Eurovision 2024, Kan: “Contro di noi odio dagli altri solo perchè israeliani”. Le testimonianze
Dopo la conclusione dell’Eurovision 2024, Israele e la sua emittente Kan si difendono dalle accuse degli ultimi giorni e dalle numerose contestazioni legate alla loro partecipazione.
Parlando alla BBC, un portavoce di Kan ha detto:
Quest’anno, la delegazione israeliana ha dovuto affrontare un’immensa pressione e una manifestazione senza precedenti di odio, in particolare da parte di altre delegazioni e artisti, pubblicamente e collettivamente, solo a causa del semplice fatto che siamo israeliani e che eravamo lì
Chi vi scrive era in sala stampa al Malmömassan e, nell’ambito di un articolo realizzato per il quotidiano Avvenire, ha avuto modo di conversare con i colleghi israeliani accreditati e le parole sono state più o meno le stesse:
La reazione dell’arena all’esibizione di Eden Golan l’avete sentita. Questa è l’Europa accogliente ed inclusiva? Eden Golan non è il nostro primo ministro e non tutti noi ci sentiamo rappresentati da Netanyahu, dunque lei non merita questi fischi, viene contestata soltanto perché israeliana
E hanno aggiunto una seconda considerazione:
Le israeliane in concorso questa edizione sono due, ma contro Tali non si è levata alcuna contestazione e anzi è stata anche applaudita. Questa è la prova che ce l’hanno con noi e con la nostra bandiera.
Va qui ricordato che non solo Tali Golergant è israeliana, benchè di passaporto lussemburghese, ma l’intera produzione artistica al suo seguito era israeliana.
L’intera selezione nazionale di Lussemburgo è stata scritta, diretta e prodotta da Tali Eshkoli, produttrice esecutiva dell’Eurovision 2019 a Tel Aviv che era anche presente a Malmӧ in qualità di direttrice artistica della performance della giovane cantante.
Gli episodi contestati
Alcuni degli episodi che Kan contesta ve li abbiamo raccontati: dalle prese di posizioni forti di Bambie Thug, a quelle della delegazione portoghese, e di quelle slovena, norvegese e olandese.
Ma la BBC registra anche quelli che definisce “finti sbadigli” della greca Marina Satti, durante la conferenza stampa post seconda semifinale (durante la quale Joost Klein viene anche sorpreso dai cronisti presenti mentre si copre il volto con una sciarpa nel momento in cui parla Eden Golan).
Quanto alla sala stampa del Malmömassan su Eurofestivalnews abbiamo registrato e dato conto dei fischi che si sono levati, oltre a quelli in arena, anche da una parte dei colleghi al momento dell’esibizione di Eden Golan. Il resto della stampa accreditata è rimasto freddo. Pochissimi gli applausi, praticamente nulla l’interazione dei colleghi degli altri Paesi con lo sparuto gruppo di giornalisti israeliani presenti.
Eurovision: Eden Golan blindata e scortata
Al di là dei fischi ricevuti nel corso dell’esibizione, chi era in arena ha potuto notare che Eden Golan era guardata a vista anche mentre cantava: a bordo palco c’erano infatti sette agenti del Mossad in borghese, con pistola e auricolari, che hanno accompagnato a distanza l’artista.
Una scena non del tutto inedita, visto che la presenza del Mossad per qualunque israeliano che – a prescindere dal contesto – va a rappresentare il Paese con la bandiera, è obbligatoria dal 1973, cioè da quando un commando dell’organizzazione terroristica di feddayn palestinesi Settembre Nero fece irruzione nel villaggio olimpico ai Giochi di Monaco di Baviera 1972, sterminando metà della squadra olimpica israeliana. Ma nel caso di Eden Golan il numero di agenti è stato sensibilmente aumentato.
Non solo. Eden Golan, seguendo le indicazioni dello Shin Bet, è per il resto rimasta chiusa nella camera d’albergo, un hotel differente e separato da quelli dove alloggiavano le altre delegazioni e i suoi trasferimenti da e verso l’arena erano accompagnati da una carovana di 100 agenti di Polizia in macchina, a loro volta controllati da un aereo che volava sopra le loro teste.
Chi scrive ha avuto l’occasione anche di visionare un video di questo percorso “scortato”.
I prossimi sviluppi della vicenda
Chi ci legge sa che è costume di Eurofestival News – e ancora di più lo per lo scrivente, che è giornalista di professione – mantenere una linea imparziale, in quanto è giusto che sia il lettore a farsi la propria idea.
Abbiamo scelto di limitare la copertura delle notizie su Israele prima dell’Eurovision 2024 perché stava facendo promozione della guerra ma di fronte ad una serie di prese di posizione che accusano sia EBU che la delegazione israeliana di comportamenti non consoni, è necessario e giusto dare voce anche alla controparte.
Così come abbiamo fatto con la nota di biasimo che EBU ha indirizzato ad alcune delegazioni, platealmente accusate di non rispettare lo spirito del concorso.
La vicenda non è evidentemente destinata a concludersi qui ed è assai probabile che il prossimo meeting del reference group possa finalmente portare ad una presa di posizione ufficiale.
Non è nemmeno escluso che la posizione di EBU verso Israele possa cambiare a breve: come abbiamo avuto modo di spiegare, infatti, il consorzio delle tv pubbliche europee si muove in maniera istituzionale, nel solco di quanto fanno le altre organizzazioni internazionali.
Inoltre, Kan è stata più volte oggetto di tentativi di silenziamento da parte di Netanyahu che non ha gradito la trasmissione delle immagini della contestazione al suo Governo per l’eccessivo protrarsi di un conflitto nel quale olteretutto le legittime azioni di difesa verso obiettivi mirati si sono trasformate in attacchi indiscriminati all’interno dei tunnel di Gaza e per le accuse di scarso impegno nelle trattative per il rilascio degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas.
Sul tavolo della Fifa, la massima organizzazione calcistica è da poco giunta la richiesta della federazione Palestinese di escludere Israele dalle competizioni.
Per adesso la risposta del presidente Gianni Infantino è stata interlocutoria, ma è chiaro che se il primo ministro israeliano Netanyahu dovesse proseguire nella politica di isolamento del Paese, rigettando ogni richiesta di dialogo e negoziato che gli sta arrivando da Usa, Egitto e Unione Europea, questo potrebbe condurre anche alla perdita degli appoggi internazionali e quindi originare anche una catena di richieste di esclusione.
Così come non è escluso che -in chiave eurovisiva – possano muoversi le altre delegazioni contro l’eventuale partecipazione di Israele nel 2025. Molto, se non tutto, dipenderà dall’evolversi del conflitto in corso lungo la Striscia di Gaza.
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Chiedersi perché Tali non ha ricevuto contestazioni, pur essendo israeliana, è la chiave della domanda: Eden Golan era la RAPPRESENTANTE di Israele, non gareggiava come Eden Golan. Le contestazioni le subisci anche per quello che lo stato che rappresenti agisce.
Sono certo che se qualcuno dello staff avesse pubblicamente preso le distanze dal conflitto, non ci sarebbero state queste ripercussioni.
Avvallando col silenzio le operazioni militari in atto, ti becchi pure le contestazioni e le polemiche non perché sei israeliano, ma perché sei disumano.
Io credo che le delegazioni se ritengono sbagliate alcune decisioni che ha preso l’EBU, facciano bene a lamentarsi, ma devono farlo verso l’EBU. Se ci mettiamo a fare che ogni artista rappresenta il governo del proprio paese, possiamo chiudere baracca e burattini. Troveremmo tranquillamente dei motivi per fischiare e boicottare tutti. Nel momento il cui si è deciso che Israele poteva partecipare, tutti avrebbero dovuto trattarla nella stessa maniera, invece abbiamo assistito a dichiarazioni di delegazioni e anche artisti che ci saremmo (almeno io) voluto evitare. Poi, se come successo la TV israeliana ha commesso errori nelle dirette “non rispettando gli altri artisti”, sono d’accordo vanno presi provvedimenti ecc… ma sono questioni diverse, non si possono mischiare le pere con le mele. In ultimo, o mettiamo in discussione i risultati, oppure chi tanto si è lamentato con Israele, ed oggi pontifica su cosa cosa dovrebbe essere l’ESC, l’inclusione ecc… forse dovrebbe farsi un esame di coscienza, perché se il pubblico ha premiato così largamente la proposta di Israele qualcosa vorrà pur dire… e quello che penso, è che il pubblico al di là delle loro idee politiche, guardando l’ESC ha votato la canzone, riuscendo a fare quello che molte delegazioni non hanno fatto, ricordarsi che l’ESC è un posto dove stare assieme, senza sentirsi migliori degli altri, e che sopratutto l’ESC non è l’ONU e non è il posto dove risolvere questi problemi. Oggi il papà si è abbracciato insieme ad un Palestinese e un’Israeliano, tutti e tre assieme. Su questo tema io credo che l’EBU non abbia gestito bene la situazione (ma si è trovata a gestire i capricci di tante delegazioni come non mai), ma che la grande responsabilità sia sulle delegazioni, che invece di aiutare, anche appunto chiedendo di non fischiare l’artista, non che poi il pubblico lo fa, ma se il pubblico é incitato è normale che poi fischi anche di più. Sicuramente la situazione Israele ha inasprito i rapporti EBU e delegazioni per tutti i piccoli altri problemi che si sono creati successivamente bandiere, l’eliminazione dell’Olanda ecc… ci fosse stata una migliore comunicazione e sopratutto collaborazione (che per me, ripeto sono state in primis le delegazioni a non cercare), ci saremmo goduti un ESC migliore…