RTK: “Kosovo all’Eurovision 2025, abbiamo chi ci sostiene”. Ma non sarà facile
Il Kosovo è pronto a ripresentare la domanda di adesione all’EBU e quindi ad iscriversi all’Eurovision 2025. Ad affermarlo è Adrian Krasta, recentemente confermato direttore della versione kosovara del Festivali i Kenges, andata in scena per la prima volta nei mesi scorsi in una vecchia struttura recuperata dalla guerra del Kosovo.
RTK è convinta che del fatto che la canzone vincente del prossimo festival rappresenterà il Kosovo sul palcoscenico internazionale dell’Eurovision: l’emittente lo afferma basandosi sul lavoro diplomatico svolto che a suo dire avrebbe portato a consensi “da parte di molti paesi” circa l’adesione del Kosovo.
La prima edizione della rassegna, peraltro, è stata vinta da La Fazani con un brano dal titolo “Oj Kosovë” il cui testo recita:
Anche se non posso andare all’Eurovision, ti amo Kosovo / Quanto sei bello Kosovo, combattiamo per te.
Sarà quindi interessante in questo senso vedere come andrà in scena la seconda edizione del concorso, sulla base di queste premesse che però come spieghiamo meglio qui sotto, non potranno in alcun modo condurre alla partecipazione del Kosovo all’Eurovision 2025.
Perchè il Kosovo non può partecipare ad Eurovision
Il Kosovo non può partecipare all’Eurovision perchè è uno stato a riconoscimento soltanto parziale. Il più giovane stato d’Europa – dichiaratosi unilateralmente indipendente appena dal 2008 – è infatti al momento riconosciuto soltanto da 98 dei 193 membri dell’Onu. L’Italia è fra questi, come l’Albania, ma lo stesso non vale per la Spagna, la Grecia, Cipro e per la Serbia.
Quest’ultima lo considera tuttora una sua provincia e quindi, come è evidente, non sarebbe semplice gestire la partecipazione di entrambe le realtà. Prova ne è il fatto, per esempio, che lo scorso anno la giuria serba – della quale faceva parte anche Konstrakta – ha visto i suoi componenti mettere tutti all’ultimo posto l’Albania, che gareggiava con Albina Kelmendi e la sua famiglia, musicisti di origine kosovara.
Questa situazione è per il momento ostativa all’ingresso del Kosovo sia nell’EBU, sia nel Consiglio d’Europa, i due organismi a cui è legata la partecipazione all’Eurovision dei vari Paesi, che sono anche membri Onu.
L’unica soluzione sarebbe quindi- sull’onda di quanto avviene per l’Australia – quella di un invito da parte della EBU la quale però ha già fatto sapere di non voler procedere in questo senso. E del resto, con tutti i problemi che avrà da risolvere prima dell’Eurovision 2025, l’ultima cosa di cui ha bisogno è quella di caricarsi sulle spalle una nuova bollentissima patata geopolitica che aprirebbe scenari potenzialmente imprevedibili.
L’unica apparizione ufficiale di RTK in un evento EBU resta – e per ora resterà – quella di Tringa Hysa invitata dalla EBU all’edizione 2011 dello Eurovision Young Dancers, il soppresso concorso biennale dedicato ai ballerini.
Nel caso della Spagna, il mancato riconoscimento del Kosovo è legato alla volontà di non creare un “precedente” che rinvigorisca le istanze separatiste di Catalogna e Paesi Baschi.
Vale ricordare, proprio nel caso della Spagna, come alcune altre realtà, come per esempio quelle sportive, abbiano invece scelto la strada opposta e cioè di far partecipare il Kosovo alle competizioni europee: questo fatto portò alla surreale telecronaca di Spagna-Kosovo per le qualificazioni ai Mondiali 2022 di calcio sui canali spagnoli, nel quale lo stato balcanico non venne mai menzionato, nemmeno dai giornalisti spagnoli in conferenza stampa.
Per Grecia e Cipro, le motivazioni sono tante e diverse: fra queste, sia la questione legata a Cipro Nord, l’autoproclamata repubblica turcofona, la cui indipendenza è riconosciuta solo dalla Turchia, sia quella legata all’Ossezia Meridionale, che proprio nello stesso periodo dell’indipendenza kosovara, reclamava a sua volta il distacco dalla Georgia per avvicinarsi alla Russia.
Ma anche altri paesi che partecipano all’Eurovision, come Ucraina, Romania, Armenia (anche in questo caso, c’è di mezzo una zona contesa, il Nagorno-Karabakh) e Azerbaigian, non si sono espressi favorevolmente. Persino la Russia, attualmente sospesa a tempo indeterminato dall’EBU e la Bielorussia, la cui sospensione è stata prorogata a tempo indefinito, sono sulla stessa linea.
Come avevamo spiegato a suo tempo, la questione del Kosovo è ostativa per adesso anche all’avanzamento del processo per l’adesione alle Ue della Serbia. Il presidente serbo Aleksandar Vucic, recentemente aveva accettato di sedersi al tavolo moderato da Buxelles con l’omologa kosovara Vjosa Osmani, dal quale però è uscito un accordo solo verbale non per il riconoscimento bensì per la tutela delle rispettive minoranze. Accordo che peraltro, Vucic ha già detto di non avere alcuna intenzione di rispettare.
I kosovari all’Eurovision
Il simbolo di questa vicenda è senz’altro la città di Kosovska Mitrovica, divisa in due fra Serbia e Kosovo ed il cui confine è militarizzato e pressochè invalicabile, controllato anche dai nostri Carabinieri.
Proprio da quella città, o meglio dalla parte serba di quella città viene una delle recenti partecipanti all’Eurovision ovvero Nevena Bozovic, in gara due volte per la Serbia (con le Moje 3 ed il brano “Ljubav je svuda” nel 2013 e da sola con “Kruna” nel 2019).
L’Albania può contare su tre artisti kosovare, ovvero Rona Nishliu, in gara nel 2012 con “Suus” (quinta, tuttora il miglior risultato albanese), Lindita Halimi in gara nel 2017 con “World” e appunto i citati Albina & Familia Kelmendi (2023). Ha inoltre per metà sangue kosovaro, etnia albanese, Gjon’s Tears, terzo per la Svizzera nel 2021 con “Tout l’univers”. Prima di loro, soltanto Snezana Stamenkovic, componente del trio Aska, in gara nel 1982 per la Jugoslavia con il brano “Halo, Halo”.
Gli altri Paesi sulla porta: Palestina, Far Øer e non solo
Altri Paesi hanno provato a bussare alla porta d’ingresso dell’EBU, non trovando però nessuno che venisse ad aprirla. Il primo è la Palestina, che nel 2007 fece arrivare la domanda di partecipazione al tavolo di Bjorn Erichsen, allora direttore generale del consorzio. La risposta fu negativa per le stesse motivazioni del Kosovo e cioè che si tratta di uno stato – tuttora – a riconoscimento solo parziale.
L’altro sono le isole Far Øer, più volte respinte ma dove è cresciuta fortemente la voglia di ritentare dopo l’enorme eco che ha avuto, nonostante l’uscita in semifinale, la partecipazione di Reiley all’Eurovision 2023 col brano “Breaking my heart” in quota Danimarca. Sirið Stenberg, ministro della Cultura del governo autonomo dell’isola (che è parte della Danimarca) nei giorni dell’esibizione di Reiley era proprio a Liverpool per valutare le possibili strade.
L’obiettivo era quello di ottenere un’adesione come membro associato, ma ovviamente non ci sono le condizioni. Stesse motivazioni con cui più volte EBU ha bocciato la richiesta della Catalogna, che è una regione della Spagna: in questo caso dietro i tentativi c’era la Generalitat de Catalunya, il parlamento catalano ed in particolare il partito indipendentista, fino a pochi giorni fa maggioranza nella comunità autonoma.
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