, a fronte di una buona promozione, non mancano ancora oggi errori e problematiche varie.
Sicuramente non è stata una bella figura quella fatta con la pubblicazione (vietata) dei risultati del televoto nella seconda semifinale, così come il mancato streaming live su Raiplay del Turquoise Carpet (con orario di messa in onda errato).
Nel 2024 non si possono davvero più sentire servizi di un TG nazionale in cui, va bene elogiare chi ci rappresenta, ma senza dover smontare l’intera kermesse. Basterebbe un minimo di coordinamento e comunicazione interna per evitare certe perle (dal TG3 del 9 maggio):
[ .. ] Costumi e coreografie fanno parte dell’Eurofestival nel quale domina la danza e il kitsch, ma la sua canzone è diversa dal gusto medio del contest, tutto eurotechno e ballate trash… perfetto stile Eurovision… “.
Un dato inconfutabile è che nonostante tutto, come ripetiamo da anni, con una buona promozione e impegno, i risultati arrivano e così è stato. Il pubblico è sempre più fidelizzato e l’Eurovision non è più una parola sconosciuta ai più.
Gli ascolti inoltre continuano a crescere di anno in anno e, boom a parte per l’edizione ospitata a Torino, le semifinali ormai portano a casa dati ben sopra la media di rete per Rai 2 (qualcuno ha sicuramente brindato per i numeri di martedi 7 e giovedi 9 maggio) e la finale su Rai 1 va talmente bene che anche un programma consolidato e con un forte seguito come Amici di Maria De Filippi, evita lo scontro diretto del sabato sera e cambia giorno di messa in onda.
Tutte cose impensabili nell’anno del nostro ritorno. Chissà che non si decida di tornare a proporre prima o poi anche le semifinali su Rai 1, che martedi scorso ha subito un bel sorpasso proprio dalla diretta della prima semifinale trasmessa da Rai 2 (1.912.000 telespettatori vs 1.842.000).
Promosse con riserva
Le note “informative” su schermo. C’è voluto qualche anno per liberarci dei tweet inutili e a volte offensivi, ma alla fine anche quella battaglia è stata vinta e il pubblico ha indubbiamente premiato la scelta.
Certo, ancora oggi qualcuno non ha capito che per raccontare aneddoti e curiosità dei vari artisti in gara, c’è il commentatore. È lì sostanzialmente per quello, oltre che per una “cronaca” minuto per minuto su quanto succede in arena.
E invece no, lasciare il telespettatore tranquillo a godersi le varie esibizioni senza alcun disturbo è troppo bello, ecco dunque che spuntano le grafiche che ci informano ad esempio quanto è buona l’acqua del rubinetto per la rappresentante austriaca o la passione di iolanda (in gara per il Portogallo) per l’orata alla griglia…
È utile a qualcuno? No. È utile ai fini della messa in onda? Nemmeno. Ecco, allora chi di dovere si faccia una domanda e si dia una risposta (cit.).
Bocciato
L’ufficio stampa di Angelina Mango. Dal 2011 ad oggi abbiamo avuto a che fare con uffici stampa di ogni tipo, ma una gestione così approssimativa di un’artista italiana in gara all’Eurovision non l’abbiamo davvero mai vista. Eppure da Sanremo all’Eurovision di tempo non ne è mancato per organizzarsi e pianificare ogni cosa.
In tutto questo, chiudiamo con una piccola nota da addetti ai lavori: siamo stati piacevolmente colpiti dalla buona gestione dell’ufficio stampa Rai sul posto, sempre puntuali nel rapporto con i giornalisti (senza distinzione di testate), con tanto di organizzazione di un tour all’EuroVillage insieme ad Angelina Mango. Iniziativa lodevole, come quella che ha portato Gabriele Corsi nel press center a dialogare con tutti i giornalisti e fan da ogni parte d’Europa.
Chiusa questa edizione, ora non resta che concentrarsi sulla nuova, con i vicini svizzeri che stanno già lavorando sulla città in cui l’Eurovision 2025 verrà ospitato e, come sempre, non mancheremo di aggiornarvi anche su questo fronte.
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Articolo interessante
Aggiungerei anche: per quel poco che ho sentito, davvero niente male anche Parlangeli/Osso su Radio 2. Non mi sarebbe dispiaciuto poter vedere l’ESC su Rai1 con le loro voci.
Articolo immancabile del post Eurovision che attendo sempre con molto interesse e dove anche quest’anno mi trovo praticamente d’accordo su tutto (well done). Riguardo alla conduzione RAI dopo Malgioglio e la Maionchi è abbastanza chiaro che l’intento sia incrementare gli ascolti con un nome dal forte richiamo. Peccato che queste due scelte non facciano altro che abbassare la qualità senza secondo me creare un vero impatto. La cosa migliore dovrebbe essere quella di guardare al medio termine e creare un duo iconico che siano dei volti e voci fissi dell’evento e che conducano con professionalità e soprattutto passione. Già con Gabriele Corsi hanno dimostrato che questa strategia funziona essendo diventato ormai un conduttore riconosciuto e amato del panorama Eurovision Italiano.